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Il Volo, concerto da sogno in Piazza del Popolo: «Qui ci sentiamo a casa»

ASCOLI - Quasi due ore di concerto per il trio composto da Gianluca Ginoble, Piero Barone e Ignazio Boschetto. Duemila persone cantano i grandi classici di un canzoniere senza età. Omaggi a Endrigo, Morricone, Battiato, Dalla, Elvis e Sinatra. Poi il tripudio finale sulle note di "Grande amore": «Poter esprimere emozioni attraverso la voce è un privilegio». Successo della serata offerta dalle aziende Fainplast e Panichi
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Il Volo con Battista Faraotti (primo da sinistra) e i figli Daniele (secondo da sinistra) e Roberta e i fratelli Stefano e Simone Panichi

 

di Luca Capponi 

 

Finisce con Piazza del Popolo tutta in piedi, cellulari in modalità video e pubblico a cantare “Grande amore“, il brano che nel 2015 li vide trionfare al Festival di Sanremo. E se non è un trionfo anche questo, poco ci manca. Da Ennio Morricone a Sergio Endrigo, da Lucio Dalla a Frank Sinatra, da Mia Martini a Celine Dion. Un repertorio variegato, senza dubbio. Il timbro però è unico. Ed è quello de Il Volo. I tre “tenorini” che dalla tv, poco più che adolescenti, hanno conosciuto il successo mondiale, esibendosi ovunque.

 

E che ad Ascoli trovano un nuovo “debutto” pieno di affetto, ricambiato: «Questa è la mia seconda casa, siamo felici di esibirci qui per la prima volta».

 

La conferma arriva direttamente da Gianluca Ginoble, abruzzese di Roseto, che insieme ai siciliani Piero Barone e Ignazio Boschetto (nato a Bologna ma cresciuto a Marsala) danno vita ai tre moschettieri della tradizione musicale italiana.

 

Una piazza vibrante (c’erano circa 2.000 persone) non ha potuto fare altro che certificarne il pregio vocale, dopo 15 anni di carriera e dopo l’esperienza diretta di quasi due ore di concerto, con un’orchestra di 30 elementi ed un canzoniere abilmente ponderato per esaltare la qualità del trio e tenere viva la memoria dei grandi classici.

 

C’è chi, in questo venerdì sera, per esserci si è sorbito ore di fila, arrivando a pernottare davanti al botteghino, per quello che è senza dubbio l’evento principe dell’estate picena. Nella vicina Piazza Arringo c’è anche un mega schermo che consente ai tanti che non sono riusciti ad entrare di godere ugualmente del concerto. Una serata speciale, dunque, offerta dalle aziende Fainplast e Panichi nell’ambito del festival multidisciplinare “Palco di Travertino”, organizzato dalla Compagnia dei Folli.

 

Tornando al live, cosa aggiungere. L’inizio è fulminante grazie alle atmosfere morriconiane de “L’estasi dell’oro”, dal film epocale “Il buono, il brutto, il cattivo“.

 

Gianluca, Ignazio e Piero, in impeccabile completo nero a dispetto del caldo asfissiante, intraprendono un viaggio che li porta a snocciolare un capolavoro dietro l’altro, tra cui vale la pena menzionare il “Nessun dorma” di Puccini, “Se telefonando”, “La cura” («Spero di esserne all’altezza», dice Gianluca prima di eseguirla, chapeau), “Caruso”, “Nuovo cinema paradiso”, “Almeno tu nell’universo”, “C’era una volt il west”, “My heart will go on”. E poi ancora l’omaggio a Endrigo con “Canzone per te” e “Lontano dagli occhi”, la “Can’t help falling in love” di Elvis e “My way” del buon Sinatra.

 

«Veniamo tutti da quattro anni difficili. Prima la pandemia, poi la guerra. Molte persone hanno sofferto e ancora oggi soffrono. Per questo lo scorso anno abbiamo deciso di inserire in scaletta questo brano. Da allora lo cantiamo sempre per dedicarlo a chi non ce l’ha fatta e a chi ancora sta lottando».

 

È il prodromo ad “Hallelujah” di Leonard Cohen, seguito dalla standing ovation del pubblico.

 

«Poter esprimere emozioni attraverso la voce è un privilegio. La nostra vita è cambiata improvvisamente che eravamo giovanissimi, abbiamo iniziato a viaggiare e girare il mondo. Ribadisco, siamo dei privilegiati. Valori e radici sono però rimasti fondamentali per rimanere ciò che realmente siamo e migliorarci costantemente».

 

Momenti più intensi, dunque, che si alternano a sorrisi, scherzi col pubblico (alla domanda “Olive o arrosticini?”, Gianluca, nonostante la difficoltà, se la cava con un diplomatico «Creiamo un nuova ricetta, in uno spiedino ce li mettiamo entrambi») e a una capatina in platea durante l’esecuzione di “Here’s to you”, brano tratto dal film “Sacco e Vanzetti“.

 

Ma è sul palco che i tre trovano il loro habitat naturale, da consumati performer a discapito della ancora giovane età, trent’anni di media, e forti di un percorso iniziato nel 2009 grazie alla trasmissione tv “Ti lascio una canzone”. Ecco perchè “‘O sole mio“, il primo brano che eseguirono insieme, non può mancare.

 

Come non può mancare “Nel blu, dipinto di blu“. La piazza canta, anche qui, inevitabilmente. E prima del finale sanremese, i ringraziamenti. In primis al loro manager Michele Torpedine, poi a Barbara Vitali, vero e proprio angelo custode: «Ci hanno creato artisticamente, senza di loro saremmo qui».

 

Un ringraziamento a cui il pubblico ascolano non può fare altro che unirsi. Soprattutto dopo una serata così. Quella offerta da Battista Faraotti, il quale ha voluto omaggiare Ascoli in occasione del trentennale della sua “Fainplast”.

 

 

 


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