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Chirurgia ginecologica di ultima generazione al “Mazzoni”: cambio di passo nel reparto diretto dal dottor Giampiero Di Camillo      

ASCOLI - Dai primi di marzo è entrata a regime una nuova procedura per diversi tipi di piccoli, ma imprescindibili, interventi attraverso l'utilizzo del laser a diodo che ha sostituito l'elettrobisturi. Tra i tanti vantaggi descritti dal primario, l'anestesia locale al posto della totale e, soprattutto, il quasi azzeramento dei danni da coagulazione
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di Maria Nerina Galiè

 

Per un profano può non essere essenziale il passaggio dall’elettrobisturi al laser a diodo in chirurgia ginecologica. Ma c’è una sostanziale differenza per le donne che devono sottoporsi a particolari interventi e la spiega – manifestando una legittima soddisfazione – il dottor Giampiero Di Camillo, primario di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli.

 

«Dopo una lunga trattativa – ammette – a fine 2022 l’allora Area Vasta 5 ha acquistato lo strumento che viene utilizzato dai primi di marzo. Nelle Marche siamo stati i primi ad averlo, seguiti poi da Macerata».

 

Il direttore entra poi nel merito: «Con il nuovo laser a diodo non c’è sanguinamento, che poneva dei limiti. Non produce “un taglio a freddo” come si dice in gergo. Il primo vantaggio è quindi chiaro. Inoltre, niente sangue uguale notevole riduzione del danno da coagulazione sui tessuti della donna. Era invece inevitabile con l’ablazione termica dell’elettrobisturi».

 

«Pensiamo al trattamento delle cisti ovariche e delle endometriosi che colpiscono soprattutto le ovaie delle donne giovani: il questo modo non subiscono traumi. Il nuovo laser a diodo viene poi utilizzato nella chirurgia endoscopica,  per le lesioni precancerose al collo dell’utero, polipi e piccolo fibromi».

 

Ma non solo. Con il nuovo sistema quelli che erano veri e propri interventi chirurgici, per prima cosa non si fanno più in sala operatoria «che veniva occupata – Di Camillo lo dice senza  mezzi termini – impropriamente».

 

Per la nuova procedura è stata appositamente adeguata e attrezzata una stanza. Dall’attivazione, nelle ultime settimane, sono state operate circa 15 donne, selezionate per il tipo di intervento.

 

«Questa procedura – continua il primario di Ginecologia – non richiede anestesia totale, con tutto quello che ne consegue per la paziente, ma locale. L’intervento dura un minuto, un minuto e mezzo. Dopo di che la donna si alza e sta bene. La teniamo in osservazione un paio d’ore. Poi va a casa.

 

Il fatto di avere quasi una sala chirurgica in più, apporta l’enorme vantaggio di ridurre le liste di attesa che, con il Covid, per  interventi come isteroscopie o lesioni o rimozione di polipi, si sono allungate parecchio con il serio rischio che un polipo di adesso – ad esempio – può diventare altro in un domani troppo lontano».



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