di Federico Ameli
A quasi 7 anni di distanza dal sisma del 2016, il Piceno si confronta sulle prospettive di sviluppo delle aree interne in un momento determinante per la ricostruzione.
Nella mattinata di oggi, sabato 25 marzo, rappresentanti del mondo delle imprese, delle istituzioni e delle parti sociali hanno preso parte a “Ricostruzione post sisma 2016. Sviluppi futuri”, l’incontro promosso dalla Cassa Edile di Ascoli Piceno e Fermo all’auditorium Neroni di Ascoli, dove addetti ai lavori e relatori di assoluta rilevanza nel panorama nazionale si sono dati appuntamento per fare il punto della situazione sui traguardi già tagliati e, soprattutto, sugli obiettivi da raggiungere da qui ai prossimi mesi.
Con il tema ricostruzione costantemente sullo sfondo, l’incontro ha rappresentato l’occasione ideale per celebrare – pur con qualche mese di ritardo – il 60° anniversario dalla fondazione della Cassa Edile di Ascoli e Fermo, che nel progetto di rinascita delle aree interne riveste un ruolo fondamentale affiancando quotidianamente le imprese del territorio con attività di consulenza e servizi.
Con la giornalista Barbara Capponi a moderare l’incontro, a fare gli onori di casa in auditorium è Lanfranco Ceroni, presidente della Cassa Edile di Ascoli e Fermo.
«Questo incontro nasce dalla volontà di celebrare i primi sessant’anni di attività della Cassa Edile – conferma il presidente – Abbiamo atteso tempi e scenari propizi per dar vita a un evento non meramente celebrativo, ma che offrisse un prezioso contributo nel delineare gli scenari futuri per il territorio. Grazie alla disponibilità dei nostri ospiti, posso dire che ci siamo riusciti.
Festeggiamo un’organizzazione che, dall’impegno di pochi uomini con un sogno nel cassetto, eroga oggi servizi sempre più specializzati, con un ruolo che va oltre la semplice funzione contrattuale, grazie al continuo confronto con le parti sociali.
L’obiettivo è avviare un confronto costruttivo tra le massime rappresentanti delle nostre parti sociali e con il commissario alla Ricostruzione e riparazione Guido Castelli, a cui formulo i migliori auguri per un proficuo lavoro al servizio delle comunità colpite dal sisma, delle imprese e dei lavoratori coinvolti.
Non bisogna dimenticare che il settore edile funge da traino per ben 45 settori e che la ricostruzione del centro Italia rappresenta oggi il cantiere più grande d’Europa – precisa il presidente Ceroni -. Colgo l’occasione per ribadire al commissario Castelli che, nel nostro piccolo, siamo disponibili a fare la nostra parte e ad essere sempre più coinvolti in questo percorso. Lo abbiamo fatto per 60 anni e siamo pronti a farlo per i prossimi 60».
Mutualità e bilateralità i principi cardine della Cassa Edile, che promuovendo una mattinata all’insegna della condivisione ha fatto da perfetto collante tra sindaci, rappresentanti istituzionali e i vertici delle parti sociali, offrendo loro e al pubblico seduto in platea l’opportunità di confrontarsi su un tema che tocca da molto vicino il nostro territorio.
La conferma – se necessaria – arriva dal sindaco di Arquata Michele Franchi, che conosce fin troppo bene la difficoltà del voltare pagina dopo le terribili scosse del 2016, senza piangersi addosso.
«Sono felice di vedere tanti amici sindaci giunti fin qui per questa giornata così importante – esordisce Franchi -. Bisogna ripartire insieme: fare squadra è fondamentale anche per capire cosa non è andato in questi anni. Ora, però, è tempo di focalizzarci sul futuro e sul da farsi: lo dobbiamo a chi non c’è più, lo dobbiamo ai nostri anziani e ai nostri giovani, che hanno sofferto tanto in questi anni. È a loro che dobbiamo fornire risposte, veicolando un messaggio di speranza.
La sicurezza sul lavoro deve rappresentare la priorità: fortunatamente ad Arquata abbiamo avuto ben pochi incidenti, ma è un aspetto su cui non si può abbassare la guardia.
A differenza di quella privata, la ricostruzione pubblica è ancora in fase embrionale, sebbene ultimamente qualche segnale positivo sia arrivato. Porto qui con voi l’esperienza di questi giorni ad Arquata: ci sono tante gru al lavoro per la ricostruzione privata, ma anche straordinaria grazie ai piani attuativi. Le principali opere pubbliche riguardano invece la rocca e il centro storico del paese, ma anche un cantiere viario fondamentale per il destino di ben quattro regioni».
Il saluto di Michele Franchi introduce la tavola rotonda organizzata dalla Cassa Edile di Ascoli Piceno e Fermo, che per l’occasione ospita sotto le cento torri relatori d’eccezione e rappresentanti di caratura nazionale di parti sociali e struttura commissariale. A cominciare dal Commissario straordinario alla ricostruzione e riparazione Guido Castelli, che nel suo intervento fa il punto della situazione a poco più di due mesi dalla sua nomina.
«Come dico sempre, la ricostruzione è una creatura viva, cioè destinata a risentire delle influenze della realtà che cambia. Il nostro compito, pertanto, è adeguarci e fornire soluzioni efficaci.
Abbiamo avuto una grande risposta in termini di adesioni al Fondo complementare sisma, con un milione e mezzo di euro di richieste a fronte di 600 milioni circa a disposizione: c’è vita nel cratere, e le tante domande pervenute sono sintomo che la ricostruzione non solo è possibile, ma può diventare un autentico modello. Il coinvolgimento delle parti sociali ovviamente è fondamentale.
La sicurezza deve essere uno dei pilastri di questo processo – afferma Castelli – L’economia si rilancia solo lasciando percepire che le Marche sono un posto sicuro, anche socialmente. Viviamo in zone tremule, ma che non hanno paragoni per bellezza e qualità della vita».
Come confermato dal commissario Castelli, nelle ultime settimane sono diversi i risultati ottenuti per garantire stabilità alle aree interne, in attesa che i cantieri della ricostruzione facciano il loro corso.
«Abbiamo ottenuto l’autorizzazione del Governo alla stabilizzazione del personale che abbia maturato 3 anni di esperienza nella pubblica amministrazione, il che vuol dire dare continuità alle comunità locali in termini di servizi.
Un’altra norma, inoltre, consente all’Ufficio scolastico regionale di formare classi all’interno del cratere sismico in deroga alle norme previste dalla legge.
Abbiamo poi avvertito il bisogno di rivedere alcune norme del Testo unico della ricostruzione, un ottimo testo che tuttavia necessita di continui adattamenti, preparando il terreno in vista del tavolo di lavoro sul grande tema della sicurezza e della legalità in un cratere sicuro, una precondizione per poter affermare che il cratere può diventare un modello di vita sociale e forza produttiva».
A emergere dal dibattito è una ferma volontà di contribuire alla rinascita dei territori in un percorso di regole, sicurezza, saper fare, determinazione e voglia di rimboccarsi le maniche, un auspicio che accomuna la Cassa Edile di Ascoli Piceno e Fermo ai vertici delle parti sociali intervenuti ad Ascoli.
In questo senso, a portare nel dibattito la voce delle imprese è Carlo Trestini, vicepresidente Ance nazionale.
«Ho vissuto in prima persona l’area del cratere negli ultimi anni – afferma – e la sensazione che spesso ho avuto è che potesse essere abbandonata in favore di altre zone più sicure. Mi è sembrato assurdo, ma bisognava partire dal presupposto di un’inderogabile riparazione, dando forza alle attività imprenditoriali.
