di Luca Capponi
Un conto è dirlo e un conto è farlo. Un conto è ribadire continuamente che il calcio di oggi, quello che viene in maniera dispregiativa definito “moderno“, rappresenta quanto di più lontano dai nostri giochi di bambini. Un conto è provare a prendersi meno sul serio nella realtà. Magari mettendo una palla al centro e un gruppo di amici in mezzo al campo, col solo e unico scopo di divertirsi.
Poi, se il campo è soffice tanto da ammortizzare ogni caduta e il fondo è scivoloso al punto da trasformare ogni azione in una sfida a mantenere l’equilibrio, con conseguenze spesso buffe, ecco che il risultato si raggiunge ancora più facilmente.
Missione compiuta, dunque, per i ragazzi dell’associazione Futura APS, che in queste calde serate di luglio hanno organizzato il primo torneo di calcio saponato grazie anche al patrocinio del Comune. Una novità per le cento torri. Che non poteva scegliere location più suggestiva, quella di Piazza San Tommaso, la piazza salita alla ribalta internazionale per i palloni ritrovati decenni dopo sul tetto della chiesa omonima chiesa (leggi qui). Un ritrovamento che ha ricordato a tutti i tempi andati, quando un pallone e un muro univano frotte di ragazzi per la vita.
Insomma, il luogo giusto per tornare a trattare la materia con la giusta leggerezza. Il che, si badi bene, non vuol dire sottovalutarla, anzi. E infatti quelli di Futura ci hanno messo, oltre alla volontà, serietà e acume. E, sera dopo sera, in molti hanno cominciato ad appassionarsi. Famiglie, ragazzi, giovani e meno giovani. Un punto di ritrovo, un chioschetto per mangiare ed il vicino club a irrorare il palato. Ma soprattutto il gonfiabile largo 10 metri e lungo 20, vero e indiscusso protagonista di capitomboli, scivolate indolore, colpi di testa e gol rocamboleschi grazie all’acqua (e al sapone) che caratterizza il fondo e rende comicamente instabile la posizione dei giocatori. Alla fine, sulle nove squadre partecipanti, l’hanno spuntata quelli di Atelier 1, team composto per la gran parte dagli studenti della Facoltà di Architettura e Design.
Anche se, è bene ribadirlo, il risultato finale, almeno a livello tecnico, poco conta. Quello che conta, infatti, è il riappropriarsi di spazi in maniera sana e civile, in allegria. Riscoprendo valori un po’ dimenticati. Stare insieme, parlare, giocare e vivere un po’ meno attaccati allo schermo del telefono. Da questo punto di vista, dunque, quello di Piazza San Tommaso è un esperimento più che riuscito.
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