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I Cammini francescani della Marca

LE PIU’ NOTE vie di pellegrinaggio della Cristianità percorse con devozione fin dall’antichità, oggi si sono trasformate in turismo religioso
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Il ponte di Amandola (foto “Cammini francescani della Marca”)

 

di Gabriele Vecchioni

 

Nel pezzo precedente abbiamo visto brevemente alcune delle più note vie di pellegrinaggio della Cristianità (le “vie della Fede”), percorse per devozione fin dall’antichità da una moltitudine di persone. Oggi è più corretto parlare di turismo religioso, un’attività che prevede la percorrenza di itinerari storici e la visita a località sacre, pure per la loro valenza naturalistica e storico-artistica. Muoversi lungo l’itinerario, anche in gruppo, può portare alla conoscenza di luoghi nuovi e di realtà poco conosciute; individuare simboli religiosi (croci, edicole, edifici sacri) e, oltre alla ricerca devozionale vera e propria, porta a una crescita individuale di senso, a una visione più “ampia” della fruizione – aperta anche a non-praticanti – e alla scoperta del territorio.

 

Segnaletica verticale lungo il Cammino

Uno di questi percorsi è il Cammino francescano che tocca luoghi sacralizzati dal passaggio del santo di Assisi, costituito da vie suggestive che arrivano a luoghi legati a Francesco, attraversando paesaggi poco compromessi e interessanti centri storici. Il Cammino interessa anche le Marche: la provincia religiosa marchigiana era denominata “provincia stellata”, per i numerosi luoghi legati all’Ordine e i tanti Santi e Beati.

 

Il chiostrino dell’eremo di San Francesco di Poggio Canoso invaso dalle erbacce (foto del 2016 “I luoghi del silenzio”)

I Cammini francescani. La straordinaria popolarità del Santo (in vita e dopo la morte) ha portato alla nascita di forme devozionali e di pellegrinaggio. Nel pezzo precedente abbiamo visto, in maniera breve, alcuni “luoghi francescani”; qui ricordiamo i percorsi attrezzati che permettono di (ri)percorrere i passi del Santo. Il limitato spazio dell’articolo non permette di dilungarci sull’argomento; solo poche frasi per individuare i filoni principali dei Cammini.

 

Il cosiddetto Sentiero di Francesco, organizzato dalla Diocesi di Gubbio con il contributo delle sezioni locali del Club Alpino, ricalca un percorso risalente al sec. XIII: dal convento toscano de La Verna (il luogo delle stimmate, in provincia di Arezzo), raggiunge Assisi in tre tappe, dopo aver toccato Sansepolcro e Gubbio (dove è ambientato l’episodio del lupo), in ambiente prevalentemente rurale. La mèta della Via di Francesco è la città di Assisi, raggiungibile da settentrione (dalla già citata località de La Verna, in 200 km circa) o da sud (da Roma, in 300 km). È un percorso organizzato (si può richiedere la certificazione, il Testimonium Viae Francisci) e tocca i luoghi che hanno visto il percorso umano e spirituale del Santo assisiate.

 

Partenza per un pellegrinaggio devozionale da Piazza Arringo (foto Franco Laganà)

Il Cammino di Francesco, quello che più ci interessa da vicino, è un percorso, religioso e naturalistico al tempo stesso, che si svolge all’interno della Valle Santa Reatina, permettendo di visitare quattro santuari da lui fondati (leggi qui). La percorrenza dell’intero tratto attrezzato, lungo 80 km, è prevista in otto tappe. Anche in questo caso, è possibile richiedere un documento (il cosiddetto “passaporto”) che attesta la autenticità della performance.

 

Il Cammino francescano della Marca è lungo 170 km e unisce le città di Assisi e Ascoli. La presenza di Francesco nella nostra regione è attestata già dal 1208 (nella Marca di Ancona, con frate Egidio); ad Ascoli, Francesco predicò in Piazza Arringo nel 1215, da un pulpito al centro della piazza, alla presenza di una grande folla; la sua predica appassionata convinse ben 30 giovani ascolani ad abbracciare le sue idee di una vita “nuova”.

