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“Mazzoni”: cluster covid a Medicina, i positivi appoggiati al Pronto Soccorso: la protesta degli operatori

ASCOLI - Si sono trovati, nel giro di poche ore, a dover gestire oltre ai normali e numerosi accessi, anche i contagiati che dovevano essere isolati immediatamente dal reparto: «Non è possibile essere sempre considerati lo "scaricabarile" dell'ospedale». Ecco la situazione 
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di Maria Nerina Galiè

 

Non siamo tornati ai tempi più neri della pandemia, ma quando il Coronavirus si insinua in ospedale crea problemi più che altrove. Grazie ai vaccini, nella maggior parte dei casi, si evitano i sintomi più gravi. Però, la mole di lavoro che va a pesare sugli operatori sanitari è la stessa di due anni fa.

 

Accade che all’ospedale “Mazzoni” di Ascoli si è verificato in cluster Covid nel reparto Medicina ed i pazienti, che dovevano essere immediatamente isolati dagli altri, sono stati spostati nell’Ot Rossa del Pronto Soccorso che, già di suo, era in sofferenza.

 

Questo perché l’idea di Area Vasta 5 è quella di cominciare a svuotare la Pneumo Covid, anche se è ancora piena. E soprattutto, questi pazienti non sono stati subito collocati lì perché non presentavano patologie di tipo pneumologico.

 

Ma al Pronto Soccorso i pazienti Covid, insieme a quelli no Covid, continuano ad arrivare giornalmente, anche se per altre patologie.  Alcuni restano poche ore, altri hanno bisogno di ricovero. Ma la “coperta” è sempre la stessa: corta.

 

Ieri, 6 aprile, è stata una giornata tremenda per gli infermieri di un reparto che è naturalmente il filtro per tutto l’ospedale. Oltre 40 accessi al Pronto Soccorso, 7 pazienti con tampone positivo e 5, pure contagiati, appoggiati appunto in Ot Rossa ma provenienti da Medicina.

 

Alla fine alcuni di questi pazienti sono stati collocati nella Pneumo Covid, altri dimessi, ma nel frattempo al Pronto Soccorso ne sono arrivati altri: uno dall’esterno, un altro dall’ospedale di San Benedetto.

 

Oggi, 7 aprile, sono 8 i pazienti Covid gestiti dall’equipe del Pronto Soccorso del “Mazzoni”, di cui due di altri reparti.  «Il risultato – allertano gli stessi operatori – è quello di avere dalle ore 20 alle 22 una sala visita sprovvista di infermiere perché dei tre in servizio, due devono essere nell’Ot Rossa.

 

Poco sposta – aggiungono – che si tratta di persone quasi asintomatiche per il Coronavirus. Sono persone bisognose di cure per patologie che nemmeno conoscevamo, appena ce li siamo visti arrivare, tutti insieme e nel giro di poche ore. All’Ot Rossa, oltretutto inadeguata perché non ha la stanza a pressione negativa né altre strumentazioni necessarie, devono sempre esserci almeno due di noi, che quindi ci dividiamo tra i due settori.

 

Facciamo turni di 3-4 ore, con addosso la protezione integrale, per poi doverci cambiare e fare altre 4 ore alle prese con pazienti che arrivano normalmente al Pronto Soccorso. Oppure il contrario: 4 ore al Pronto Soccorso per poi prepararci a stare altrettanto tempo con i Covid. Non è possibile che siamo considerati lo “scaricabarile” dell’ospedale». 

 


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