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Vittima di uno stupro: finisce in Tv la storia di una ragazza seguita da una Comunità ascolana

ASCOLI - La sua lettera al centro della puntata di ieri, la prima della nuova stagione di "Piazza Pulita" su La7. Lo scrittore Stefano Massini le ha chiesto di rivolgersi agli studenti in occasione dell'avvio dell'anno scolastico
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di Elena Minucci

 

La testimonianza di una ragazza che ha vissuto il dramma di una violenza, al centro della puntata di “Piazza Pulita”, andata in onda ieri, giovedì 14 settembre, su “La7”.

 

Lo storyteller Stefano Massini ha aperto la nuova stagione del programma con una lettera scritta da una ragazza vittima di stupro, seguita dalla Comunità terapeutica “Ama Aquilone” di Castel di Lama.

 

Qualche mese fa le telecamere della trasmissione di informazione e approfondimento, condotta da Corrado Formigli, hanno incontrato gli ospiti della struttura e, in quell’occasione, lo scrittore ha chiesto alla ragazza, vittima di violenze alcuni anni fa, di rivolgersi agli studenti in occasione dell’avvio dell’anno scolastico.

 

«Ho voluto inaugurare la stagione con queste parole che trovo fortissime e necessarie – ha scritto Massini sul suo profilo social – spero possano essere condivise e fatte ascoltare a scuola e non solo, perché questa ragazza ha scritto qualcosa che scava in profondità. È vero che sempre più si sente bisogno di dimostrare di “avere le palle”, è una specie di ossessione per i più giovani e ne discendono varie cose. La forza non è mai qualcosa di ostentato, e non passa mai dal ridurre gli altri in proprio possesso. Questo punto fondamentale dovrebbe essere scritto a caratteri cubitali ovunque. Dentro e fuori di noi. Grazie ancora alla comunità Ama Aquilone e in particolare al dottor Francesco Cicchi». Una lettera senza odio né rancore. Bellissime le parole con cui la giovane ha voluto rivolgersi solo agli studenti maschi, «perché alla fine ce la cantiamo sempre ma il problema siete voi uomini».

 

ECCO LA LETTERA

 

«A te ragazzo “con la o in fondo” è a te che parlo. Cinque anni fa ero una come te, che cominciava la scuola. Anche io avevo il telefono con la chat, le scarpe per ginnastica, i libri usati perché almeno costano meno.

Maschi e femmine non sono diversi all’inizio della scuola. Abbiamo entrambi i pantaloni, con il migliore amico me li scambiavo pure. Poi però succede qualcosa in cui invece la differenza tra maschi e femmine la vedi eccome. Sarà che io adesso studio Psicologia all’Università.

Il fatto è che a voi maschi mettono addosso questa cosa: che dovete, per piacere, per forza fare colpo, che dovete essere grandi, forti o come dite voi “che avete le palle” e dovete dimostrare che siete superiori.

Io ve lo dico. Perché quel ragazzo che mi ha distrutto la vita era così. Veniva a scuola con me, non la stessa classe ma la stessa scuola. Lo vedevo sempre nel corridoio, aveva sempre le felpe colorate, si mangiava le unghie. Non faceva paura a nessuno, però evidentemente voleva dimostrare di avere le palle.

Certe volte non serve essere dei delinquenti. Basta essere uno che vuole dimostrare di avere le palle ed è disposto a tutto per farlo. Io per esempio mi ricordo l’odore del bagnoschiuma, una roba tipo muschio o pino marittimo. Ma forte, fortissimo che lo sento ancora perché sapeva di pulito. Capisci? Ti aspetti che una cosa del genere puzzi, ti faccia vomitare. Invece il bagnoschiuma, che a distanza di tanti anni lo sento ancora e mi si ferma il respiro se lo sento nel bagno della palestra, e chi sta con me mi dice “tutto bene?” e io rispondo: “sì, tutto bene, mi passa”.

In effetti poi passa. Ma non passa. Quel ragazzo il mio nome lo conosceva bene. Mi chiamava per nome nei corridoi della scuola. Però in quei minuti in cui mi ha fatto di tutto, quel ragazzo era come se se lo fosse scordato il mio nome. Non lo sapeva proprio più. Mi chiamava “bona” e a questo oggi ripenso di continuo.

Vuoi ridere? A me il mio nome non mi è mai piaciuto. Ce n’erano perlomeno altri tre o quattro che mi sarebbe piaciuto avere e spesso mi dicevo “certo proprio così i miei mi dovevano chiamare…”. Però vedi, il fatto è che quel nome, con tutto che non mi piaceva, è mio. Mi appartiene.

E allora caro ragazzo “con la o in fondo” adesso che inizia la scuola io mi sento di dirti questo: tutte le volte che senti di dover dimostrare di avere le palle, ricordati che uno con le palle, uno forte davvero non si misura sul fatto che debba annullare gli altri, decidere come si chiamano o che cosa può fare con il corpo altrui.

Anzi ti dico di più. Se vuoi davvero piacere a una donna, rispettala e allora sarai fortissimo. Quando uno cerca di dimostrare la forza, non è forte ma è un tiranno e i tiranni, si sa, sono sempre dei conigli camuffati».

E alla fine, un grido di libertà conclude la lettera, così profonda e così forte: «Quanto a me la forza l’ho dovuta ricostruirla pezzo pezzo. E sai che c’è? Ho scoperto una cosa semplicissima: la mia forza è semplicemente sapere che nessuno può decidere niente di me, neanche e soprattutto come mi chiamo».


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