di Pier Paolo Flammini
Dalle imbarcazioni – di oggi, di ieri, o di secoli fa – alle nostre tavole. Il Mar Mediterraneo, culla di civiltà nell’antichità e spazio di incontri tra le culture, è stato tale anche e soprattutto grazie alle tradizioni marinare che qui si sono intersecate tra loro, in mare aperto, nel corso dei secoli.
Così gli spazi del Museo del Mare di San Benedetto, dal 4 al 7 ottobre, stanno ospitando il ventottesimo “Forum del Patrimonio Marittimo del Mediterraneo“, che quest’anno si occupa di “Pesce e pescatori del Mediterraneo: la cucina marittima come patrimonio culturale immateriale“.
Decine gli interventi programmati e gli ospiti arrivati da tutto il bacino mediterraneo, nell’ambito di una rete dei Musei del Mare che si sviluppa in tutte le nazioni affacciate sul bacino. Da Genova a Rijeka, da Pesaro a Palamos, da Salerno all’Isola di Murten, da Trieste a Napoli passando per Draga, la tre giorni consentirà di viaggiare tra la storia delle marinerie e quella della cucina di bordo, evoluta nel tempo influenzando direttamente l’attuale offerta culinaria delle varie città.
Lina Lazzari, assessore alla Cultura del Comune di San Benedetto, commenta: «Il tema è accattivante e ci riguarda da vicino. Per noi il cibo significa pesca e cucina e il nostro territorio in merito ha qualcosa da dire non solo per il piatto principe, il brodetto alla sambenedettese, ma anche per tanti altri piatti che coniugano al cultura prevalente legata alla pesca anche all’entroterra».
«Per noi è un onore ospitare questo meeting, quest’anno il tema mette a confronto la cucina dei diversi centri marittimi del Mediterraneo. Siamo all’interno di questa rete dal 2014, nata per fare comunità e aiutare le diverse realtà museali. Noi abbiamo organizzato tanti eventi sotto la guida dell’Amm proprio qui a San Benedetto», spiega Giuseppe Merlini, storico locale e direttore dell’Archivio Storico Comunale.
«Ogni anno ci incontriamo in una località del Mediterraneo e parliamo di un tema: quest’anno parliamo del cibo del mare, cioè la cucina dei pescatori, il pesce come alimento delle comunità del mare – aggiunge Davide Gnola, presidente della rete dei Musei del Mare Mediterraneo – Noi non parliamo di chef stellati, ma di patrimonio culturale, ovvero come queste comunità pescavano e cucinavano il pesce, un alimento importante e sostenibile e serviva anche a trovare coesione. Da allora è cambiato molto, quello che una volta era un alimento di sopravvivenza per la gente di mare adesso fa parte dell’offerta turistica. L’importante è sapere che anche una cena di pesce fa parte della memoria di una comunità di mare».
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