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Blocco degli Incarichi di funzione: «Paradossale e catastrofica decisione di Ast Ascoli»

SANITA' - Il colpo di scena avvenuto in Tribunale, dove l'Azienda ha dovuto rispondere all'azione legale intentata da alcune sigle dei rappresentanti dei lavoratori, ha lasciato perplessa una consistente parte sindacale che chiede l'acquisizione del verbale dell'udienza
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Sospensione di tutti gli atti relativi al conferimento degli Incarichi di funzione in Ast Ascoli: lo ha chiesto l’avvocato della Sanità picena in sede legale, dove era stata chiamata da Nursind, Nursing Up e Usb, che avevano sollevato illegittimità.

 

La comunicazione, inviata proprio da Ast Ascoli, non ha convinto, invece, un’altra parte sindacale. Ricordiamo che la spaccatura tra i rappresentanti dei lavoratori – partiti insieme per far valere i diritti lesi degli operatori sanitari nell’ex Area Vasta 5 – è iniziata proprio all’epoca della programmazione degli incarichi di funzione.

 

A Viola Rossi (Cgil), Giorgio Cipollini (Cisl), Paolo Sabatini (Uil), Fausto Menzietti (Fials) e Paolo Grassi per la Rsu non quadra il fatto che sia stata proprio l’Ast, datore di lavoro, a chiedere di bloccare tutto – parliamo di  coordinatori di Unità Operativa (ex caposala A2), di Dipartimento (A3) e di percorsi e processi (A1), figure da tutti ritenute fondamentali per l’organizzazione dei servizi, con tanto di nomi e cognomi di professionisti risultati primi nelle graduatorie successive ai concorsi espletati e ormai pronti ad insediarsi nei “posti di comando” – e non il Tribunale.

 

I sindacalisti utilizzano termini come paradossale, la decisione di sospendere la procedura di affidamento degli incarichi, e catastrofica per la stessa Ast.

 

«E’ incontrovertibile che la seguente dichiarazione – si legge nella nota sindacale – verosimilmente pronunciata dal legale dell’Azienda durante l’udienza del 27 gennaio, “per la necessità di approfondimenti istruttori di carattere amministrativo medio tempore richiesti dagli organi interni e che potrebbero avere effetti sul giudizio in questione. Nelle more di tale attività istruttoria non si darà seguito ai procedimenti di cui alle determine impugnate e non si adotteranno gli atti conseguenti delle relative procedure, compresi i bandi e le eventuali graduatorie approvate a seguito di selezione, anche nell’interesse delle parti ricorrenti”, sia stata effettuata solo previa richiesta e soprattutto specifica autorizzazione del dante causa, nel caso in specie, datore di lavoro.

 

Per prima cosa, risulta del tutto paradossale che il legale dell’Ast, incaricato di difendere la stessa, abbia dichiarato, per volontà dell’amministrazione, di sospendere le procedure dichiarando altresì che tale decisione sarebbe stata oltretutto assunta anche nell’interesse dei ricorrenti, sebbene il giudice non abbia prodotto alcun provvedimento sospensivo.

 

Tale condotta sembrerebbe quasi riconoscere un certo grado di fondatezza nelle istanze della controparte, come se l’interesse da tutelare non fosse quello dell’ex Area Vasta 5, oggi Ast, e di quanto legittimamente contrattato con la Rsu e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, così come sancito dalla normativa contrattuale.

 

Se poi dovesse rispondere al vero che, sempre su richiesta del datore di lavoro, l’avvocato non avesse depositato le memorie difensive, puntualmente redatte ed inoppugnabili, la richiesta di rinvio emergerebbe in tutta la sua paradossale strumentalità.

 

Oltretutto, la nefasta dichiarazione appare alle scriventi assolutamente strumentale in quanto, guarda caso, perfettamente coerente con le dichiarazioni proferite “da settimane” da alcuni dirigenti dell’Ast, priva di qualsiasi fondamento logico e giuridico perché, tra l’altro, impegna la commissaria straordinaria oltre il termine del suo mandato.

 

Catastrofica – sono ancora le parole di  Rossi, Cipollini, Sabatini, Menzietti e Grassi per la Rsu riferendosi sempre al blocco degli incarichi di funzione – sull’assetto organizzativo dell’Azienda sanitaria, già fortemente compromesso dall’assenza di ben 27 coordinatori e 25 posizioni organizzative con le conseguenti gravissime ripercussioni sul Servizio sanitario pubblico locale, da anni discriminato dalla Regione Marche in danno ai cittadini del territorio Piceno».

 

La conclusione dei rappresentati dei lavoratori (Cgil, Cisl, Uil funzione pubblica, Ugl Salute, Fiasl e Rsu), «al fine di porre in essere le conseguenti iniziative sindacali e giudiziarie nei confronti di chi continua impunemente a violare una pluralità di diritti dei dipendenti, appare ineludibile, a tutela del personale rappresentato, l’immediata acquisizione di una copia del verbale dell’udienza del 27 gennaio, l’immediata convocazione di un incontro sul merito della sconcertante presa di posizione della parte datoriale nella citata udienza in quanto perpetrata in danno ad una pluralità dei dipendenti e soprattutto l’intervento delle autorità in indirizzo affinché venga garantita la pari dignità ai cittadini di questo territorio, da troppo tempo vilipeso».

 

m.n.g.

 

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