di Andrea Ferretti
Spuntano nuovi elementi e dettagli nella maxi operazione condotta dai Carabinieri di Arezzo su disposizione della Procura della Repubblica di Perugia tesa a debellare un’organizzazione dedita, secondo gli inquirenti, al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento della permanenza e della collocazione di manodopera di clandestini, riciclaggio dei proventi delle illecite attività ed anche la presentazione di false documentazioni alle autorità di pubblica sicurezza al fine di ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.
IL VASTO GIRO
La maxi operazione, che ha toccato diverse province italiane, trae origine da un’indagine scattata tre anni fa e passata venerdì alla fase operativa. I militari hanno infatti eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 22 persone sequestrando ben 11 Centri massaggi, 4 appartamenti, numerosi conti correnti bancari e alcune automobili. Il provvedimento, che dispone custodie cautelari in carcere, arresti domiciliari e obbligo di dimora nel Comune di residenza, è stato emesso dal gip del Tribunale di Perugia in ordine alle ipotesi di reato di cui sopra, dopo aver accolto le richieste della Procura.
IL BLITZ NEL FERMANO
Nella road map dei militari dell’Arma, dopo l’Umbria, Porto Sant’Elpidio è stata praticamente la seconda tappa. E proprio nella città della costa fermana gli investigatori, in collaborazione con i colleghi della Compagnia di Fermo (le Stazioni di Fermo, Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare, il Nucleo operativo e il Nil) hanno posto i sigilli a un locale e indagato una donna. Controllati e perquisiti due appartamenti: nel quartiere Fonte di Mare e in Via Faleria.
IL BLITZ A SAN BENEDETTO
Nello stesso elenco degli indagati, in mano alla Procura di Perugia, è finito anche il proprietario dell’appartamento posto sotto sequestro dai Carabinieri a San Benedetto. Con lui anche la persona che gestiva l’illecita attività,
LA PROCURA DI PERUGIA
«L’attività investigativa, avviata dai Carabinieri nel luglio 2019 e terminata nell’estate dello scorso
anno, ha consentito l’acquisizione di una serie di elementi probatori – spiega il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone – utili a richiedere al giudice le misure cautelari; in particolare, il quadro probatorio ricostruito dai Carabinieri, ha ravvisato l’esistenza di un vincolo associativo tra quasi tutti gli indagati, corroborato dal ricorso a schemi organizzativi ben definiti e ricorrenti utilizzati per realizzare lo sfruttamento della prostituzione e le altre ipotesi di reato. L’indagine ha interessato alcuni Centri massaggi della provincia di Perugia. Attraverso servizi di osservazione e accessi ispettivi da parte del Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri l’attività si è allargata grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali nelle province di Lodi, Verona, Bologna, Firenze, Prato, Arezzo, Teramo, Brindisi e, appunto, Ascoli e Fermo. Gli indagati, tutti di nazionalità cinese ma radicati sul territorio nazionale, avrebbero investito i loro capitali acquisendo la disponibilità di abitazioni e Centri massaggi all’interno dei quali favorivano e sfruttavano la prostituzione di giovani connazionali, quasi tutte irregolari in Italia».
IL MODUS OPERANDI
Il “modus operandi” consisteva nella pubblicazione su vari siti internet di inserzioni pubblicitarie, con raffigurate giovani donne seminude. Al numero di telefono dell’inserzione rispondevano i responsabili dell’organizzazione che indirizzavano il cliente di turno al Centro massaggi più vicino, avvisando poi la donna che lo gestiva di prepararsi all’arrivo di una persona. In tal modo gli organizzatori, oltre a monitorare il numero di clienti, erano in grado di quantificare in anticipo la somma di denaro che poi, periodicamente, passavano a prelevare nei vari esercizi, evitando anche che le singole giovani potessero sottrare i proventi dell’attività.
«Le ragazze, che venivano periodicamente spostate da un Centro ad un altro in modo da offrire ai clienti una maggiore “varietà” e per meglio occultare la frequente mancanza di documenti o l’irregolare posizione lavorativa, venivano fatte dormire direttamente nei centri oppure – aggiunge il procuratore Cantone – in appartamenti in uso all’associazione, che venivano attrezzati con piccole cucine e letti, anche per limitare al massimo la loro uscita dai luoghi di lavoro».
In uno dei due appartamenti di Porto Sant’Elpidio passati al setaccio, i Carabinieri hanno trovato una persona che, però, risulterebbe estranea ai fatti. L’adescamento delle giovani avveniva tramite siti internet cinesi, ai quali le ragazze si rivolgevano consapevoli del genere di prestazioni che sarebbero state loro richieste una volta giunte in Italia. Per assicurare la non riconducibilità dei Centri massaggi, gli “organizzatori” si avvalevano di collaboratori esterni, in particolare attribuivano a soggetti terzi, anche italiani, la titolarità dei Centri e attraverso la loro identità effettuavano operazioni commerciali.
«Costituito il Centro e preparati i locali, gli organizzatori – aggiungono dalla Procura di Perugia – collocavano le giovani donne, informandole preventivamente sul tipo di prestazioni sessuali da offrire, sui prezzi e sui messaggi da inviare ai responsabili a prestazione avvenuta. In caso di controllo da parte delle forze di polizia, le ragazze dovevano limitarsi a spiegare che non parlavano l’italiano, evitando così di rispondere alle domande».
Secondo la ricostruzione fatta dai Carabinieri, anche grazie ai racconti di numerosi clienti che hanno riferito le modalità con cui si svolgevano gli incontri descrivendo le persone a cui venivano effettuati i pagamenti, ogni singolo Centro massaggi aveva un indotto medio di circa 1.000 euro al giorno, quasi 350.000 euro al mese.
I proventi venivano poi in parte trasferiti su circuiti di credito internazionali e in parte reinvestiti nell’attività per l’acquisto di immobili o autovetture sempre formalmente intestate a terzi. Determinanti sono stati anche gli accertamenti patrimoniali svolti dai Carabinieri di Assisi nei confronti degli indagati. Hanno anche individuato un’abitazione a Bastia Umbra, 4 automobili e ben 28 conti correnti e carte di credito per i quali il gip ha disposto il sequestro patrimoniale.
I PROVVEDIMENTI
Dei 22 destinatari ne sono stati rintracciati 18, di cui 8 sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere. Uno si trova agli arresti domiciliari, per 5 è stato disposto l’obbligo di dimora nel Comune di residenza.
Blitz nei centri massaggi hot, sequestrato un appartamento a San Benedetto
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