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I Castelli della Quintana: una presenza da rivedere, intanto si dimette il coordinatore Stefano Giacomini

ASCOLI - I due aspetti non sono collegati tra loro, ma qualcosa all'interno dei quattordici Castelli, che il 6 agosto saranno quindici, evidentemente non va. Nessuno mette in dubbio la storia, ma nessuno ha mai nemmeno gridato allo scandalo quando per decenni nel corteo sfilavano solo le due rappresentanze di Arquata e Patrignone
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I Castelli in Piazza del Popolo e, a destra, Stefano Giacomini

 

di Andrea Ferretti

 

Ogni Quintana che si rispetti, da sempre – nel 2024 saranno settant’anni – ha sempre fatto le sue “vittime”. Cavalieri feriti in prova o durante la Giostra, qualche vivace scambio di opinioni al Campo dei Giochi, negli ultimi anni pure qualche daspo a giovani spettatori pseudo quintanari troppo agitati. Di pari passo, c’è sempre stata e continua ad esserci la conta dei feriti dietro le quinte. I ritornelli da sette decenni sono sempre quelli, quasi tutta sulla falsariga “giuro, è l’ultima volta che faccio la Quintana”. Poi qualcuno torna sui suoi passi (la maggior parte), altri no. C’è anche chi viene allontanato e chi invece si dimette dall’incarico.

 

Chi non torna sui suoi passi è sicuramente la Quintana, che si appresta al Settantesimo infischiandosene di tutto e di tutti. Tra coloro che non tornano sui propri passi, fresco dimissionario dall’incarico di coordinatore dei Castelli, è anche Stefano Giacomini, ascolano trapiantato a Roccafluvione, che da vent’anni sfila nel ruolo di castellano, uno degli attuali quattordici castellani che il 6 agosto diventeranno quindici con l’ingresso di Castel di Lama, assente alla notturna perché non ha fatto in tempo a preparare il gonfalone e cinque costumi.

 

Cosa è successo? Qualcosa all’interno dei Castelli, che ricordiamolo non sono un mondo a parte, non deve aver funzionato. Le dimissioni di Giacomini riguardano solo il ruolo di coordinatore, perchè continuerà a sfilare davanti al gonfalone di Roccafluvione come fa da vent’anni.

 

Al momento non c’è l’urgenza di trovare un sostituto anche se potrebbe farlo un membro del Consiglio degli Anziani, magari non oberato da altri impegni. In fondo parliamo del sostituto del coordinatore dei Castelli e non del responsabile della pista del Campo dei Giochi come avvenuto qualche giorno prima della Giostra quando si è dimesso Maurizio Celani, poi sostituito da Umberto Colavita.

 

Qualche lamentela – non è una novità – da parte dello stuolo di Castelli era in effetti serpeggiata. Tra queste, ad esempio, sembra che a qualcuno non vada giù il posto occupato durante la Giostra. Comunque, aspetti di questa portata. In attesa di trovare una soluzione che piazzi l’esercito di castellani e castellane magari nella tribunetta centrale scansando Magnifico Messere e Magistrature, forse sarà il caso di ripensare bene al ruolo dei Castelli. Il compito spetta al Comune di Ascoli e al suo braccio operativo del Consiglio degli Anziani che, a sua volta, si avvale della Consulta Storica (a proposito, si riunisce venerdì per esaminare il corteo di luglio e affibbiare eventuali richiami e/o multe).

 

Ripensamento di pari passo con il mea culpa per aver trasformato la presenza di due Castelli come Arquata, presente dal primo anno (1955), e come Patrignone (1956) in uno stucchevole corteo che finisce per annoiare gli spettatori. Il numero dei figuranti dei Castelli è stato ridotto, ma il totale di 147 è ancora elevato: 120 spalmati su 14 Castelli (prossimi a diventare 15), più 27 musici in rappresentanza, a turno, di tre Castelli.

 

Considerando che nella Quintana come si entra si può anche uscire – vedi Monsampolo del Tronto nel 1975 e 1976 e poi Force nel 2004 e 2005) – un Castello potrebbe essere rappresentato dal gonfalone e dal castellano: stop. E che poi diventi obbligatorio il ruolo del castellano ricoperto dal sindaco di quel Comune, fatta eccezione per Porchia, Patrignone e Ripaberarda che sono frazioni di Montalto Marche (i primi due) e Castignano. La presenza dei musici, un tempo inesistenti, è diventata obbligatoria per non far subire al corteo il lunghissimo “buco sonoro” che si verrebbe a creare tra i musici del Gruppo Comunale e quelli del primo Sestiere.

 

Ora c’è solo da pensare alla Quintana del 6 agosto. Ma il ruolo dei Castelli, storicamente sottomessi ad Ascoli, deve continuare a rimanere tale. In tutti i sensi.



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