di Maria Nerina Galiè
Ancora una tegola sul Piceno che lotta da più di due anni per tenere testa alla pandemia: nel mirino degli inquirenti stavolta è finito un farmacista che rilasciava esiti di tamponi senza aver eseguito il test. Secondo l’accusa il professionista, che è agli arresti domiciliari, certificava all’occorrenza, in base alle richieste, “falsi” negativi (per avere il green pass) o “falsi” positivi per beneficiare dei “privilegi” della malattia.
La notizia ha scosso non solo i cittadini, ma anche i colleghi che durante l’emergenza Covid sono stati in prima linea per non far mancare i farmaci, per la campagna vaccinale, ma anche esponendosi al virus proprio per effettuare tamponi, con il concreto rischio di riportare il virus a casa, dai familiari.
Ido Benigni, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Ascoli e Fermo, è cauto in questo momento, nell’esprimere un giudizio che, in caso di conferma dell’accusa, sarebbe di «condanna totale». Tuttavia è pronto a prendere i necessari provvedimenti a tutela della categoria.
«Ancora non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale – afferma il dottor Benigni – né dal Tribunale né dai Carabinieri. Appena questo avverrà, il primo atto da parte dell’Ordine sarà quello della sospensione».
Quindi la farmacia, che opera in un piccolo comune della Provincia ma che copre un territorio più ampio, potrebbe chiudere?
«Tecnicamente – continua il presidente – funziona così: se si tratta di ditta individuale l’attività deve chiudere. Se invece è una società, tra i soci si può nominare un nuovo direttore».
Nel caso specifico, al centro delle indagini sono finiti però anche alcuni collaboratori, forse soci, del farmacista arrestato.
«Anche per loro – è sempre Benigni a spiegare – fino a che non viene preso un provvedimento da parte dell’autorità giudiziaria e che poi ci deve essere comunicato con atto ufficiale, possono continuare ad esercitare».
Oltre alla sospensione, per l’indagato potrebbe scattare anche una sanzione disciplinare da parte dell’Ordine.
«Sì, rientra nelle nostre competenze. Da qualche anno è stato stabilito che possiamo applicare sanzioni disciplinari a chi infrange uno o più articoli del nostro codice deontologico, anche in attesa del giudizio del Tribunale civile o penale che sia».
Come funziona l’iter sanzionatorio?
«C’è un’apposita commissione disciplinare in seno all’Ordine, che dovrà riunirsi e stabilire se ci sono i presupposti per applicare le sanzioni. In caso positivo chiameremo in audizione la persona interessata. Solo dopo averla ascoltata, decideremo come agire».
Nonostante la ferrea intenzione di voler mantenere una posizione distaccata, in attesa appunto dell’ufficialità, il dottor Benigni non nasconde l’amarezza e la preoccupazione: «E’ un fatto gravissimo che getta fango sull’intera categoria, che non lo merita».
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