di Maria Nerina Galiè
Da tempo la Potes di Amandola, in territorio fermano, si avvale del personale medico del 118 di Ascoli, la cui centrale operativa risponde alle chiamate sia del Piceno che del Fermano che, come ben si ricorderà, erano un’unica realtà.
La separazione territoriale ha comportato anche quella in campo sanitario, ma l’ex Area Vasta 4 (Fermo) quasi fin da subito ha avuto bisogno del supporto dell’allora Area Vasta 5 (Ascoli) per coprire il servizio di emergenza territoriale nell’area montana, al confine tra le due.
Ora, con l’avvento delle Ast, che hanno autonomia rispetto all’Asur, si è reso necessario ratificare un’operatività già in atto, attraverso una convenzione tra Ast Ascoli e Ast Fermo, appunto.
Il motivo è sempre lo stesso, la carenza di medici, riportato ancora una volta alla ribalta dalla convenzione e che riguarda tutto il sistema, quello dell’emergenza in particolar modo.
La soluzione non è certo che abbia successo duraturo, perché a fronte della necessità, non c’è l’obbligo per i professionisti in forza al 118 del Piceno di effettuare turni aggiuntivi – quindi dopo aver garantito quelli nel territorio di competenza – alla Potes di Amandola.
Trattandosi di turni aggiuntivi per “arruolamenti” su base volontaria, c’è il serio rischio che i medici non aderiscano. Sulla convenzione, inoltre, non si fa riferimento all’applicazione del decreto 34, in vigore dal 31 marzo scorso: “Le Aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale possono ricorrere, per l’anno 2023, alle prestazioni aggiuntive la cui tariffa oraria può essere aumentata fino a 100 euro lordi”.
Allora viene da chiedersi, se nessun medico decidesse di dedicare il suo straordinario ad Amandola, il servizio sarebbe a rischio?
«La zona montana, è vero che non registra un eccessivo carico di chiamate, ma è pur sempre area svantaggiata, lontana anche 50 minuti di auto da ospedali e altre postazioni, merita di essere presidiata», afferma il dottor Antonio Ciucani, direttore facente funzione di Pronto Soccorso e 118 di Ast Fermo, che precisa: «La mia è un’opinione da tecnico, sia chiaro. Ma tornado al discorso, nel caso in cui nessun medico “ascolano” rispendesse all’appello, non so dire se sarebbe a rischio proprio Amandola.
Di certo con i medici di cui attualmente dispone il 118 del Fermano, non riusciremmo a coprire tutte le Potes. Quale ne farebbe eventualmente le spese, sarà una decisione “politica”».
La collaborazione tra Piceno e Fermano, per il 118 di Amandola, fu attivata dall’ex direttore della centrale operativa del 118, Flavio Paride Postacchini, alla luce delle carenze di medici nella ex Area Vasta 4.
La nuova convenzione prevede la stessa cosa, cioè «l’impiego di medici di Emergenza Sanitaria Territoriale 118 dell’ex Area Vasta 5 per la copertura, mediante turni aggiuntivi, della Potes di Amandola», precedentemente regolata tramite regime di scambi tra Aree Vaste dell’Asur.
Ora tra enti giuridicamente autonomi, «Ast Ascoli – recita la determina firmata dal commissario Roberto Grinta, con cui la Sanità picena ha recepito la convenzione – s’impegna a garantire in favore di Ast Fermo medici di Emergenza Sanitaria Territoriale 118, dipendenti o convenzionati, ove le procedure di reclutamento ordinarie avviate dalla Ast di Fermo non abbiano avuto esiti pienamente rispondenti alle esigenze assistenziali, al fine di coprire i turni vacanti (per circa 21 al mese e della durata massima di 12 ore) presso la Potes di Amandola, in situazioni emergenziali dovute all’impossibilità della copertura di turni con personale della Ast di Fermo».
I medici saranno remunerati, con costi a carico dell’Ast di Fermo e pari a 60 euro l’ora, per gli strutturati e 48,37 per i convenzionati, più oneri a carico dell’ente e più rimborso chilometrico a seconda che il medico sia effettivo di Ascoli o San Benedetto.
Ma, come detto, la misura potrebbe non essere efficace, né duratura.
«Bisognerebbe invece affrontare il problema in maniera diretta e incisiva, senza proporre soluzioni tampone solo dopo che i problemi sono emersi», è il pensiero – ma forse anche l’auspicio – del dottor Ciucani.
Una potenziale soluzione è in caldo, non solo nella mente del primario ma nero su bianco in una proposta inviata tempo fa all’ex direttore di Area Vasta 4, Roberto Grinta, che però ricopre ora un incarico provvisorio: «Tutto il sistema 118 del sud delle Marche è in sofferenza, impossibile coprire tutte le attuali postazioni medicalizzate, più di 10.
Con i circa 50 medici a disposizione, perché tanti ne abbiamo tra Macerata, Fermo e Ascoli, unendo le forze, ne possiamo coprire al massimo 8. E che 8 siano, nelle zone più critiche.
Per le altre, si devono attivare le infermierizzate. Con quali soldi? Due centrali operative (Macerata e Ascoli) non ce le possiamo permettere al momento.
Ne facciamo una, riversando le risorse economiche (circa 2,5 milioni) e di personale nelle 8 postazioni mediche, così che non sarebbero sempre a corto di medici, e nell’attivazione di almeno 5 nuove postazioni infermierizzate.
Ribadisco che solo il 5, 8% delle partenze per codici rossi, rientrano con lo stesso codice di priorità. Tantissimi interventi potrebbero essere svolti tranquillamente dagli infermieri, appositamente specializzati.
Insomma c’è poco da dire, non possiamo spremere più i limoni e nemmeno prenderne degli altri, perché non ci sono. Bisogna pensare ad altro per soddisfare la “sete”».
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