di Giuseppe Di Marco
Volanti ancora ferme al porto di San Benedetto. Esaurito il periodo di fermo biologico, per i pescatori del piccolo pelagico si presenta un problema ugualmente ostico: la mancata applicazione delle quote di pescato che ciascuna azienda può portare a riva, che di fatto continua a far crollare il prezzo del prodotto venduto.
«Non siamo andati a pescare – dice Enzo Raffaele – perché ieri sera al mercato ittico sono state portate circa 30.000 cassette di pesce. Una quantità esorbitante che ha fatto crollare il prezzo del prodotto: non ci conviene andare in mare e portare all’asta un pescato che normalmente venderemmo a 50 euro la cassetta, mentre ora arriviamo a malapena a 9».
Con l’applicazione delle quote, nei luoghi di vendita all’ingrosso entrerebbe giornalmente una quantità equilibrata di pesce, e così anche le volanti potrebbero competere sul mercato di settore. «Le cosiddette quote sono già state approvate da mesi a livello nazionale – prosegue Raffaele – ma non sono mai entrate in vigore effettivamente, e pertanto ognuno legittimamente pesca quanto vuole. Ne deriva una sperequazione per tutte quelle attività che sono state costrette a rimanere a terra durante il fermo biologico durante il periodo più prolifico della stagione autunnale. Adesso la situazione si sta facendo veramente insostenibile, quindi torneremo a rivolgerci al Ministero competente per cambiare lo stato delle cose».
Le richieste, già formulate, sono quindi state inviate ai titolari delle lampare, perché anche questi imprenditori si uniscano alla causa. Ma finora nessuna risposta è arrivata, e si deve intervenire subito per risolvere il problema. «A prescindere da cosa decideranno di fare le lampare, noi entro pochi giorni invieremo le richieste al governo – dice ancora l’armatore – dalla nostra attività dipendono gli equilibri economici di centinaia di persone: le famiglie non solo degli imprenditori, ma anche di chi fa parte dell’equipaggio».
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