di Luca Capponi
Alla Galleria “Licini” c’è un Carlo Verdone sognante, mistico, malinconico. Che punta l’occhio della sua macchina fotografica verso il cielo «per ringraziare Dio di ciò che mi sta dando in quel momento».
La mostra che il grande attore/regista porta tra le cento torri rimarrà aperta fino al 15 settembre grazie alla Milanesiana di Elisabetta Sgarbi, il cui quinto anno di permanenza tra le cento torri è stato inaugurato nella giornata di giovedì 30 giugno dal doppio appuntamento con Verdone, prima con l’esposizione, poi con il talk al teatro Ventidio Basso (qui il programma del festival).
La mostra si intitola “Il colore del silenzio” e immortala la fascinazione per il cielo e le nuvole che il Nostro, lontano dai rumori del set, si trova a “subire” quando si mette «alla ricerca dello stupore, come facevo da ragazzo».
«La fotografia rappresenta una fuga liberatoria dal lavoro, che spesso mi costringe a determinate regole dettate quasi del tutto dalla parola e dai dialoghi e dalla poca possibilità di dare spazio a certi paesaggi -spiega l’autore di “Un sacco bello”-. La fotografia è un momento tutto mio, una preghiera senza parole, un silenzioso ringraziamento, un omaggio che faccio al Padreterno e a quello che mi sta regalando».
Quelle di Verdone, che prima di Ascoli aveva esposto solo un’altra volta, nel 2020 a Napoli, sono parole piene di amore e grazia. Attraverso cui, con l’umiltà e la gentilezza che lo contraddistinguono, a volte sembra quasi volersi giustificare.
«Grazie per l’affettuosa attenzione nei miei confronti, non avevo nessuna intenzione di far vedere questi miei scatti, la fotografia è una passione però privata, sulla quale nutrivo qualche dubbio -continua-. Non ero certo che le mie foto avrebbero potuto interessare qualcuno, scattavo per me e basta, era una cosa personale. Inoltre avevo paura di passare per tuttologo tra libri, film e recitazione. Elisabetta Sgarbi ha visto qualche scatto, poi ne ha voluti vedere altri e alla fine mi ha convinto ad esporre. Non avevo mai pensato al pubblico, ora però spero di poter condividere con voi con le stesse emozioni che ho provato io nello scattare».
Per lui solo applausi, foto, autografi e affetto. Com’è giusto che sia. Plauso all’organizzazione che ha portato tra le cento torri un pezzo di storia italiana, dalla Sgarbi al notaio Francesca Filauri, a cui si deve lo sbarco della Milanesiana ad Ascoli, fino al sindaco Marco Fioravanti, al professor Stefano Papetti e all’assessore regionale alla cultura Giorgia Latini. Di fianco a Verdone, invece, c’è il critico cinematografico Paolo Mereghetti, un’istituzione del settore, che ha scritto parole di elogio sul catalogo della mostra.
«Credo sia necessario soffermarsi sulla bellezza che ci circonda, sui colori del giorno e della notte, sulle mezze stagioni che considero le più importanti, sulle giornate fredde e piovose -ribadisce Verdone-. Amo le situazioni estreme, l’oscurità come elemento violento, i temporali e il mistero dei tramonti dopo il nubifragio. Quello che vedrete l’ho fotografato quasi tutto dal balcone di casa e da quello di casa in campagna, tutto sempre e soltanto dagli stessi punti, non sono andato da nessuna parte. In futuro magari mi cimenterò con altro, sono molto attratto dai dettagli».
Infine la parentesi su Ascoli, che Verdone ha avuto modo di visitare prima e dopo l’incontro col pubblico. Sempre attorniato da un attaccamento fuori dal comune, che testimonia quanto di buono fatto in oltre 40 anni di cinema.
«È una città meravigliosa, di un’eleganza sobria e rara -conclude-. Le persone hanno una premura e un gentilezza che mi hanno colpito. È la prima volta che vengo qui, non conoscevo nulla, sono finito in tutto il mondo ma Ascoli mi mancava ed oggi sono contento di esserci. Dico ancora grazie a Elisabetta che mi ci ha portato. Farò presto un post e consiglierò una visita a tutti, spero di farvi una bella pubblicità».
LA FOTOGALLERY
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