«Questi spettacoli sono un tentativo di riattualizzare quella che era l’antica arte degli aedi o dei trobadori, cioè utilizzare storie che fanno parte delle nostre tradizioni per creare una comunità nella quale stare insieme».
Così, il filosofo perfomer Cesare Catà racconta il monologo con il quale ha partecipato ieri giovedì 15 settembre al Festival Mare e Monti tenutosi a Grottammare presso il Ristorante Blue Deep. Il sottotitolo del festival è “fra arte, musica, miti e leggende” e, organizzato dall’Associazione Impresa Famiglia (Afi), cofinanziato dal Consiglio Regionale Marche, e quindi con la compartecipazione della Regione nel progetto, è stato attuato con l’obiettivo di valorizzare gli artisti locali.
Con una lezione spettacolo dal titolo “Fate caprine e cavalieri erranti” Catà ci spiega che il suo monologo «racconta miti e leggende dei monti sibillini, mescolando quella che è la divulgazione filosofica, l’analisi letteraria ma anche il linguaggio del cabaret e della stand up comedy. La lezione spettacolo – continua Cesare Catà – cerca di raccontare il grande bagaglio folklorico che la cultura tradizionale e fiabesca ha custodito nel corso dei secoli specialmente tra il 1400 e il 1500. Il racconto si svolge come un monologo all’interno del quale, prima, lo spettatore viene invitato a conoscere quella che è la conformazione antropologica paesaggistica e culturale dei Monti Sibillini, per poi essere accompagnato all’interno di un viaggio nelle leggende cavalleresche che hanno reso celebre il nostro territorio marchigiano in quegli anni a cavallo tra il 1400 e il 1500. Vengono esplorate le azioni raccontate da Antoine de La Sale nel suo testo “Il paradiso della Regina Sibilla” e soprattutto viene raccontata la storia del Guerrin Meschino, antica saga cavalleresca resa celebre da Andrea da Barberino nel corso dei suoi racconti trecenteschi e poi divenuto un teso celeberrimo per tutto l’arco del Rinascimento e oltre fino al ‘900. Si tratta di una reinterpretazione in chiave personale e moderna in cui si mescolano gli stili alti e letterari delle leggende cavalleresche con quello del linguaggio e dell’ironia del cabaret e della stand up comedy contemporanea».
Un percorso, quello di Cesare Catà, iniziato nel 2016, quando, dopo un soggiorno in Irlanda si è lasciato ispirare dagli storyteller di professione visti e ascoltati nei pub o nelle strade raccontare antiche leggende celtiche. Rientrato in Italia dà vita al suo «tentativo di raccontare – spiega Catà – quelle che sono alcune storie, legate a Shakespeare ma anche, soprattutto, agli antichi miti della tradizione irlandese e anche, ovviamente, marchigiana come nel caso del monologo “Fate caprine e cavalieri erranti”. L’obiettivo è quello di portare la cultura fuori dai luoghi deputati interpretando questi spettacoli in luoghi inusuali per questo genere di storie raccontate, come le spiagge, le sale da thè, i ristoranti, i boschi per divulgare antiche storie e leggende».
Diverse le cause a cui ha prestato attenzione l’Afi nel corso della sua attività organizzando eventi a favore della co-residenza, del bonus bebè, della solidarietà familiare.
(articolo pubbliredazionale)
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