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Pnrr Sanità, Castelli: «Area Vasta 5, ecco come stanno le cose, bando ai campanilismi»

ATTACCATO da più parti dopo la distribuzione dei fondi da parte della Regione, ecco la replica dell'assessore regionale ed ex sindaco di Ascoli. E si toglie anche diversi sassolini
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Ecco la replica di Guido Castelli, assessore regionale ed ex sindaco di Ascoli, dopo che negli ultimi giorni è stato più volte tirato in ballo in seguito alla delusione e alle polemiche che si sono scatenate dopo la ripartizione dei fondi del Pnrr Sanità da parte della Regione Marche.

«In questi primi mesi del 2022 la strategia del nuovo governo regionale di centro destra per l’Area Vasta 5 ha preso corpo e segnato passi importanti nonostante la pandemia che ha condizionato fortemente la dinamica sanitaria.

Archiviata l’insana e inattuabile operazione dell’ospedale unico di Spinetoli (che avrebbe decretato la chiusura dei due plessi di Ascoli e San Benedetto) e designato il nuovo direttore di Area Vasta, la giunta regionale ha delineato le proprie linea di azione sia per quanto riguarda l’edilizia ospedaliera che per quanto riguarda la rete territoriale.

Guido Castelli

Sotto il primo profilo, in piena coerenza con il nostro programma elettorale che si basava sul principio dell’ospedale di primo livello strutturato su due plessi, abbiamo deciso di ristrutturare profondamente l’ospedale “Mazzoni” e di costruire un nuovo ospedale a San Benedetto.

Per quanto riguarda invece il territorio l’opzione è stata quella di individuare 5 case di comunità, con esplicito rafforzamento dell’area del cratere (cfr Acquasanta e Comunanza) e due ulteriori ospedali di comunità nei centri maggiori.

Ma non è finita qui. In Sanità, le mura sono molto importanti ma ancora più decisivo è il personale da cui dipende realmente la qualità dell’offerta di salute. Da questo punto di vista, l’eredità che abbiamo ricevuto dalla precedente Amministrazione regionale è drammatica.

Come assessore al bilancio ho calcolato l’importo medio dei fondi per il personale suddiviso per Area Vasta. Gli esiti di questa banale operazione matematica sono assurdi. In Area Vasta 5, infatti, il personale subisce un scostamento negativo rispetto alla media Asur del 13,8 %. Si, avete capito bene: in provincia di Ascoli gli operatori del servizio sanitario pubblico sono pagati meno che nel resto della regione, e questa situazione che si protrae da anni ha generato una forte e legittima “turbolenza” sindacale.

La tensione tra i lavoratori ha raggiunto lo zenit nello scorso mese di gennaio a causa di innumerevoli pendenze irrisolte. Si era ipotizzato addirittura un taglio alle buste paga e il rischio di un blocco della sanità pubblica a causa di circostanze amministrative sedimentatesi negli anni nell’indifferenza della politica.

Grazie alle capacità tecniche del nuovo direttore Esposito, all’impegno dei sindacati e al sostegno concreto della regione siamo riusciti a reintegrare le risorse mancanti e a programmare un percorso di aumento strutturale dei fondi per gli anni futuri. Non più “cenerentola delle Marche”, avevamo detto e ora finalmente l’Area Vasta 5 sta uscendo da quella condizione di inferiorità oggettiva recentemente evidenziata anche dall’ Università di Ancona.

La Politecnica delle Marche, infatti, in uno studio commissionato dalla Fondazione Carisap sulla base di dati del 2018, 2019 e 2020, ha evidenziato le profonde debolezze che in materia sanitaria connotano la nostra provincia. Abbiamo invertito la tendenza e non appena la pandemia avrà mollato la presa procederemo senza esitazione nel nostro disegno di rafforzamento di Area Vasta 5.

Lavoreremo sulle reti cliniche, sul potenziamento dei servizi e su un nuovo rapporto con il privato sanitario. Le strutture private sono chiamate a svolgere ciò che è utile al sistema pubblico e non ciò che è semplicemente più redditizio. In questa logica la rete istituzionale deve mantenersi coesa e compatta. Bando ai campanilismi e agli avvelenatori di pozzi. Ascoli e San Benedetto non devono comportarsi come i capponi di Renzo, ma cooperare secondo una visione comune è strategica che parta da un presupposto: l’interesse supremo del malato che viene prima di tutto».


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