di Giuseppe Di Marco
Mantenere ampi terreni drenanti per salvaguardare l’ambiente e la vivibilità di San Benedetto: è un nuovo appello, quello che Amilcare Caselli rivolge alla cittadinanza per fare in modo che gli ultimi “polmoni verdi” della Riviera non perdano le proprie caratteristiche.
«Con le attuali destinazioni, inutili e sbagliate, non solo perderemo la possibilità di ogni futuro progetto ecologico (forestazione urbana, zone verdi, parchi comunali, corridoi ecologici) – scrive il referente del Coordinamento “Fermiamo il Consumo di Suolo, Rigeneriamo la città” – ma saranno irrimediabilmente compromessi gli ultimi terreni utili all’assorbimento delle acque meteoriche, lo scambio gassoso, per l’immagazzinamento di anidride carbonica e delle polveri sottili».
Spiega l’ambientalista che «un suolo “libero” assorbe fino a 3750 tonnellate d’acqua per ettaro o 400 millimetri di piogge, e noi di San Benedetto – il cui territorio è tutto a rischio idrogeologico – ci accorgiamo ogni anno di più dell’importanza di queste cifre. Un ettaro di terreno trattiene 42 tonnellate di anidride carbonica all’anno, fino a 500 chili al giorno di CO2 e polveri sottili e contribuisce in modo sostanziale alla mitigazione delle isole di calore».
Le premesse per scendere in piazza ci sono tutte: «Ecco perché non sono “campi abbandonati” come qualcuno si ostina a dire – conclude Caselli – ma sono indispensabili alla nostra città che ha il record regionale di consumo di suolo – secondo Ispra il 38%, nda – di inquinamento da polveri sottili e la maggiore densità abitativa. Per una sensibilizzazione dei cittadini, con la partecipazione di altre associazioni ambientaliste e politiche, il 15 ottobre saremo in Viale Moretti con un gazebo di volantinaggio».
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