di Walter Luzi
Luca non smetterà mai di stupirci. E di emozionarci.
Chiama a raccolta stampa e vecchi amici solo per proporre suoi nuovi scritti che non hanno, ancora, neppure un titolo. Solo numeri per poter individuare meglio, insieme ai suoi estimatori storici, le suggestioni, e le emozioni, da condividere. Prima ancora che esse approdino in tipografia, che vengano fissate sulle pagine di una nuova raccolta. Lo abbiamo capito tardi anche noi. Non c’è un’opera da presentare. Un libro da promuovere. Il consumato e redditizio clichè “scrivo, promoziono, vendo”, non gli appartiene.
Alla Bottega del Terzo Settore di Ascoli, cuore pulsante della conoscenza, il talento riconosciuto di Luca Capponi riempie la sala di amici e di attese. Ci sono gli estimatori di sempre, e lettori sconosciuti, venuti solo per complimentarsi con lui. Veruska Cestarelli stenta a incanalare gli interventi di giornalisti e ammiratori dietro le narrazioni appassionate di Stefano Artissunch, Giorgio Scaramucci e Iole Mazzone. Artisti di vecchia e nuova generazione dietro il leggìo. Luca ci mette del suo a sconvolgere la scaletta, con l’autoironia, che trattiene sempre a stento, e il pudore, che continua a farlo arrossire ad ogni complimento.
I contributi più sentiti arrivano da Piersandra Dragoni e Filippo Ferretti, fra i primi a intuire la sua sensibilità fuori dal comune e le sue potenzialità. Poetiche, prima e più che narrative e giornalistiche. Ora, forse, come si può leggere ed evincere anche dai titoli, con una consapevolezza acquisita. Una espressività sempre sincera, autentica, libera. Fatta di immagini che non sbiadiscono e perseguitata senza tormento dai ricordi. Di versi che scrive di getto, e che non rilegge, non corregge, per non snaturare. Per questo mai incasellata, codificata, inquadrabile. Un percorso che non si esaurisce, che si alimenta dei buoni sentimenti di sempre, dei rimpianti propri di ogni passato che si rispetti, e della meraviglia propria di ogni fanciullo che continua a dimorare, nonostante tutto, dentro di noi.
La Dragoni a un certo punto chiede un applauso del pubblico anche per i genitori di Luca. La mamma Jeanne, natali francesi e italiana di adozione per amore, che, anche defilata, c’è sempre. E il papà Amedeo, “Zapata” per tutti, che, invece, in occasioni come queste, non c’è quasi mai. Un grande merito, che va ben oltre quello genetico, nel crescere così questo eterno ragazzo appassionato di musica e di cinema lo avranno, di certo, anche loro.
Luca, ispirato nei suoi versi durante il jogging, e padre dei suoi mille piccoli allievi della scuola di nuoto dove è istruttore. Che lo adorano. Perchè riesce a vedere il mondo con i loro occhi, e a sentirlo con il loro cuore. Perchè dà, naturalmente, voce alle loro emozioni e, come sottolinea la professoressa Maria Teresa Ciaffaroni, con i suoi versi, anche alle nostre. Perchè ancora capace di elaborare un pensiero oltre il facile like. Di saper esternare e trasmettere un proprio turbamento oltre il comodo condividi. Di riuscire ad emozionare senza aridi copia-incolla così in voga, ovunque, oggigiorno.
Continuerà Luca. Per tutti quelli che riusciranno a emozionarsi, ancora, insieme a lui.
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