Questo è stato il risultato fondamentale che ha contribuito al cambio di passo a cui abbiamo assistito negli ultimi anni come parti sociali. In un territorio decisamente provato dal sisma, sono felice di avvertire ottimismo dalle parole dei presenti, L’aspetto sicurezza, ovviamente, sarà fondamentale, così come garantire la regolarità contributiva e del lavoro e l’applicazione del Superbonus 110% nell’area del cratere, aprendo un canale privilegiato per le cessioni del credito».
«Ringrazio gli organizzatori per aver promosso questo incontro e per avermi offerto la possibilità di venire ad Ascoli – afferma Enzo Pelle, segretario generale Filca-Cisl – Sono rimasto incantato dalla bellezza di questa città e ho messo in programma di restare per un altro giorno.
Abbiamo cercato di condividere delle soluzioni mettendo in campo dei protocolli per una ricostruzione sicura e di qualità. Certo, ancora non abbiamo messo a terra tutte le potenzialità, ma vedo molto pragmatismo tra gli addetti ai lavori.
Per far rinascere un territorio c’è bisogno di collegarlo bene con le attività produttive e il resto del Paese, altrimenti si rischia di ricostruire città nel deserto. È fondamentale insistere sul tema scuole e sanità, i servizi sono fondamentali oggi più che mai.
I protocolli messi in campo vanno nella direzione giusta, lavorandoci e affinandoli ulteriormente potremo fare qualcosa di speciale, raggiungendo risultati molto interessanti».
L’obiettivo comune, d’altra parte, è accelerare il processo di ricostruzione per poter far tornare il nostro Appennino a splendere, senza per questo trascurare gli aspetti di sicurezza e legalità.
«Per il momento la ricostruzione non sta generando particolari sacche di lavoro nero – conferma Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea-Cigl – Le ordinanze funzionano, il Testo unico le valorizza, ma la riduzione del 110%, il coinvolgimento nel cratere di aziende non del territorio e l’introduzione di una normativa che favorisce il subappalto rappresentano problemi di non poco conto.
Occorre lavorare a un format digitale che permetta di assicurare con un clic la tracciabilità dei lavori. Si tratta di un onere burocratico in più, ma anche di un’assicurazione per gli imprenditori che agiscono in buona fede».
«Il cantiere della ricostruzione dovrà rappresentare un modello a 360 gradi – dichiara Francesco Sannino, segretario responsabile Edilizia Feneal-Uil -. Come edili abbiamo anche un problema di immagine da recuperare. Il tasso degli infortuni registrato dall’Inail è sempre elevato, ma è necessario scorporare i lavoratori con contratto edile da quelli che non hanno questo tipo di contratto. Ciò che serve davvero è un protocollo sulla ricostruzione pesante, che impegnerà un gran numero di lavoratori e per la quale la sicurezza farà la differenza».
Conclusioni affidate a Paola Senesi, vicepresidente della Cassa Edile di Ascoli Piceno e Fermo.
«Questa tavola rotonda ha offerto importanti stimoli a tutti i presenti – afferma -. La mattinata di oggi è la dimostrazione di come fare sistema, offerta peraltro da un sistema bilaterale come la Cassa Edile. Formazione e sicurezza hanno rappresentato degli autentici pilastri all’interno degli interventi di tutti i nostri ospiti: è necessario rispettare la sicurezza di chi lavora nei nostri cantieri e quella delle imprese che hanno offerto e offriranno il loro contributo alla ricostruzione.
Bisognerà porre la dovuta attenzione sui fondi Pnrr e della ricostruzione, che ovviamente attireranno interessi non sempre in linea con i principi della legalità. L’obiettivo è far sì che tutti coloro che hanno vissuto sulla propria pelle il dramma del terremoto possano tornare presto nelle loro case e che la ricostruzione possa rappresentare un modello di sviluppo per il futuro.
Ringrazio il direttore Mannocchi, il presidente Ceroni e tutti i dipendenti della Cassa Edile, che ogni giorno lavorano per il bene del territorio».
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