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Influenza e bronchiolite da Vrs, 72 bimbi ricoverati in un mese al “Mazzoni”: «Epidemia al picco e con netto anticipo»

ASCOLI - Il dottor Ermanno Ruffini, primario di Pediatria di Area Vasta 5 e presidente regionale della Sip, non nasconde la preoccupazione, soprattutto per la diffusione del virus respiratorio sinciziale che colpisce i neonati: «Numeri importanti, in tutte le Marche»
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L’ospedale “Mazzoni” di Ascoli e, nel riquadro, il primario di Pediatria e Neonatologia Ermanno Ruffini

 

di Maria Nerina Galiè

 

Si chiama Vrs (virus respiratorio sinciziale) la “nuova” minaccia per la salute di cittadini, dei più piccolini stavolta. E’ un nemico ben noto ai pediatri. Provoca la bronchiolite e colpisce i neonati fino circa a due mesi di vita. Quest’anno, però, si sta diffondendo in maniera importante: si parla di epidemia.

Ancor peggio perché è spesso legato all’influenza che, dopo due anni di quasi totale assenza per via delle restrizioni da Covid, ha registrato il picco – e la sua “cattiveria” – con almeno due mesi di anticipo.

 

Non nasconde la preoccupazione per il Vrs il dottor Ermanno Ruffini, primario di Pediatria e Neonatologia dell’Area Vasta 5 e presidente regionale della Società Italiana di Pediatria (Sip).

«Stiamo assistendo ad un’epidemia – afferma – e non solo nel Piceno, ma in tutte le Marche, come apprendo dai colleghi con cui sono in costante contatto anche per via la mia carica al Sip».

 

Nel reparto Pediatria dell’Area Vasta 5 dal 15 novembre ad oggi, 22 dicembre, sono stati ricoverati 72 pazienti.

«Oltre la metà – spiega il primario – per bronchiolite da Vrs. In questi casi i neonati  hanno bisogno di aiuto per respirare. Ora ne abbiamo 4 ricoverati per bronchiolite da Vrs. Uno, di soli 20 giorni, è stato dimesso pochi giorni fa».

 

Sono numeri significativi in un solo mese, anche per quanto riguarda l’influenza: «E’ in netto anticipo – sono ancora le parole del dottor Ruffini – rispetto al picco che, di solito, arriva a fine gennaio. Sono stati circa 30 i ricoveri per complicanze dovute all’influenza, per febbre alta e persistente per giorni e focolai di polmonite.

Se tanti sono stati i bambini in ospedale, fuori – gestiti dalla medicina territoriale – almeno 5 volte di più».

 

Qual è, dottore, il modo per poter difendere i piccini, da influenza e Vrs?

«Contro l’influenza c’è il vaccino, andava fatto anticipando il picco epidemico.

C’è una profilassi anche per la bronchiolite da Vrs, ma ha un costo altissimo. Consiste in una iniezione al mese, per 5 mesi, di una immunoglobulina monoclonale. Il nome commerciale è Synagis. Parliamo di 800 euro a fiala.

La terapia è gratuita per i neonati cardiopatici e prematuri, cioè nati prima delle 32 settimane.

Quest’anno la Società italiana di Neonatologia aveva allertato di iniziare la profilassi a ottobre, nei pazienti indicati, proprio perché c’erano avvisaglie dell’anticipo del picco. Invece la prima somministrazione ha seguito i tempi degli altri anni, partendo quindi a novembre».

 

Come si trasmette il Vrs ai neonati ed ai lattanti che, restrizioni a parte, non hanno molta vita sociale?

«”Gira” adesso, come l’influenza. I maggiori centri di contagio sono gli asili e le scuole. I bimbi più grandicelli sono “portatori sani”, in quanto gli effetti su di loro sono al massimo una rinite. Ma è ben diverso se contagiano i fratellini appena nati».

 

Cosa dobbiamo aspettarci per le feste di Natale?

«Con la chiusura delle scuole, per le vacanze, ci auguriamo che la situazioni migliori.

Per quanto riguarda l’ospedale, adottiamo criteri molto severi per evitare la possibile diffusione. Oltre, ovviamente, a tenere ben separati i piccoli affetti dal Vrs, impediamo l’ingresso anche alle mamme che hanno un semplice raffreddore».


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