 

La Charta Peregrini (spiegazione nel testo)

Come ricorda Luca Patrassi in un recente articolo (leggi qui), «Non è infatti un caso che proprio nelle Marche fu composta, verso la metà del Trecento, l’opera conosciuta con il nome di “Fioretti di San Francesco”, una delle più grandi opere della letteratura e della spiritualità italiana». Nell’articolo citato sono indicate le mète, finali e intermedie, dei percorsi francescani delle Marche. Qui ci occuperemo solo di quelli che hanno come “punto di arrivo e di partenza” la città picena. Prima, ricordiamo che il Cammino attraversa quattro aree protette: il Monte Subasio (rilievo dell’Appennino umbro-marchigiano, in provincia di Perugia), l’Altolina (con la Valle del Menotre e lo splendido borgo di Rasiglia), il Parco Regionale di Colfiorito e il Parco Nazionale dei Sibillini). Sorgenti, fiumi, cascate e aree umide, boschi e crinali panoramici, colline, borghi e calanchi: il pellegrino attraversa una fantastica varietà di ambienti naturali.

 

Il primo itinerario raggiunge Ascoli da Assisi. Dalla città umbra, dove Francesco nacque e visse le esperienze spirituali che lo convinsero alla conversione, il percorso raggiunge il valico di Colfiorito, storico passaggio tra l’area perugina e le Marche. Dopo aver superato i borghi appenninici, arriva a San Ginesio, Sarnano e Amandola, poi a Force e finalmente, al Monte dell’Ascensione, in pieno territorio ascolano.

 

L’ingresso al convento di Venarotta (spiegazione nel testo, foto Gabriele Vecchioni)

Il ponte di Amandola. Proprio in vista del borgo, c‘è uno straordinario ponte romanico, a una sola campata e dalla caratteristica forma a schiena d’asino, che scavalca il fiume Tenna (termine mutuato dal vocabolo piceno tinne, che indicava un corso d’acqua fragoroso). Qui passava la Salaria gallica, la strada intervalliva che collegava la Via Salaria (Ascoli) alla Via Flaminia (arrivando a Forum Sempronii, l’attuale Fossombrone, in provincia di Pesaro-Urbino). Nelle immediate vicinanze del ponte si erge la costruzione dell’antico mulino comunale fortificato, che ha subìto numerosi rimaneggiamenti; i mulini erano strutture sensibili e spesso erano muniti di strutture difensive. Il ponte è considerato il locus di un miracolo: il beato Antonio di Amandola (secc. XIV-XV) sarebbe apparso all’improvviso, circonfuso di luce, “bloccando” l’assalto di mercenari e permettendo alle truppe amandolesi di riorganizzarsi e di respingere l’attacco.

 

Il santuario di San Tommaso Becket, sulla Via Cuprense a Montedinove (foto Comune di Montedinove)

Ad Ascoli, luoghi francescani per eccellenza sono la splendida chiesa monumentale di San Francesco, in Piazza del Popolo, e la piazza dove il santo arringò e commosse la folla.

Le ultime tappe del cammino toccano luoghi suggestivi sia per l’aspetto naturale sia per la memoria degli avvenimenti.

 

Il secondo percorso piceno è, in realtà, la “bretella” che unisce le località di Venarotta e Montedinove in circa 18 km, passando per Rotella. A Venarotta, il luogo francescano eletto è il convento in Contrada Castello, addossato alle mura del cimitero che vanta lapidi monumentali e composizioni di un certo valore storico-artistico. L’edificio è stato ristrutturato per essere destinato all’ospitalità dei pellegrini che percorrono la citata “bretella” del Cammino francescano, inaugurata nel marzo 2019. Nel borgo, l’itinerario tocca la chiesa votiva dalla Madonna del Cardinale (voluta dal Cardinale Bandini nel sec. XVI).

 

I calanchi dell’Ascensione (foto Gabriele Vecchioni)

Dopo la località di Casalena, un’aerea cresta supera le strutture “lunari” dei calanchi, con una magnifica vista sul territorio circostante, fino a Castel di Croce, avamposto dell’Ascoli medievale verso le terre del Fermano, e arriva alle contrade di Rotella.

