di Luca Capponi
«Era una donna straordinaria, gentile, raffinata e molto generosa. Aveva condotto una vita da diva, ma la stessa vita le aveva riservato anche situazioni molto dolorose. La vedemmo per l’ultima volta lo scorso anno, quando andammo a trovarla nella sua casa di Palau, in Sardegna, trascorrendo momenti bellissimi. La ricordiamo con grande affetto».
Isa Barzizza, scomparsa nella serata di domenica 28 maggio, era una delle ultime storiche colonne del cinema italiano che fu. Ma non solo, perchè nella sua lunga carriera passò dalle riviste del dopoguerra alla commedia fino a teatro, televisione e ad un sodalizio, quello col mostro sacro Totò, che le valse fama imperitura.
Tra le mille esperienze sul palco ce n’è anche una dalla forte matrice ascolana. Era il 2011, e la Barzizza venne contattata dal regista Stefano Artissunch e da Danila Celani, deus ex machina della compagnia Synergie Teatrali, nata tra le cento torri. L’obiettivo era scritturare la mitica attrice per il nuovo spettacolo “Gl’innamorati”, tratto da Goldoni. Da lì, l’inizio di un rapporto che da professionale è divenuto anche umano.
«Debuttammo in prima nazionale proprio ad Ascoli, dove tra l’altro Isa festeggiò il suo 82esimo compleanno -rammenta Artissunch-. Con lei abbiamo passato tre anni meravigliosi perché lo spettacolo è andato in giro per l’Italia riscuotendo un successo enorme e ci ha portato un sacco di cose belle. Lei poi lei era sempre molto positiva, una signora d’altri tempi».
«La contattammo tramite un agente di Roma con il quale collaboravamo all’epoca, ci fece il suo nome per il progetto de “Gl’innamorati” -aggiunge Danila Celani-. La incontrammo in un bar di Roma, la cosa le interessava, nacque subito una simpatia. Originariamente la sua era una parte maschile che poi ovviamente fu adattata. Ricordo con molto piacere tutto il periodo delle prove, poi durante l’allestimento qui ad Ascoli mangiavamo sempre insieme, a casa nostra. A fine tournée ci teneva ad offrire la cena ai tecnici, se li incontrava al bar pagava sempre, oggi tutti la ricordano anche per la sua generosità non affatto scontata».
Tanti bei momenti, quindi. Ed anche un paio di “marachelle“, una in particolare, che Isa non dimenticò facilmente.
«Non mi hai mai “perdonato” quanto accadde dopo il debutto al Ventidio Basso e non perdeva occasione per ricordarmelo in maniera bonaria -spiega sorridendo Artissunch- Nell’ultima esilarante scena dovevo abbracciarla, ma ero in preda all’entusiasmo e alla foga del momento per cui, senza dirle nulla, la presi e la sollevai, praticamente la presi in braccio, anche perchè ero molto contento di come stesse andando lo spettacolo. Il problema fu che tanta euforia le incrinò una costola. Rimase coi dolori per tutto il tempo successivo, per fortuna ci fu uno stacco durante il tour e poté curarsi meglio».
«Alla fine fece tutto il tour con noi, dagli 82 agli 85 anni, senza mai fermarsi, vi assicuro che a volte ci sono attori molto più giovani che si stancano parecchio prima, perchè i tour sono comunque faticosi, quello in particolare -conferma Artissunch-. Passammo dalla Sicilia al San Babila di Milano, sempre con successo. Durante i viaggi raccontava decine di aneddoti su Totò, tanto che anche nostro figlio Lorenzo, che allora era un bambino, iniziò ad amare l’attore napoletano, cosa inusuale tra i giovani d’oggi».
«Ci diceva sempre che aveva vissuto tante vite, sia sopra che giù dal palco, ed era vero -conclude la Celani-. Rimase vedova molto presto del suo unico amore, che perse in una circostanza molto triste. Tornando a casa da un viaggio gli diede il cambio alla guida della macchina, ma poco dopo l’auto rimase coinvolta in un incidente fatale. Lei si salvò, lui no. Questa cosa non se l’era mai perdonata. Il lavoro la tirò su, indubbiamente. Condusse un’esistenza da diva, come ricordava sempre, ma il destino gli presentò un conto salato».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati