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Letti Covid al limite della saturazione nel Piceno: c’è chi ha passato la notte in un container

ASCOLI - E' accaduto al "Mazzoni" non c'erano altre collocazioni idonee per un paziente con sintomi. In serata la situazione si è risolta. Pieno anche il "Madonna del Soccorso" dove ci sono anche due ricoverati in Rianimazione. Se continua così, in modo probabilmente inaspettato vista la stagione, e senza le Usca, si dovranno ripristinare altri posti dedicati ai contagiati nei reparti
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I container all’esterno del Pronto Soccorso del “Mazzoni”

 

di Maria Nerina Galiè

Pazienti Covid in aumento e, con questo, crescono anche le richieste di ospedalizzazione nella provincia di Ascoli come dappertutto.

 

Accade quindi che i posti letto per pazienti positivi, previsti a seguito della chiusura della Pneumo Covid, per restituire ai cittadini il reparto Pneumologia pulito, rischiano di rivelarsi insufficienti. Probabilmente erano state fatte previsioni più ottimistiche considerando che negli anni scorsi, in estate, il virus era andato “in letargo”.

 

Accade quindi che un paziente di 50 anni, contagiato e sintomatico, debba trascorrere una notte (per fortuna una sola) in uno dei container fuori dal Pronto Soccorso dell’ospedale “Mazzoni” del capoluogo, un prefabbricato predisposto per i “sospetti” e attrezzato per una permanenza di poche ore, il tempo necessario di sapere l’esito del tampone. Un luogo che proprio non somiglia ad una stanza di ospedale che, sebbene non sia un hotel, ha i suoi standard. 

 

La stanza “Sars”

I letti Covid dell’ospedale ascolano sono 4, elevabili a 5, all’Ot rossa. Per lo più qui vengono accolti ricoverati degli altri reparti che risultano positivi. Poi, per coloro che arrivano dal territorio, anche per altre patologie, resta valido il doppio percorso, due container per i sospetti ed in attesa di conferma, e la stanza “Sars”, creata vent’anni fa, appollaiata all’esterno del reparto emergenza e urgenza, organizzata con i sistemi di sicurezza per evitare la diffusione di malattie infettive, ma indubbiamente poco accogliente. Lì i pazienti stazionano il tempo necessario di essere controllati poi dimessi, se è il caso, oppure ricoverati. Può ospitare due pazienti. A volte ce ne sono tre.

 

Oggi ad Ascoli c’erano 6 pazienti in Ot Rossa, 2 nella stanza “Sars”, uno nel container da ieri mattina e 2 nella semi intensiva di Pneumologia, dove quei due posti sono stati lasciati proprio per ricoverati Covid con problemi respiratori più seri. In serata, tra dimissioni e collocazioni più appropriate, la stanza Sars ed il container si sono liberati.

 

Va un po’ meglio al “Madonna del Soccorso” di San Benedetto, in cui più operatori sono dedicati ai Covid. Ma anche lì oggi non è stato facile, con ambulanze che andavano e venivano (solo gli incidenti stradali sono stati 3), smaltite velocemente ad onor del vero, e 9 pazienti nell’apposita ala di Pronto Soccorso attrezzata con a 8 letti Covid, elevabili a 10.

La Rianimazione Covid è pure tornata operativa, con 2 ricoverati, su tre posti lasciati a disposizione.

 

Una situazione al limite della saturazione. Come risolvere ad Ascoli? L’Ot rossa avrebbe 13 posti, ma non è possibile utilizzarli tutti perché manca il personale. Il Pronto Soccorso del “Mazzoni” ha solo un infermiere ed un oss per turno dedicati ai Covid, al momento.

 

C’è chi auspica nell’aiuto dalla medicina territoriale, per la quale l’Asur si sta attivando, cercando di far rinnovare il servizio Usca, che si chiamerà Uca, ma sempre fondamentale per alleggerire la pressione sugli ospedali, che rischiano il collasso. Ma a 23 euro l’ora, contro i 40 percepiti dai medici in servizio fino al 30 giugno, nelle Marche, di 150 hanno accettato in pochissimi.

Se continua così l’unica soluzione sarà il ripristino di altri posti dedicati ai contagiati nei reparti.


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