di Maria Nerina Galiè
Mai così uniti, mai tanto determinati i rappresentanti degli operatori sanitari di Area Vasta 5 che oggi, 6 luglio, si sono riuntiti per ribadire il netto dissenso sulle disparità di trattamento economico tra gli operatori della Sanità picena ed i loro colleghi di altre province marchigiane.
Pronti a manifestare, non solo il 12 luglio ad Ancona, davanti alla sede della Regione Marche, come annunciato (leggi qui), ma anche venerdì prossimo, 8 luglio, fuori da Palazzo dei Capitani ad Ascoli, dove i vertici della Sanità regionale e locale hanno convocato i sindaci della provincia di Ascoli, per parlare della revisione della legge 13.
Un grido d’allarme che si leva ormai da mesi, passato per la sottoscrizione di un accordo (a febbraio, per il pagamento delle indennità aggiuntive e l’impegno al riequilibrio dei fondi tra le Aree Vaste regionali), ma arrivato ora ad un punto di esasperazione, in ragione del fatto che, se i fondi non vengono ripianati entro quest’anno, non ci sarà più possibilità di farlo, «con tutto quello che ne consegue, per i dipendenti e per i cittadini» ha affermato Giorgio Cipollini (Cisl) che ha aggiunto: «Se continuerà tale sperequazione, e non verrà ripianata semplicemente applicando il principio dei vasi comunicati tra Aree Vaste, a gennaio 2023 ci troveremo davanti alla chiusura o ridimensionamento degli ospedali, con ricadute inimmaginabili.
Qui infatti non ci preoccupiamo soltanto degli aspetti contrattuali degli oltre 2.000 dipendenti che complessivamente percepiscono due milioni di euro in meno rispetto ai colleghi. Ci preoccupiamo di come sarà la Sanità del Piceno in futuro».
«In ragione dell’accordo la perequazione, parliamo di un debito che l’Area Vasta 5 ha con i dipendenti pari a quasi 500.000 euro, deve essere attuata a ottobre. E fino ad oggi non c’è nessun piano in questo senso. Non resteremo con le mani in mano»: hanno detto ad una sola voce Paolo Grassi (coordinatore Rsu), Viola Rossi (Cgil Fp), Giorgio Cipollini (Cisl Fp), Paolo Sabatini (Uil Fp), Maurizio Pelosi (Nursind), Roberto Tassi (Nursing Up), Fausto Menzietti (Fials), Mauro Giuliani (Usb), Benito Rossi (Ugl).
«Questo fondo – ha riassunto Maurizio Pelosi (Nursind) – è sostanziale e vitale per remunerare straordinari, reperibilità, indennità, turni notturni, a tutto il personale sanitario del Piceno. E’ , sciaguratamente insufficiente da anni e non è mai stato rimpinguato dalla dirigenza Asur e dalla Regione (che hanno sempre riconosciuto il nostro deficit).
Paradossalmente – ha continuato Pelosi – il nostro territorio produce una mobilità attiva di 16 milioni annue da parte dei cittadini abruzzesi, laziale e umbri, ma sfortunatamente questo denaro di mobilità attiva va a risanare bilanci negativi di altre strutture ospedaliera marchigiane (ad esempio Torrette e Marche nord), pertanto i lavoratori dell’Area Vasta 5 lavorano di più degli altri e guadagnano di meno».
Mauro Giuliani (Usb) incalza: «Da due anni ormai assistiamo ad una carenza cronica del personale mentre reparti e pronto soccorsi sono invasi dai pazienti. Le proroghe dei precari? Sì, ma non fino al 31 dicembre: fino al 15 settembre, quando ancora non saranno finite le ferie. Il 16 settembre ci troveremo così con 200 precari in meno: che faremo? Chiudiamo i reparti ed i servizi?»
Un quadro che mal si concilia «con il mantenimento degli standard assistenziali la cui responsabilità ricade sui lavoratori – ha fatto notare Roberto Tassi (Nursing Up) che puntualizza di come la disparità di trattamento si registra anche tra i dipendenti dei presidi della stessa Area Vasta 5.
Da eroi a precari senza possibilità di pensare un futuro è un altro aspetto sui cui i sindacalisti hanno rimarcato: «I dipendenti assunti nel periodo Covid -dice Paolo Sabatini (Uil) – hanno fatto molti sacrifici. Adesso si ritrovano senza la possibilità di affermarsi in un percorso di vita stabile».
Degli oltre 200 precari, sono stati stabilizzati solo 8 oss e 4 infermieri, hanno ricordato i sindacalisti.
Il dibattito quindi è scivolato sugli accorpamenti dei reparti, Urologia e Chirurgia a marzo 2020 e non ancora ripristinati. Secondo Paolo Villa (Rsu) non saranno misure temporanee.
«Posti letto in meno, Risonanza Magnetica che si comprerà nuova con i soldi del Pnrr, chissà quando, vuol dire compromissione dei servizi per cittadini», ancora i sindacalisti che hanno detto ancora: «Anche la mobilità regionale e interregionale degli infermieri e le chiamate dalla graduatoria registrano discriminazioni. Nelle altre Aree Vaste viene chiamato il 10, 20%. Da noi l’1, il 2%. Molti colleghi infatti sono andati fuori».
A tal proposito, nel frattempo l’Area Vasta 5 ha fatto sapere che «è stata ripristinata la Risonanza Magnetica dell’Ospedale di San Benedetto che aveva subito un guasto il 4 luglio. Le indagini non effettuate saranno recuperate nei prossimi giorni, i pazienti sono già stati contattati.
E’ prevista la sostituzione dell’apparecchio mediante i fondi del Pnrr, che verranno utilizzati con procedura di gara Consip unitamente ad un ulteriore apparecchio TC per l’ospedale di San Benedetto».
I sindacalisti e la nascita delle 5 aziende sanitarie nelle Marche: «Arriveremo all’appuntamento dell’1 gennaio 2023 senza personale e senza fondi».
In Area Vasta 5 si fanno i conti senza l’oste, sono state ancora le osservazioni dei rappresentanti dei lavoratori: «Mancano 24 figure professionali medio livello che adottano criteri omogenei per assistenza diretta, e 8 posizione organizzative. Siamo l’unica Area Vasta che non ha messo bando. Oggi ancora ci sono i cosiddetti “turnisti”, tre persone che rispondono a tantissime telefonare al giorno perché non hanno personale da mettere nelle unità operative.
Urologia? C’è un nuovo urologi senza reparto nè personale. Una volta alla settimana va a fare la robotica al Torrette di Ancona. A breve aprirà la Radiologia d’urgenza al Pronto Soccorso di Ascoli, ma con quali figure professionali?»
Ed ancora: «Se un dipendente non può venire a lavorare, l’ufficio preposto comincia a telefonare. Se nessuno risponde, si va in un altro reparto a reperire personale. Questo fa saltare l’equa rotazione del turno. Quindi non si pagano nemmeno le indennità di turno. I pensionati sono stati sostituiti con precari. Il motivo, sempre lo stesso: mancanza di fondi, sperequazione tra Aree Vaste. Alla fine l’ospedale unico sarà una necessità. E sarà un “ospedaletto” con pochi servizi».
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