«Non passa giorno che sugli organi di comunicazione della nostra regione non si parli della crisi demografica. Fenomeno già largamente previsto anni fa e sinora rimasto tra gli addetti ai lavori sino a quando i suoi effetti hanno iniziato a condizionare pesantemente la vita sociale.
Nelle Marche le nascite si sono dimezzate negli ultimi 15 anni, solo nel primo quadrimestre abbiamo avuto un calo di residenti di circa 2000 unità e la situazione diviene fortemente critica per le aree interne ove spopolamento e invecchiamento della popolazione residente hanno superato i limiti di guardia per assicurare servizi e futuro a questi territori».
Inizia con questi dati la riflessione demografica, infrastrutturale e sociale di Massimo Valentini, presidente della Fondazione San Giacomo della Marca. Tre aspetti strettamente interconnessi tra loro.
«La mancanza di visione nelle politiche pubbliche negli ultimi 60 anni ha prodotto un modello di sviluppo fratturato, con un’area costiera che ha dovuto sopportare un massiccio processo di inurbamento ed una concentrazione di tutte le più importanti arterie della mobilità con gravi conseguenze per l’equilibrio ambientale e un’area interna soggetta invece ad un progressivo spopolamento.
Sulla costa non sussistono più margini per ulteriori interventi infrastrutturali o di espansione edilizia, al contrario urgono azioni di riequilibrio ambientale, mentre sulle aree interne è aperto un dibattito sulle misure che possano ridare un futuro a questi territori.
Il nuovo trend di sviluppo, osservato in queste aree negli ultimi 20 anni, riguardo sia al recupero del patrimonio edilizio da parte di stranieri che allo sviluppo di attività nel settore agro-alimentare risulta ancora inadeguato per fermare il fenomeno dello spopolamento e dell’invecchiamento della popolazione residente.
Occorre pertanto attivare una nuova strategia che non può poggiare sulla richiesta di interventi assistenziali, perché oltre a non esisterne i presupposti nella finanza pubblica non possono garantire l’inversione della tendenza.
Una fiscalità di favore o altre misure agevolative in queste aree potrebbero essere un’azione transitoria volta a sostenere il fulcro di una strategia che vede la creazione di lavoro come il presupposto fondamentale per dare un reale futuro a questi territori.
Vanno in questa direzione le grandi risorse pubbliche utilizzate nella zona del cratere per favorire lo sviluppo d’impresa e la collegata valorizzazione turistica dei borghi e dell’ambiente naturale.
Oggi l’impresa radicata in un territorio costituisce un importante valore sociale di una comunità locale che vede nel lavoro la possibilità di un radicamento, di una attrattività in un mondo in cui sempre più il lavoro potrà essere svolto da remoto e quindi di uno sviluppo locale.
Per tale tipo di strategia le infrastrutture costituiscono un elemento determinante favorendo le ipotesi che più si adattano al suddetto modello di sviluppo.
In tale prospettiva sull’area costiera non è più possibile alcun tipo di importante intervento infrastrutturale per i problemi ambientali sopra evidenziati e pertanto non sarebbe possibile realizzare l’adeguamento della A14 con la realizzazione della terza in corsia in sede e di un mini arretramento a Grottammare.
Lo stesso dicasi per la realizzazione della tanto richiesta Mezzina che dovrebbe assicurare un collegamento intervallivo dal Chienti sino al Tronto in quanto oltre all’impossibilità economico finanziaria di un tale intervento, la sua realizzazione allo scoperto creerebbe un grave danno ambientale che andrebbe a compromettere la bellezza del paesaggio delle nostre colline.
La necessità dell’adeguamento dell’A14 sul tratto delle Marche sud costituisce una opportunità storica unica per rispondere anche in questo caso ad una visione di sviluppo generale del nostro territorio che riconnette aree interne e costa per uno sviluppo equilibrato e non fratturato.
La realizzazione di una Mezzina autostradale da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto del Tronto permetterebbe di trasformare l’attuale autostrada in una strada statale tangenziale ai centri costieri, permetterebbe di spostare tutti i caselli nelle vallate della media collina, il tutto privilegiando il passaggio in galleria che assicurerebbe un interramento di almeno il 50% nelle intervallive preservando la bellezza del paesaggio collinare.
Vista l’alternativa data dal vecchio tratto autostradale non sarebbe più necessario fare una 6 corsie, ma potrebbe essere più che sufficiente una 4 corsie privilegiando tutti gli accorgimenti green ora possibili. La fattibilità economica dell’operazione è rafforzata dallo studio ora in corso sull’arretramento ferroviario che vedrebbe grandi benefici anche di ordine economico per la gestione di un unico cantiere per entrambi gli arretramenti.
Solo in una visione di sviluppo integrata tra costa e aree interne la comunità può trovare un punto di sintesi che può affrontare con speranza il futuro che ci attende».
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