La Cattedrale di Santa Maria Assunta è pronta a ripartire dopo i danni causati dal sisma. L’iter burocratico/amministrativo, infatti, è arrivato ad uno snodo fondamentale. Dopo che l’Ufficio Speciale Ricostruzione ha presentato la proposta di approvazione del progetto, ecco il parere della Conferenza permanente, che ha dato il via libera alla concessione del contributo di 600.000 euro da parte della Struttura Commissariale.
Dopo le scosse di terremoto del 2016/2017, la basilica ha rilevato problemi concentrati prevalentemente sulla porzione est del complesso, e che saranno quindi oggetto di lavori di riparazione. L’intervento prevede azioni sul livello che ospita la chiesa inferiore, su piano terra, piano mezzanino e primo piano, oltre al sottotetto della cattedrale. In programma c’è anche il restauro delle superfici architettoniche (superfici esterne, apparati decorativi e pittorici), che consiste in operazioni di carattere strettamente conservativo tese a preservare dal deperimento i materiali che costituiscono il manufatto, privilegiando, in prima istanza, il rispetto e il carattere originario delle strutture.
Insomma, l’obiettivo è di restituire piena funzionalità ad uno scrigno storico/architettonico di grande rilevanza, la cui edificazione fu voluta nel 1589 direttamente da Papa Sisto V, “er Papa tosto”, che proprio di queste parti era originario. Si tratta di un grande progetto unitario che, nel corso dei secoli, venne sviluppato e arricchito grazie alle committenze di diversi vescovi e al contributo di artisti e architetti che si avvicendarono nel cantiere fino al XX secolo.
Curiosità. Nella relazione dei lavori del 29 aprile 1589 Fabio Biondo, avendo ispezionato insieme al vescovo, al governatore e al capitano tutti i luoghi possibili per la nuova cattedrale, riferì che il più adatto era quello suggerito dal Papa stesso, ossia il luogo di San Giorgio che “sarà in vista verso il Regno et credo anco dall’altra parte della Marca”: la cattedrale verrà così edificata tra il vecchio borgo e la nuova città.
Dato il via ai lavori, il riempimento delle fondamenta venne risolto con l’utilizzo “delle pietre vive che si cavano dal monte” spianato per ricavarvi l’area di edificazione e con il materiale della demolizione delle antiche Chiese di San Pietro e di Santa Maria ad Collem.
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