di Luca Capponi
C’è chi minaccia di incatenarsi lungo la Salaria, chi invece è pronto a chiamare “Striscia la notizia”. Il motivo, la semplice sopravvivenza. Sì perché da queste parti, dove il terremoto ha colpito forte spopolando e desertificando, si fa fatica ad andare avanti. Ed una strada come la SP 89 diventa vitale. Peccato che un tratto fondamentale sia chiuso da quel fatidico 24 agosto 2016. E che Montegallo, anche per questo motivo, sia sempre più isolata dal resto del mondo, tra chi rinuncia direttamente ad arrivarci, attività che perdono lavoro e prenotazioni (anche in vista degli imminenti 25 aprile e 1 maggio), turismo ridotto allo zero e abitanti costretti a percorrere decine di chilometri in più per raggiungere le vie principali.
La strada in oggetto è quella che, salendo da Arquata, incontra il bivio per Castelluccio: a sinistra si va per Forca di Presta (riaperta da poco), a destra si verso Balzo di Montegallo transitando per il Passo del Galluccio. Quest’ultima arteria, fondamentale anche per diversi altri comuni (Comunanza, Amandola, Montemonaco) era chiusa con una semplice transenna a causa del pericolo massi e dello stato non proprio brillante di alcuni punti. Poteva transitarci chi aveva un permesso di lavoro, ma alla fine spostando la transenna la strada risultava comunque “aperta”.
«Venerdì è stata chiusa con catene e blocchi di cemento, un provvedimento inaccettabile per un territorio in grande sofferenza da due anni. -spiega il vicesindaco Tiziano Pignoloni- Un provvedimento che giustamente ha fatto arrabbiare tanti cittadini e a cui ci opponiamo. La strada è di proprietà della Provincia ma la gestione dell’appalto è dell’Anas. Chiediamo a loro che venga fatto qualcosa nel breve, è da troppo tempo che aspettiamo lavori che non cominciano mai».
«Dire che siamo arrabbiati è un eufemismo» attacca Francesca Lori, che vive nella frazione di Pistrino, unica rimasta lì insieme al marito ed alla figlia. «E’ una situazione intollerabile soprattutto per chi ha subito i mille problemi del terremoto. Se teniamo chiusa questa strada qui finisce tutto. La caduta massi non può essere un motivo, visto che ci sono da sempre come in tutti i luoghi di montagna. Denunceremo questa situazione in ogni sede, anche a costo di incatenarci. Montegallo sta morendo e non può aspettare ancora, ci costringono a mollare ma non lo faremo».
Nel frattempo sembra stia per nascere anche un comitato spontaneo formato da chi chiede a gran voce la riapertura del tratto inriminato. In molti si dichiarano indignati e promettono altre eclatanti azioni. Non basterà sicuramente una catena e mettere in catene la volontà di andare avanti della gente di Montegallo.
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