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Ospedale, il comitato Io Resto Qui: «Chi spinge per farne uno nuovo quali interessi difende?»

SAN BENEDETTO - L'associazione presieduta da Luigi Piunti torna alla carica, affermando che aree idonee per ospitare un nuovo ospedale, a San Benedetto, non ci sono. Per il comitato, il rischio cementificazione è dietro l'angolo
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L’ospedale “Madonna del Soccorso”. In alto a destra, il presidentde del comitato “Io Resto Qui” Luigi Piunti

 

di Giuseppe Di Marco

 

E’ una nuova carica a testa bassa, quella del comitato Io Resto Qui e ci Arrivo Facile. L’associazione presieduta da Luigi Piunti torna a mettere in discussione la necessità di realizzare un nuovo ospedale in una delle aree proposte alla Regione Marche. Per il gruppo la cosa migliore sarebbe ripristinare reparti e servizi al Madonna del Soccorso, ristrutturandolo in ottemperanza alle più recenti normative.

 

Il direttivo del comitato ribadisce la propria posizione dopo mesi di silenzio. Dopo, soprattutto, il Consiglio comunale aperto in cui il presidente di Regione Francesco Acquaroli definì «antieconomica» l’ipotesi di apportare migliorie al presidio esistente.

 

La discussione però è tornata di stringente attualità da quando si è compreso che a San Benedetto, di aree idonee per ospitare un ospedale di quattro piani, non ce ne sono poi molte. L’unica alternativa oggi ritenuta valida resta la superficie in zona Ragnola, che però si trova nelle immediate vicinanze di scuole, terminal bus, pompe di benzina e del cavalcavia.

 

Cogliendo la palla al balzo, quindi, i membri di Io Resto Qui hanno deciso di riproporre la propria idea di sanità sulla costa. «Costruire il nuovo nosocomio nel territorio di San Benedetto non è la migliore soluzione – scrive Luigi Piunti – E’ un errore associare il nuovo ad efficienza, alla soluzione dei problemi, ad una sanità migliore, a nuove apparecchiature, a migliori parcheggi, ad una migliore viabilità di accesso».

 

«Anzi – continua il presidente di comitato – porterà problemi di viabilità, di spostamenti per la mobilità locale, inquinamento da fumi e rumori. Il che equivarrebbe ad un drastico abbassamento della qualità della vita dei residenti. Gli unici a trarne beneficio saranno i cementificatori con migliaia di metri cubi da realizzare. Non possiamo dunque che fare un plauso e condividere il pensiero di esponenti della politica locale, che in questi giorni hanno manifestato pubblicamente la loro perplessità sul delocalizzare il nostro ospedale, proponendo di potenziare quello esistente». Parte della minoranza, nella commissione consiliare del 28 ottobre, ha infatti avanzato più di un dubbio sui vantaggi offerti da tale iniziativa.

 

Ma su che base il comitato ritiene che la propria proposta sia migliore di quella che prevede la realizzazione di un nuovo ospedale?

 

Intanto, per la viabilità. «I promotori del nuovo sostengono che l’attuale Madonna del Soccorso è difficile da raggiungere a causa della viabilità insufficiente? Allora chiediamo loro: qual è la zona del nostro territorio che ha la viabilità giusta? Non ve n’é nel comune di San Benedetto, né a Ragnola, né in zona San Giovanni, né in zona Fosso dei Galli. Per rendersene conto è sufficiente farsi un giro di prima mattina, all’ora di pranzo e nel tardo pomeriggio per vedere file interminabili sulla circonvallazione, sulla statale 16, in contrada San Giovanni e sulla Salaria. Non parliamone poi nel periodo estivo. Se si realizzasse in zona Ragnola come farebbe e quanto impiegherebbe il cittadino o un’ambulanza che parte da zona San Filippo Neri o da Grottammare per raggiungere il nuovo ospedale?»

 

C’è poi la questione sicurezza. «I promotori del nuovo ospedale sostengono che il Madonna del Soccorso non è a norma antisismica ed è per questo che si deve farne uno nuovo altrove, nulla di più invero. I corpi E ed F cioè i due edifici ubicati lungo Via Manara si possono demolire e riedificare secondo le nuove normative. Mentre i restanti corpi gioverebbero dell’adeguamento normativo antisismico come già effettuato al Torrette di Ancona e come si dovrà fare al Mazzoni di Ascoli Piceno. I nostri tecnici hanno valutato che la demolizione e ricostruzione dei due corpi non supererebbe i 67 milioni di euro contro i 100 milioni e più che ne costerà la costruzione di un nuovo».

 

Infine, il contrasto alla cementificazione. «San Benedetto del Tronto è la prima in classifica nelle Marche per consumo di suolo. Perché si è così sordi verso il concetto di resilienza e rigenerazione urbana dell’esistente? Chi spinge per costruire un nuovo ospedale lo fa per interesse dei cittadini o per rendere più appetibili le aree limitrofe ancora libere e pronte alla cementificazione?»


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