di Benedetto Marinangeli
Dopo la conferenza stampa del diesse Vittorio Cozzella è arrivata la risposta della “Curva Nord Massimo Cioffi”, che riportiamo integralmente.
«Passano gli anni, cambiano i volti, ma ci ritroviamo ad affrontare ancora una volta le solite situazioni. Per più di un anno abbiamo atteso che il presidente Renzi facesse luce sulle circostanze che hanno portato alla mancata iscrizione in Serie C, ma siamo ancora senza risposta.
Abbiamo atteso anche che facesse luce sulle crescenti voci riguardanti problemi economici della società, mentre assistevamo allo smantellamento di una squadra che aveva vinto i playoff di categoria, nel totale silenzio di una dirigenza sempre lontana da San Benedetto. Quest’anno non abbiamo potuto fare altro che constatare la totale inadeguatezza di una rosa che, nei proclami di presidente e direttore sportivo, era stata allestita con l’obiettivo di tornare in Serie C. Cosa ancora più grave: ciò accade proprio a ridosso del centenario, un pessimo modo per celebrarlo.
Il responsabile di questa situazione ha un nome e un cognome: Vittorio Cozzella, colui che nel suo ruolo di direttore sportivo è deputato a scegliere i giocatori e formare la rosa. Se chiediamo le sue dimissioni (e se con noi le chiede tutto lo stadio che applaude i nostri cori all’indirizzo del medesimo) è solo per questo: per l’incapacità evidente nello svolgere il suo lavoro. Incapacità che dovrebbe essere sotto gli occhi anche del presidente Renzi, che gli ha affidato un compito e un mandato falliti in pieno. Eppure, da parte sua, non abbiamo sentito una sola parola a riguardo: cosa lega i due, al punto da rendere il direttore sportivo inamovibile nonostante i suoi fallimenti?
Un dirigente che vuole svolgere il suo lavoro in una piazza come San Benedetto sa che se farà bene sarà applaudito, se fallirà sarà contestato e, di fronte al totale fallimento del suo operato, dovrebbe capire da solo quando è il momento di fare un passo indietro e andarsene. D’altronde era stato Cozzella stesso a dire che qualora i risultati non fossero arrivati avrebbe rassegnato le dimissioni.
Domenica mattina, fuori dall’Hotel San Giacomo, non abbiamo fatto altro che ribadire quello che da settimane diciamo dagli spalti. Quella che è stata definita una minaccia dalla presunta vittima è avvenuta in un luogo pubblico, alla luce del sole, davanti a molti testimoni. Non in un contesto privato, ma durante un ritiro pre-gara: nulla di diverso e nulla di più della contestazione avvenuta dentro lo stadio durante la partita. Una contestazione dura e schietta, ma solo una contestazione e nulla più. Se ci fossero state violenze e minacce, per quale motivo la dirigenza, pur presente all’incontro, non ha neanche scritto due righe di denuncia pubblica dell’accaduto, neanche due righe in difesa di uno suo tesserato?
Oggi Cozzella si riscopre vittima di una minaccia, ma non ci è sembrato tanto spaventato quando chiedeva di incontrarci uno contro uno: a cosa alludeva? Checché ne dica Cozzella, minacce non sono state fatte neanche nei confronti della squadra: in un momento di evidente sbandamento dei calciatori è stato effettuato un incontro (come molti ne sono stati fatti negli anni) per spronarli ad un maggior impegno. A dire il vero, probabilmente qualche effetto lo ha sortito dal momento che, almeno dal punto di vista dell’intensità di gioco, nelle ultime partite si è visto un miglioramento rispetto alle precedenti opache prestazioni. Anche in questo caso, se si fosse trattato di minacce, dove era la società? E perché i calciatori stessi non le hanno denunciate?
Noi non cambiamo idea: Cozzella è totalmente inadeguato e ha fallito nel suo compito. L’ultima parola sul futuro di Cozzella spetta ovviamente a chi lo ha scelto e in teoria dovrebbe pagargli lo stipendio: il presidente Renzi, a cui chiediamo ancora una volta di dar riscontro alla promessa di metterci la faccia in ogni situazione, sbandierata dal primo giorno in cui ha messo piede a San Benedetto. Sappiamo già che questa richiesta cadrà nel vuoto, come tutte le precedenti.
I presidenti come Renzi li conosciamo bene, perché purtroppo non è che l’ultimo di una lunga lista, con la colpa ancora più grave di avere allontanato e fatto disinnamorare troppi tifosi, proprio nell’anno del centenario. La nostra fiducia se l’è già giocata, ma questo abbiamo avuto modo di dirglielo già di persona: per il bene della Samb, ci auguriamo si decida presto a liberarla».
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