«Il “Caffè Meletti” è come un familiare per gli ascolani e l’interesse per la sua storia appassiona vecchie e nuove generazioni»: nella “Giornata Nazionale dei Locali Storici italiani” sono stati tanti i visitatori che, accompagnati dalla competente guida Lella Palumbi (è suo il commento), hanno colto l’occasione per rinsaldare il legame con quello che rappresenta un simbolo della città.
Il locale che troneggia in Piazza del Popolo di Ascoli dai primi del ‘900 ha aderito all’evento, in contemporanea con altri analoghi di tutta Italia, sabato 7 ottobre.
L’organizzazione, capeggiata da Anna Monini e Roberta D’Emidio (membri del cda per conto della Fondazione Carisap che ne detiene la proprietà), ha previsto due tour con tanto di aperitivo e light lunch per chi lo voleva.
La storia del Caffè Meletti non può prescindere dalla famiglia che gli ha dato nome e lustro, lanciando il marchio a livello mondiale con la produzione di liquori.
«Il tour – spiega la Palumbi – è diviso in due parti. La prima è negli ambienti dove l’azienda Silvio Meletti ha mosso i primi passi, la casa ed il primo negozio, per poi passare allo stabile che ora ospita il Caffè Meletti, acquistato nel 1903.
Non sempre è stato bello, Silvio Meletti ha affrontato problemi enormi, ma è andato avanti con un forte senso umano e della famiglia».
Cosa ha rappresentato tutto questo per Ascoli?
«Per capire il concetto – risponde Lella Palumbi – posso dire cosa è stato per Ascoli non avere il Caffè Meletti, dal 1990 al 1996 circa (nel 1998 la riapertura dopo l’acquisto e la ristrutturazione da parte della Fondazione Carisap).
Venire in Piazza del Popolo e vedere il locale chiuso faceva venire il magone, proprio come se mancasse un parente. Gli ascolani tengono a questo posto. Magari non ci vengono a prendere il caffè, ma vogliono seguirne le sorti, tenerlo sott’occhio, sapere che c’è».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati