«Con un decreto notturno, il Governo ha abolito tutte le cessioni dei crediti di tutti i bonus fiscali, a partire ovviamente dal superbonus, il bonus in fattura e anche per il sisma bonus».
Sull’argomento interviene Giovanni Borraccini, sindaco di Rotella e vice presidente della Provincia di Ascoli con delega alla ricostruzione post sisma, che lancia un allarme: «Il blocco della cessione, infatti, blocca il sisma bonus largamente utilizzato per integrare il contributo alla ricostruzione, che viene quindi ulteriormente penalizzata e rallentata.
Un altro duro colpo per la ripresa delle aree interne».
Poi ancora un altra pesante denuncia: «Con questo scellerato provvedimento vengono penalizzati i piccoli proprietari che non hanno un reddito adeguatamente elevato su cui poter fare lo sconto, mentre vengono nuovamente favoriti le grandi imprese, i ricchi imprenditori e tutti coloro che avendo un reddito elevato possono accollarsi il credito imposta.
Insomma un provvedimento iniquo che crea e anzi aumenta la disparità tra le classi sociali (un lavoratore dipendente non riuscirà mai a ristrutturare la casa con il credito d’imposta mentre un ricco imprenditore lo farà con grande vantaggio), la esaspera».
«In Provincia – continua Borraccini – grazie all’azione del gruppo consiliare del Partito Democratico avevamo iniziato nei giorni scorsi il percorso per portare l’ente all’acquisizione dei crediti fiscali, così da dare risposte concrete ad imprese e tecnici in sofferenza, ma il decreto del Governo Meloni di fatto ha bloccato tutto.
Un comportamento a dir poco irresponsabile, che purtroppo non esenta neanche le zone del cratere sismico».
Da oggi, non saranno quindi più possibili lo sconto in fattura né la cessione del credito. Lo stop decorrerà dall’entrata in vigore del decreto-legge approvato ieri sera dal Consiglio dei Ministri, pubblicato poco dopo in Gazzetta Ufficiale e in vigore da oggi, 17 febbraio.
«Vietato – riepiloga il vice presidente della Provincia di Ascoli – anche per Comuni, Province e Regioni e tutti gli enti che rientrano nel cosiddetto “perimetro della Pa”, acquistare crediti fiscali legati a lavori di ristrutturazione.
Come si può facilmente immaginare si tratta di una svolta epocale di notevole rilevanza che rischia di mettere in estrema difficolta imprese, proprietari e fornitori con immediate e pesantissime ricadute sull’occupazione. Si parla di almeno 250.000 posti di lavoro a rischio.
Un provvedimento che viene guarda caso emanato subito dopo le elezioni Regionali».
La mossa viene mal digerita dalle imprese del settore edilizia Ance Marche, Confindustria Marche, Cna Marche, Confartigianato Marche, Confapi Marche, Legacoop Marche e Claai Marche che annunciano la mobilitazione della categoria e l’indizione degli Stati generali delle Costruzioni che coinvolgeranno il governo regionale e i parlamentari eletti nelle Marche.
«Con un colpo di spugna in poche ore hanno deciso il destino di migliaia di cittadini, proprietari di immobili, lavoratori e imprenditori dei settori edilizia e impianti – affermano le principali associazioni di categoria regionali – esponendo 25.000 imprese a rischio fallimento e 130.000 disoccupati a livello nazionale, dati che nelle Marche si traducono in 1.300 imprese coinvolte e quasi 7.000 lavoratori a rischio. Decisioni prese senza comprendere realmente l’ecatombe che queste scelte genereranno per l’intera filiera dell’edilizia e, soprattutto, sottovalutando totalmente le ripercussioni sociali che queste scelte scellerate produrranno. Tutto in nome di un impatto sul debito pubblico ancora prima di averne reale contezza, dato che Istat non si è ancora espresso riguardo la classificazione dei crediti fiscali».
Il problema principale risiede nello stop al meccanismo delle cessioni che secondo le associazioni «rappresenta lo strumento essenziale per far funzionare le misure d’incentivazione fiscale per il recupero del patrimonio edilizio esistente, senza questo si blocca tutto. Decarbonizzare gli edifici residenziali più energivori entro il 2050, solo nella nostra regione, significa intervenire su 275.000 edifici (367.633 edifici totali da Istat di cui più del 75% si trova nelle classi energetiche D, E e F) nei prossimi 28 anni».
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