di Andrea Ferretti
Domani l’ultimo saluto alle ore 16,30 nella chiesa di San Francesco, ad Ascoli. Al funerale di Carlo Mazzone è attesa una folla, la stessa che lo ha accompagnato attraverso quaranta irripetibili anni trascorsi da allenatore, senza soste, sui campi di calcio di tutta Italia, amato e benvoluto da tutti, forse un po’ meno – unica eccezione – dagli ultras dell’Atalanta che lui sfidò davanti al mondo intero.
Per le esequie verrà montato un maxischermo sul sagrato della chiesa che si affaccia in Piazza del Popolo. Lì si raduneranno fin dal primo pomeriggio ascolani e non solo loro, ma anche tifosi delle squadre che Mazzone ha allenato nel corso della sua inimitabile carriera. I familiari in queste ore sono sommersi da telefonate e messaggi di affetto e vicinanza: dal mondo dello sport, ma anche da gente qualunque che con la scomparsa di “Carletto” (lo chiamavano quasi tutti così a testimonianza dell’affetto e della familiarità di un personaggio estremamente popolare) vede scomparire il calcio vero, quello delle passioni più che dei soldi, quello delle bandiere più che dei lustrini, quello genuino più che del gossip, quello insomma che non c’è più ma che ha segnato la vita di tanti milioni di italiani quando ancora non c’erano internet e smartphone e senza i social si viveva decisamente meglio.
Domani sarà dunque possibile seguire la cerimonia funebre, organizzata dall’impresa di pompe funebri Agostini di Ascoli, anche in Piazza del Popolo dove il feretro arriverà dalla sua casa di Porta Romana. Già, Romana…. Roma…. il destino. Non è stata allestita alcuna camera ardente. La famiglia si è chiusa nel dolore e la decisione va ampiamente rispettata. Una pattuglia della Polizia Municipale da ieri pomeriggio vigila nei pressi dell’abitazione per il rispetto di una famiglia che sta piangendo il marito, il padre, il nonno proprio.
Famiglia che, con questo messaggio affidato ai social, “ringrazia tutti per i graditissimi attestati di affetto”. E aggiunge: “Tutti noi sappiamo quanto il nostro Carletto è stato grande come allenatore, ma come marito, padre, nonno, bisnonno e suocero è stato ancora più grande”. A tal proposito è impossibile, allora come oggi, trovare un allenatore che al termine di una settimana trascorsa nel chiuso di un albergo tra appunti, schemi e tattiche, dopo ogni fischio finale e le rituali interviste, si infili in un’auto pronta a partire per Ascoli. Lo ha fatto sempre, ovunque si trovasse, anche solo per trascorrere il lunedì con la sua Maria Pia, i figli, i familiari.
E già, schemi e tattiche. Sono diversi i suoi ex giocatori che ancora oggi non si capacitano come facesse il loro mister a sapere tutto degli avversari. E parliamo di un’epoca in cui l’allenatore aveva al suo fianco al massimo un vice per effettuare qualche tiro ai portieri a fine allenamento. Ma quali assistenti, ma quali motivatori, ma quali psicologi, ma quali nutrizionisti, ma quali educatori dei rieducatori degli infortunati, ma quali procuratori. Ma per favore. Il calcio è cambiato? Sì, vero, in peggio.
A San Francesco e in Piazza del Popolo domani si riverseranno migliaia di persone, tante provenienti da fuori Ascoli. Basti pensare solo al bacino della tifoseria del Picchio e anche alle squadre che Mazzone ha allenato nel corso delle sue 1.278 panchine, alle folle che ha mosso, impazzite sotto bandiere di diverso colore.
Amato da tutti? Già, proprio così. Lui, capitano e simbolo della Del Duca Ascoli, negli anni Sessanta affrontò più volte la Samb in accesi (quelli sì) derby. Lui amato a San Benedetto come ad Ascoli. Basta questo. Tra i suoi migliori amici, non a caso, c’erano gli ex rossoblù Paolo Beni e Piero Pucci. Con loro e con il vecchio amico il bomber per eccellenza Renato Campanini, fino a qualche anno fa, solo aneddoti, battute e risate durante interminabili passeggiate in riva al mare a San Benedetto, la città dove per cinquant’anni ha trascorso non solo le vacanze estive.
Mischiati nella folla, in chiesa e nella piazza saranno diversi ex calciatori che hanno avuto la fortuna e l’onore di essere guidati da Carlo Mazzone, ma anche dirigenti e tifosi delle squadre allenate dal Mister. Non mancheranno inviati e telecamere dei principali network e Tv come Rai, Sky e Mediaset.
In Piazza del Popolo verrà allestito anche un impianto di amplificazione per permettere a tutti di seguire la messa che sarà presieduta dal vescovo di Ascoli Gianpiero Palmieri e concelebrata dall’arcivescovo emerito l’ascolano Piero Coccia (molto legato alla famiglia Mazzone fin da quando era parroco al Santissimo Crocifisso di Porta Romana) e altri sacerdoti.
Il Mister se ne è andato negli stessi minuti di Francesco Scorsa, bandiera bianconera che fu anche suo capitano in Serie A. In questo momento li starà sicuramente intervistando Bruno Ferretti, che a loro due e a quell’Ascoli ha legato indelebili momenti della sua altrettanto irripetibile carriera giornalistica. Parleranno di tutto, ma sicuramente non dello scempio compiuto – con il lutto al braccio – dall’Ascoli a Cosenza proprio a poche ore dalla doppia scomparsa. Squadra e dirigenti bianconeri parteciperanno al funerale.
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