di Franco De Marco (foto di Federico De Marco e Andrea Petinari)
«Vogliamo giustizia vogliamo giustizia. Vogliamo giustizia». E’ il grido, anzi un canto dolce nella loro lingua, che le comunità nigeriane di tutta Italia hanno voluto lanciare da Civitanova dove si è svolto il corteo in memoria di Alika Ogoechukwu ucciso barbaramente da Filippo Ferrazzo lungo corso Umberto.
Nessuno ha parlato di razzismo. L’accusa, avanzata da qualcuno immediatamente dopo la tragedia, appare completamente superata. Anche i due fratelli di Alika, Ewere Wisdom e Obioma Endurance, 35 e 32 anni, residenti uno a Reggio Emilia e uno in Spagna, giunti in mattinata a Civitanova, hanno escluso la matrice del razzismo. «Siamo venuti per far sapere che vogliamo giustizia. – hanno detto in inglese – Non crediamo che a scatenare la furia dell’assassino ci sia stato il razzismo. E’ stata una cosa inumana, di violenza, di cattiveria, questo sì».
In mattinata, prima del corteo, due dei sei fratelli di Alika, si sono recati all’ospedale di Civitanova Alta per un saluto alla salma. Erano molto legati al fratello. Lo descrivano con belle parole e con commozione.
Che tipo era Alika? «Sempre felice – hanno detto – Non si è mai lamentato degli italiani. Ne parlava sempre bene. Era contento di stare in Italia. Ci sentivamo spesso. Ogni due giorni almeno. Era una brava persona».
Alika aveva altri 4 fratelli che si trovano in Nigeria. «Appena completeranno le pratiche burocratiche verranno anche loro a Civitanova per il funerale», ha affermato l’avvocato Francesco Mantella che assiste Charity Oriakhi moglie della vittima. «La manifestazione – ha anche sottolineato il legale – è stata organizzata, dalla comunità nigeriana, per testimoniare il ricordo di Alika e dare un segnale di pace, di fratellanza e di solidarietà e di non violenza».
Che cosa ha scatenato l’omicidio? Solo follia, è questa la tesi che si fa strada. Le ipotesi della matrice razzistica e soprattutto dell’indifferenza dei cittadini civitanovesi, che non sarebbero intervenuti per fermare Filippo Ferrazzo, sembrano messe da parte anche se è passata una narrazione differente. Il sindaco di Civitanova Fabrizio Ciarapica, presente alla manifestazione di oggi insieme al vicesindaco Claudio Morresi, ne è certo: «Civitanova non è né una città razzista né insensibile né indifferente e si è subito impegnata per stare vicino alla maglia di Alika».
E’ d’accordo con il sindaco il coordinatore della comunità nigeriana delle Marche Sammy Kunoun naturalmente presente anche lui alla manifestazione di oggi. «Non parlo di indifferenza dei civitanovesi rispetto all’assassinio di Alika ma in generale. Tanto meno di razzismo».
Alla manifestazione della comunità nigeriana, che ha avuto certamente un comportamento molto responsabile, pur nel dolore per l’episodio di corso Umberto, è stata però assente la città come popolo.
Così come avvenuto l’altra notte in occasione della manifestazione dei sindacati e di tante associazioni del territorio. Indifferenza in questo senso? Probabile. E’ evidente che la pubblicazione del video fatto dalla ragazza sedicenne, presente nel momento della tragedia, abbia fatto pensare ad una città più impegnata a fare il video che a fermare l’assassino di Alika.
Ma la realtà oggi appare diversa. Di sicuro il filmato delle telecamere del Comune chiarirà definitivamente la vicenda. A quanto è dato sapere al momento dell’aggressione, oltre alla ragazzina, ad un anziano col cane e all’impiegato che ha dato l’allarme indicando alla Polizia dove si era diretto l’assassino, non c’era nessun altro in grado di intervenire fisicamente.
Sembra che in quel momento passassero per il corso altre due anziane donne. Quando dal bar lì vicino sono uscite alcune persone richiamate dalle urla l’assassino se ne era già andato. Omicidio in pochi minuti. Le indagini della Magistratura faranno piena luce.
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