Le starne della discordia

REPLICA del presidente dell’Ambito Territoriale Caccia di Ascoli Gianfranco Antonelli, dopo le “accuse” mosse dal coordinatore regionale della Lega italiana protezione uccelli (Lipu) Stefano Quevedo sulla reintroduzione della specie
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di Gianfranco Antonelli

 

(presidente Atc Ascoli)

 

Le solite polemiche prima dell’apertura della caccia. Si è sempre molto combattuti se rispondere o meno alle solite stucchevoli (e pretestuose) accuse di mala gestione che vengono fuori puntuali in prossimità dell’apertura di una nuova stagione venatoria, provenienti dalle solite associazioni ambientaliste che con un termine oggi in auge potremmo definire amichevolmente… radical chic. Da un lato c’è la necessità di dare al cittadino una corretta informazione e difendere il lavoro di chi, con tanti sacrifici, porta avanti una passione e lo fa nel pieno rispetto della legge. Dall’altro il desiderio di non dare troppa pubblicità a chi sul territorio, tra gli agricoltori o a fianco delle istituzioni, non si vede praticamente mai.

 

E allora è molto più facile essere leoni da tastiera (anche questo molto in voga oggi) e non ammettere che il mondo venatorio, pur nel rispetto delle proprie convinzioni, è in prima linea nel miglioramento delle condizioni di sopravvivenza della fauna selvatica (i cosiddetti miglioramenti ambientali), nella rilevazione e talora pulizia di spazi naturali, nel controllo della fauna in sovrannumero e quindi nella difesa del tessuto agricolo locale, nella manutenzione di piste e strade forestali necessarie anche per la fruizione turistica dei nostri boschi e prevenzione incendi, nella collaborazione con le istituzioni per il monitoraggio e la prevenzione di malattie come la peste suina, ecc.

 

Ma tutto questo va sicuramente in secondo piano quando si scopre che l’Atc ha deliberato di immettere ben 1.000 esemplari di starna (in oltre 100.000 ettari di territorio di propria competenza) entro la fine del mese di agosto. Pratica, questa, tra l’altro usuale in tutti gli Atc delle Marche ma portata avanti in modo progettuale da pochi, tra cui quello di Ascoli che, guarda caso, viene proprio criticato. Non volendo entrare in tecnicismi forse poco interessanti ai più, potremmo semplicemente ribadire che tali immissioni sono state regolarmente autorizzate dalla Regione Marche con decreto del dirigente del Settore Politiche faunistico venatorie e ittiche n. 396 del 12 luglio 2022, secondo il programma di gestione attiva della specie starna (perdix perdix) previsto dal Piano poliennale (prot. 0351681 del 31/03/2021) e annuale 2022 dell’Atc Ascoli (prot. 0385757 del 31/03/2022). Tutti documenti, questi, conformi al Piano faunistico venatorio regionale Marche, con cui sono state applicate tutte le direttive dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) tanto invocato dai nostri amici ambientalisti.

 

Potremmo tuttavia ribadire che non corrisponde al vero quando si parla di rilascio di selvaggina come regalìa per la pratica cinofila dei cacciatori visto che, calendario venatorio alla mano, fatte salve qualche giornata a settembre, il periodo destinato all’allenamento dei cani in periodo venatorio si conclude praticamente tra pochi giorni. Non corrisponde al vero quando si sottintende che gli animali immessi non sono sani in quanto controllati durante tutte le fasi di crescita in allevamento e provvisti al rilascio della necessaria documentazione sanitaria.

 

Si mistifica la realtà dei fatti quando si lascia intendere che le starne vengono immesse sul territorio senza alcuna cura, quasi buttate a caso e come animali da macello, quando ogni singolo sito di rilascio ritenuto idoneo per caratteristiche ambientali è gestito da centinaia di volontari che hanno individuato punti di abbeveraggio nonché fonti per il sostegno alimentare. Non saranno invece una manciata di starne (perché tanto trattasi se distribuite sul tutto il nostro territorio) ad alterare l’equilibrio preda/predatore laddove, al contrario, una sana competizione di specie potrà determinare la sopravvivenza dei soggetti migliori che nella prossima primavera potranno riprodursi e stabilmente insediarsi nei nostri ambienti.

 

Quando invece si parla di “sperpero di denaro pubblico e perdita di fauna costituente patrimonio indisponibile dello Stato”, il senso di dire che “i funzionari responsabili potranno essere chiamati a rispondere”, assume una sfumatura lievemente minacciosa che forse dovremmo prendere seriamente in considerazione se non sapessimo che sono solo schermaglie da preapertura.

 

La reintroduzione delle starne, la Lipu: «Regalino di inizio stagione venatoria?»

 


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