di Maria Nerina Galiè
Carenza di farmaci, è allarme anche nel Piceno e nel Fermano dove manca di tutto: dai principi attivi alle “fustelle”, cioè gli adesivi che vengono staccati dalla confezione dei farmaci per essere attaccati sulle ricette del medico.
A confermarlo è il dottor Ido Benigni, presidente dell’Ordine dei Farmacisti delle province di Ascoli e Fermo.
Covid, guerra, caro energia le cause?
«Certo – la risposta del farmacista – il Covid ha assorbito notevoli quantitativi di alcuni medicinali, ma anche dell’ossigeno. Stiamo riscontrando problemi di approvvigionamento, perché non vengono restituite le bombole che lo contengono».
«Pesa – continua il dottor Benigni – anche la difficoltà di reperire materie prime, a causa del conflitto alle porte dell’Europa, a danno di diversi Paesi. La maggior parte dei principi attivi provengono da Cina e India. Questo rappresenta un problema ora. Si pensi ai produttori di auto, che non possono consegnare perché non arrivano i microchip dalla Cina. Per i farmaci è la stessa cosa».
«Il caro energia – sono sempre le parole del presidente dell’Ordine – pesa in particolare sull’indotto, e non parliamo di grandi realtà come le case farmaceutiche, aziende che producono blister o altre componenti. Alcune non ce la fanno a sostenere i costi. Anche i trasporti risentono dell’aumento vertiginoso dei costi del carburante.
Fatto sta che la Fofi (Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani) – precisa il dottor Benigni – si sta attivando sia a livello Ministeriale che di aziende farmaceutiche. E, nel frattempo, ci ha dato disposizioni per preparare noi farmacisti alcuni medicinali».
Il presidente entra poi nel merito di questo punto, emblematico del livello di criticità: «Diverse farmacie, anche nel Piceno e nel Fermano, sono in grado di produrre farmaci nel proprio laboratorio. Quelle che possono quindi stanno producendo, anche per i colleghi che ne fanno richiesta, l’ibuprofene in sciroppo, per bambini, che è introvabile da almeno 5 mesi. In gergo si definisce un “mancante cronico”».
Quali sono, oltre all’ibuprofene, i farmaci che più mancano, dottor Benigni, e da quanto tempo?
«Da un paio di mesi, quindi in concomitanza con l’arrivo dell’influenza, aggressiva e in netto anticipo, siamo “in rottura di stock” di medicinali contro l’ipertensione, le convulsioni febbrili, il colesterolo. Mancano il Brufen, la Tachipirina in sciroppo, le soluzioni per aerosol, come ad esempio il Clenil, Fluibron, Fluimicil antibiotico. Non ci sono nemmeno i Sop, cioè i farmaci senza obbligo di prescrizione, e gli Otc, quelli da banco.
L’azitromicina, il Zitromax per intenderci, tantissimo utilizzato durante il Covid, ci arriva è contingentato».
Una situazione complicata per cittadini e farmacisti, che comunque continuano mettere tutto il loro impegno per andare incontro alle esigenze degli utenti.
«Le cause – conclude Ido Benigni – sembra siano le stesse che attanagliano l’intera economia mondiale, ma di certo non c’è chiarezza sul vero motivo, dalle risposte che vengono date dalle stesse aziende farmaceutiche».
Alla base i tre grandi problemi del momento. Ma potrebbero anche essere lo “spunto” per una riorganizzazione delle aziende, protagoniste di un settore che ha preso coscienza del ruolo strategico avuto dalla pandemia in poi.
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