di Benedetto Marinangeli
Vittorio Cozzella a cuore aperto. Una conferenza stampa indetta dal diesse della Samb per fare chiarezza e denunciare all’opinione pubblica ciò che è accaduto domenica mattina a Monteprandone nella sede del ritiro prepartita della Samb. Addirittura è arrivato all’appuntamento fissato con la stampa al “Riviera delle Palme” a bordo di un’auto della Digos per poi, al termine dell’incontro con gli esponenti degli organi di informazione risalire sul mezzo della Polizia e tornare a casa.
IL RACCONTO
«Domenica mattina, prima della partita con il Porto d’Ascoli – racconta Cozzella – stavamo all’Hotel San Giacomo e si sono presentati una ventina di tifosi che hanno chiesto di farmi uscire perché mi volevano parlare. Sono uscito dall’hotel dove eravamo in ritiro e mi sono trovato di fronte ad un muro di 15-20 persone che mi ha insultato in ogni modo. Non mi hanno neppure dato modo di parlare. Mi hanno detto di andarmene, di prendere la macchina e tornare a casa con toni minacciosi. I giocatori scappavano da tutte le parti e non c’è stato alcun dialogo. Alla fine il presidente Renzi è uscito e me lo sono trovato di fianco che cercava di calmarli. A loro comunque dico: Avete figli? Cosa gli insegnate? Che se perdiamo una partita bisogna insultare e minacciare l’allenatore o il dirigente?».
«Ho sessant’anni – aggiunge il ds rossoblù – e accetto tutto. Ne ho viste tante di contestazioni da calciatore e da dirigente, anche qui a San Benedetto. Ma certe cose devono restare allo stadio e finora erano sempre rimaste lì. Ma quello che è successo quel giorno è inaccettabile. Ho trascorso tre giorni a pensare alla mia famiglia e ai miei figli. Se domenica scorsa portavo mio figlio di dieci anni in ritiro e vedeva il padre insultato per venti minuti come l’avrebbe presa? Così non va proprio bene. Questo è calcio? Ma che stiamo scherzando? Se sbagli, se commetti un errore nel calcio ti devono minacciare?».
LO SFOGO
Cozzella è un fiume in piena. «E’ stata una cosa premeditata e squallida – afferma il diesse rossoblù – in mezzo alla strada, a Monteprandone, di fronte alle persone, ai camerieri, al bar. Il calcio è uno sport e queste persone allo sport non dovrebbero neppure avvicinarsi. In tutta Italia i tifosi chiedono di parlare con i presidenti e i dirigenti ed è giusto che sia così. Ma qui si è creato qualcosa che non va assolutamente bene anche perché quattro settimane fa erano venuti al Samb Village e hanno fatto la stessa cosa con i calciatori».
L’APPELLO
Cozzella, poi, si appella poi anche al neo ministro dello sport Andrea Abodi. «Quello che ha fatto quel gruppo di tifosi – spiega – era ottenere risonanza per le proprie azioni. E a questo punto gliela sto dando. Spero che il contenuto di questa conferenza arrivi ad Abodi che conosco dai tempi in cui era il presidente della Lega di Serie B ed io lavoravo con il Livorno. Stiamo parlando di una persona che conosce benissimo queste dinamiche e che farà di tutto perché queste cose non accadano più. Non devono più verificarsi. Comunque ho avuto testimonianze di affetto da diverse persone».
IL FUTURO
Cozzella, comunque, non si dimetterà. «Si prende questa decisione solo se non si ha la fiducia della società, ma il presidente non mi ha mai messo in discussione. Tornerò a fare il mio lavoro – conclude Cozzella – non scappo perchè un gruppo di persone è venuta a minacciarmi. Questo messaggio non deve passare».
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