 

A Poggio Canoso (leggi qui), piccolo nucleo alle falde della mole imponente dell’Ascensione (leggi qui), c’è uno dei primi eremi francescani delle Marche: la tradizione popolare vuole sia stato fondato proprio da San Francesco, utilizzando una struttura benedettina già esistente; l’assunto è credibile: come abbiamo già ricordato, più volte i francescani avevano utilizzato (già nella valle reatina) edifici e pertinenze benedettine per le loro strutture. Al convento viene ancora mostrata la piccola stanza dove il Santo avrebbe pernottato nel 1215. Alla fine del sec. XIII, l’ascolano Niccolò IV, primo papa francescano, donò al convento un frammento della croce della Passione, inserito in una croce d’argento dorato guarnita di coralli (attualmente al Museo Diocesano di Ascoli).

 

Cortile interno della struttura di Venarotta (foto Gabriele Vecchioni)

La struttura, definita “conventino alla campagna” da Padre Civalli (sec. XVI) fu soppressa nel 1650 da Innocenzo X perché ospitava meno di dodici frati e affidata a un sacerdote (il Retore); con la morte dell’ultimo Rettore, il convento fu abbandonato. Recuperato nel 1969 dalla comunità di Don Gelmini è stato adibito temporaneamente al recupero di tossicodipendenti. Attualmente ospita un nucleo di religiosi di una comunità che ha ridato nuova vita al luogo (la chiesa di Santa Lucia è stata riaperta al culto nel 2015).

 

A Montedinove, l’itinerario arriva al santuario di San Tommaso Becket. Dedichiamo qualche riga alla singolare figura del martire. Il vescovo inglese Tommaso di Canterbury (sec. XII) fu Cancelliere dell’ambizioso Re Enrico II d’Inghilterra e suo sodale. Diventato Primate della Chiesa cattolica, la difese strenuamente dalle ingerenze del sovrano; gli storici ricordano una sua frase significativa: «Se Dio permette che io diventi arcivescovo di Canterbury, perderò l’amicizia di Vostra Maestà». Dopo un lungo esilio in Francia, rientrò in patria ma fu ucciso da sicari. È la cronaca di una morte annunciata: il vescovo vestì i paramenti sacri e attese gli assassini, dai quali fu accoltellato, davanti all’altare della cattedrale. Fu proclamato santo appena tre anni dopo la morte (1170), sotto l’onda della devozione popolare (Re Enrico II fece ammenda sulla sua tomba). Tommaso non è un santo francescano (Francesco d’Assisi nacque dieci anni dopo la sua morte), ma il convento, eretto vicino a un hospitale nel sec. XVII, diventò una realtà francescana per un lungo periodo.

 

Composizione commemorativa degli anni ’20 del Novecento (spiegazione nel testo, foto Gabriele Vecchioni)

Un itinerario culturale. Un altro percorso possibile nel Piceno è quello che permette, con un lungo tour usufruibile preferibilmente in auto, di apprezzare le realtà francescane del territorio. Dalla già citata Piazza Arringo di Ascoli, luogo della predica di San Francesco (testimoniata dal “biografo ufficiale” del santo, Tommaso da Celano), arriva ad Appignano del Tronto, borgo arroccato sui calanchi dell’Ascensione e patria del frate Franciscus de Apponiano (sec. XIV, il Francesco d’Ascoli citato da Eco nel suo bestseller “Il nome della rosa”). Poi i conventi di Offida, Monteprandone (col santuario di San Giacomo della Marca, altro santo famoso per le prediche e i miracoli a lui attribuiti), Acquaviva Picena e San Benedetto del Tronto. In tutti questi luoghi sono presenti testimonianze legate alla presenza dell’Ordine.

 

Si arriva a Grottammare, luogo di nascita di Sisto V, papa francescano (il “Papa tosto”). Alla sua figura, della quale è stato celebrato il cinquecentenario della morte, sono state dedicate manifestazioni dai comuni che videro la sua presenza (Ripatransone e Montalto Marche). Il lungo giro tocca Montedinove e Comunanza e termina ad Amandola, collegandosi idealmente all’itinerario precedente.

 

Area dell’Ascensione, sterrata nei pressi di Casalena

 

San Ginesio: l’ospedale di San Paolo (o dei pellegrini) e la Porta Picena (foto Comune San Ginesio)

 

Le vie dei pellegrini: vivere il territorio con il turismo religioso, il caso dei “Cammini francescani”

 


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