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L’anniversario della morte del vescovo Montevecchi: il ricordo di Stefano Ojetti (Amci)

ASCOLI - Il dottor Ojetti è il presidente della sezione ascolana dell'Associazione Medici Cattolici Italiani, nonchè segretario nazionale. Domani una messa e un convengo per ricordare la figura del presule scomparso nella notte tra il, 27 e il 28 settembre 2013
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La concelebrazione in Cattedrale in occasione del congresso nazionale Amci del 2008: il cardinale Giuseppe Versaldi (di spalle), il vescovo Silvano Montevecchi, monsignor Lino Arcangeli (dietro), il cardinale Dionigi Tettamanzi, l’arcivescovo Piero Coccia

 

Stefano Ojetti

di Stefano Ojetti

 

(segretario nazionale e presidente della sezione ascolana dell’Associazione Medici Cattolici Italiani)

 

Nella notte tra il 27 e il 28 settembre del 2013, dopo lunga malattia, monsignor Silvano Montevecchi è tornato nella casa del Padre. Nel suo testamento spirituale invitava i fedeli a “non stancarsi di pregare”.   Le sue spoglie, come suo desiderio, riposano ancor oggi nella cripta della Cattedrale di Sant’Emidio da lui tanto amata, unitamente a tutta la diocesi a cui ha donato quel poco di cui disponeva in terra.

 

Parlare di Sua Eccellenza monsignor Silvano Montevecchi non è certamente cosa facile ma ciò che più mi ha colpito nella sua persona è l’aver sempre conservato quell’habitus sacerdotale, che ancor’ oggi lo fa ricordare semplicemente come don Silvano come lui stesso amava essere chiamato,  che anziché mettere soggezione ti poneva a proprio agio secondo quella spiritualità e disponibilità pastorale che hanno costituito il cardine del suo ministero sacerdotale, pastore sì ma “con l’odore delle pecore” precursore in questo delle parole di Papa Francesco.

 

Nato nel 1938 a Villa Vezzano, una frazione di Brisighella, in provincia di Ravenna, studia nel seminario vescovile di Faenza ed è ordinato presbitero il 16 giugno 1962. Consegue a Roma la licenza in Sacra Teologia presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino ed il diploma di perfezionamento in Bioetica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, nonché il diploma in Sociologia presso la Scuola Superiore delle Acli. Dapprima insegnante di lettere nel seminario di Faenza, ne diviene vice rettore nel 1962.

 

Dal 1983 al 1995 è vicario generale della diocesi di Faenza-Modigliana e Rettore del seminario diocesano. Insegnante di Bioetica presso la Scuola per operatori sanitari Usl 37 e assistente dei Medici Cattolici di Faenza, viene nominato vicario episcopale per la vita consacrata e nel 1988 Protonotario Apostolico.

 

Dal 1995 al 1997 è Parroco della Cattedrale di Faenza e da maggio 1996 Amministratore Diocesano. Ordinato vescovo nel 1997, il 25 ottobre ha fatto l’ingresso nella Diocesi di Ascoli dove, sotto il suo Episcopato, sono stati ordinati tre arcivescovi: monsignor Piero Coccia a Pesaro, monsignor Francesco Marinelli a Urbino, monsignor Giuseppe Pedrocchi, ora cardinale a L’Aquila, a Latina.

 

Diviene responsabile della Caritas e della Pastorale sanitaria regionale. Nel 2012 viene insignito della cittadinanza onoraria di Ascoli, onorificenza che per la prima volta nella storia della Diocesi ascolana viene conferita ad un vescovo.  

 

Schivo, concreto, amo ricordarlo sempre come il vescovo del fare, basti solo pensare alla Casa della carità “alloggio per i poveri” o all’Emporio della Carità dove i più bisognosi ancor oggi possono recarsi a far la spesa “gratuitamente”. Due delle tante iniziative da lui fortemente volute e sostenute con la convinzione che ha sempre messo nei progetti che ha perseguito e nei quali ha creduto: “Non perderò tempo ad agire senza amore, vorrei si potesse dire: la teologia del nostro vescovo è la carità”.


Disponibile con tutti, sincero, schietto
, sempre attento ai problemi della comunità diocesana, permeato di quella umiltà spontanea e non costruita che distingue sempre le personalità di rilievo. Si è sempre battuto credendo fortemente nel valore della famiglia, nel valore della vita e nella centralità della persona, adoperandosi sempre a favore dei più deboli, dei sofferenti, degli ammalati, delle missioni in Africa, aiutato in questo da ciò che lui stesso sempre amava ricordare e cioè “dall’insegnamento cristiano avuto dai suoi genitori”.

Vescovo di grande spessore culturale, studioso e docente di Bioetica, le sue omelie o i suoi interventi lasciavano sempre un segno, pieni di profondi significati teologici e di grande insegnamento: “Non ridurre la fede ad un semplice moralismo e considerare Dio come una famiglia. In questo mondo sempre più difficile, infatti, è fondamentale sentire la vicinanza di Gesù che ha dato la propria vita per tutti noi “. 

 

Organizzatore di eventi culturali desidero ricordare il congresso nazionale dell’Amci ad Ascoli nel 2008 dove mise a disposizione l’intera Diocesi limitandosi a concelebrare umilmente con i confratelli vescovi e cardinali, senza mai nulla chiedere e disposto solo a dare. Amante dell’arte restituì il museo diocesano al suo antico splendore arricchendolo di opere artistiche e ridonandolo alla visita della comunità.

E’ per tutte queste seppur brevi considerazioni che monsignor Silvano Montevecchi a buon titolo verrà certamente ricordato tra i più grandi e significativi vescovi nella storia della Diocesi ascolana e nella storia della nostra amata Amci.

 

Dieci anni dalla morte: Ascoli ricorda il vescovo Silvano Montevecchi


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