di Andrea Ferretti
Non hanno fornito la loro versione dei fatti, come previsto dalla legge nel caso di un interrogatorio di garanzia. Ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di rapina pluriaggravata ai danni dell’imprenditore ascolano Maurizio Borgioni dell’omonima ditta di imballaggi (Borgioni Packaging Group) situata ad Ascoli, nella zona industriale di Campolungo, tutti e tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e restano in carcere.
Si tratta di Roberta De Berardinis, Danile De Berardinis e Ivan Meleche questa mattina, martedì 8 agosto, sono stati sentiti dal giudice per le indagini preliminari (gip) del Tribunale di Ascoli Annalisa Giusti. Tutti in videocollegamento dalle rispettive case circondariali dove sono reclusi dal giorno del loro arresto, la mattina di venerdì 4 agosto.
Roberta De Berardinis è la moglie, di fatto separata, di Borgioni. Danile De Berardinis è suo fratello. Ivan Mele è della provincia di Taranto.
«La mia assistita è ancora profondamente provata – conferma il suo legale, l’avvocato Stefano Chiodini di Fermo – e si è avvalsa della facoltà di non rispondere». E’ quello che è accaduto durante l’udienza di convalida dell’arresto avvenuta durante il collegamento con Ascoli dal carcere femminile di Teramo, presente ovviamente l’avvocato Chiodini.
La stessa linea tenuta da Danile De Berardinis, detenuto nel carcere ascolano di Marino del Tronto, e da Ivan Mele, recluso in quello di Taranto, anche loro alla presenza dei propri legali.
«Leggeremo e studieremo il fascicolo che si compone di cinquemila pagine – spiega l’avvocato Chiodini – poi decideremo come muoverci».
In questa faccenda è coinvolta anche una quarta persona, al momento indagata: è un dipendente della ditta dello stesso Borgioni.
La vicenda è esplosa, lasciando esterrefatti molti ascolani e non solo, pochi giorni fa quando, al termine di lunghe e minuziose indagini da parte dei Carabinieri del Comando provinciale di Ascoli, sono scattate le manette ai polsi delle tre persone subito finite dietro le sbarre.
Indagini secretate, come raramente avviene, dalla Procura della Repubblica di Ascoli che per oltre tre mesi ha coordinato l’attività dei militari dell’Arma.
La rapina è infatti avvenuta lo scorso 27 aprile quando due individui, che si spacciarono per due finanzieri (con tanto di cappelli e pettorine delle Fiamme Gialle) si presentarono alla porta della casa di Borgioni asserendo di essere lì per una ispezione fiscale.
L’imprenditore si fidò e li fece entrare nella sua abitazione dove però furono subito evidenti le reali intenzioni. L’uomo venne minacciato, legato ai polsi e alle caviglie, un cerotto in bocca, e gli vennero rivolte minacce anche per i suoi familiari se avesse denunciato l’accaduto.
Questo, ovviamente, dopo che si erano fatti aprire la cassaforte impossessandosi di soldi (oltre 10.000 euro in contanti) e un prezioso orologio Rolex.
Poi la fuga, quindi l’allarme lanciato da Borgioni ai Carabinieri dopo che era riuscito a liberarsi. Immediate le indagini che hanno preso subito una direzione ben precisa, successivamente confortata da intercettazioni telefoniche e ambientali.
Le tre persone in carcere sono state arrestate a San Benedetto (la donna e suo fratello) e nella città pugliese (Mele).
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