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Ascoli-Como, sfida che sa di anni ’80: la curva canta ma il Picchio non vince

SERIE B - Si torna a giocare di domenica pomeriggio come una volta ma di pubblico ce n'è pochino (circa 3.600 paganti). Il Picchio fa la partita, passa in vantaggio col giovane Tsadjout ma l'espulsione di Saric cambia l'inerzia del match. Finisce 1-1. L'arbitro Ayroldi peggiore in campo. La curva indomabile non smette mai di sostenere la squadra. La storia di Guerrini, stopper lariano che al "Del Duca" rischiò la testa
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di Luca Capponi

 

Sarà che si gioca di domenica pomeriggio, sarà pure l’avversario, ma la sfida sa un po’ di calcio di un volta. Ascoli e Como ha il sapore degli anni ’80. Quando le due squadra duellavano tra A e B e gli stopper (si chiamava così, una volta, uno dei due centrali di difesa) rischiavano… la testa. Ma su questo torneremo dopo.

L’esultanza dopo il gol bianconero

Ciò nonostante, la sfida di oggi lascia poco spazio ai ricordi. Poco tempo per distrarsi, occorre concentrazione, per due formazioni divise da cinque punti, con l’Ascoli, in piena corsa playoff, avanti rispetto ai lariani. Solo che al “Del Duca” la vittoria manca da un bel po’: era il 6 novembre e il Picchio si imponeva per 2-1 sul Vicenza. Troppo per chi ha ambizioni da spareggi per la massima serie.

Non a caso è l’Ascoli a cominciarla bene. Fa la partita, accompagnato dai tifosi che non smettono mai di incitare la squadra. Un sostegno incessante che porta il Picchio vicino alla marcatura in almeno tre occasioni, fino al gol (il primo quest’anno) del giovane Tsadjout al minuto 17.

La curva bianconera si accende, inevitabilmente, vessilli al vento. Un canto che prosegue per tutti i primi 45 minuti, come una linfa inesauribile. E l’Ascoli conduce saldamente il match, nonostante il sonnacchioso Como dia qualche segnale di risveglio (solo) a metà tempo. Il resto è un monologo, a rendere meno amaro il freddo pungente e la poca partecipazione: oggi allo stadio ci sono circa 3.600 persone. Il mix letale tra Covid, partite in tv, freddo (la giornata però è bella) e crisi, questo sì, non ha nulla a che vedere coi tempi andati e gli stadi pieni di un volta. Tutti che chiedono partite in orari più “umani”. Ma poi sono in pochi a rispondere presente.

I tifosi del Como

La seconda frazione inizia in fotocopia. L’Ascoli fa la partita alla ricerca del raddoppio, il pubblico ha voce che non trema. Sugli spalti dominano loro, che fanno per due. Plauso però doveroso anche alle bandiere comasche, gruppo sparuto che però non ha mollato mai.

L’espulsione del subentrato Saric al 15′, cambia l’inerzia della partita. Rosso diretto e Ascoli in dieci. Si prospetta mezzora di sofferenza, con Arrigoni che la pareggia con un bolide da trenta metri. Una botta tremenda. In tutti i sensi. Che però non spegne la curva. Indomabile.

La partita adesso si fa tesa. L’arbitro Ayroldi diventa protagonista con qualche svista di troppo (fischiatissimo, per usare un eufemismo), il Como prova a vincerla e l’Ascoli non si arrende. Finisce in parità, con caos finale: anche Sottil espulso, e arbitro tra i peggiori in campo.

La maledizione del “Del Duca” continua. Ma stavolta sa di ingiustizia.

Dimenticavamo: in un Ascoli-Como di metà anni ’80, in Serie A, la vicenda dello stopper che rischiò la capa. Si chiamava Giovanni Guerrini, e la sua colpa fu quella di attardarsi troppo negli spogliatoi. Così, appena le due formazioni entrarono in campo, un solerte dirigente dell’Ascoli richiuse la botola del sottopassaggio (allora si usava così) e colpì inavvertitamente il povero difensore del Como, che venne sostituito prima di cominciare la partita, con la testa ferita.

 

Ayroldi contestato a fine match

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