La toccante testimonianza, e la carrellata di immagini, raccolte dal figlio di un ex dipendente in un breve video inviatoci.
«Sono Giuseppe Leli. Operaio, figlio di operaio, e orgoglioso di esserlo. Non avevo mai messo piede in quella fabbrica dove mio padre, Umberto Leli, classe 1928 ha lavorato duramente per ventuno anni. Quel posto di lavoro ci salvò dalla fame perché con il il suo precedente mestiere di ciabattino non riusciva proprio a tirare avanti.
Ricordo una vigilia di Natale con il suo scaffale di scarpe pronte che nessuno era venuto a ritirare. Solo un signore, sul tardi, per fortuna passò, e con quei pochi soldi mio padre potè comprarsi un po’ di pasta sfusa da mettere in tavola quella sera. Ce la raccontava ad ogni vigilia di Natale quella storia.
Quel posto alla S.I.C.E. fu una autentica Provvidenza dal cielo, che diede finalmente benessere e prosperità alla nostra famiglia. Anche se risento ancora la sua tosse che non gli passava mai, e, quando tornava a casa a fine turno, il nero della sua saliva sputata sul bianco del lavandino. Ma andava fiero di quel posto alla S.I.C.E. e di quella fatica che non si faceva pesare, di quella dedizione e gratitudine assolute alla “sua” fabbrica. Se ne è andato sei anni fa.
Quando ho visto quei grandi reparti dismessi, anneriti, che hanno conosciuto i sacrifici e l’orgoglio per quel lavoro di tantissimi uomini come mio padre, in quel silenzio ho pianto. Ho scattato qualche foto, ci ho montato sopra il suono straziante di quella sirena. E’ il mio omaggio personale a tutti gli ex operai dell’Elettrocarbonium».
I giovani del Fai ascolano fanno rivivere l’Elettrocarbonium (Le foto)
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