di Maria Nerina Galiè
Rischia di non avere fortuna chi, nel Piceno, in questo momento cerca una casa in affitto, che si tratti di famiglie, lavoratori o studenti universitari.
Poche abitazioni disponibili, soprattutto ad Ascoli e lungo la costa. Prezzi spesso insostenibili, con aumenti del 15, 20 % in meno di due anni, influenzati dall’inflazione che si sta facendo sentire forte e chiara ovunque, oltre che dalla contrazione dell’offerta, in una provincia dove solo da poco la ricostruzione post sisma si sta muovendo davvero.
E finiti i cantieri, ci sarà un vero ritorno alla normalità? Non è certo perché, nel frattempo, complici anche il Covid e la crisi economica, è cresciuta la diffidenza dei proprietari nei confronti degli inquilini, di pari passo con l’aumento degli episodi di morosità.
Una situazione complicata che può comportare una minore appetibilità di tutto il territorio, con zone penalizzate più di altre, per chi deve decidere di trasferirsi qui per motivi di lavoro o studio. Non dimentichiamo che Ascoli e San Benedetto sono sedi universitarie. Più facile ed a prezzi più accessibili trovare una casa in locazione nei comuni limitrofi ai due centri principali.
A fare un quadro, piuttosto lapidario tuttavia con motivi per guardare al futuro con fiducia, è il presidente dell’Uppi (Unione Piccoli Proprietari Immobiliari) delle province di Ascoli e Macerata, Roberto Bertolini, che intanto mostra una luce in fondo al tunnel: «Si prevede che nel 2024 tanti cantieri della ricostruzione saranno riconsegnati.
E questo comporterà la restituzione al mercato degli appartamenti presi in locazione dai terremotati».
«Subito dopo il sisma – continua il presidente Uppi – le famiglie che hanno dovuto lasciare la casa danneggiata, soprattutto nelle aree montane, hanno trovato una sistemazione. Molti proprio ad Ascoli e sulla costa. All’epoca c’era maggiore disponibilità di immobili ed anche a prezzi sostenibili.
E’ negli ultimi 12, 18 mesi che il canone di locazione ha registrato aumenti tra il 15 ed il 20%. Per l’inflazione, appunto, ma soprattutto perché la domanda non è in grado di essere soddisfatta dall’offerta».
Il dottor Bertolini non lo dice, ma è chiaro che i proprietari, subissati dalle richieste, puntano al maggior guadagno. Lungo la costa, molti preferiscono tenere l’appartamento libero per 9 mesi e locarlo ai turisti. Ad Ascoli centro sono esplosi i Bed & Breakfast: con il guadagno di un weekend si copre abbondantemente un mese di locazione.
Quindi, poche case e prezzi fuori controllo?
«No – afferma Bertolini – e grazie alla possibilità di sottoscrivere contratti di locazione a canone concordato, che ha di fatto calmierato i prezzi. A fronte del risparmio fiscale (pari al 10% con cedolare secca e alla riduzione del 25% dell’Imu) il locatore deve offrire l’immobile ad un prezzo che rientri nei parametri dello strumento. Ed in tantissimi hanno scelto questo iter.
In ragione di un nuovo accordo territoriale del 2019, tra le associazioni e i sindacati dell’inquilinato e della proprietà, sottoscritto dal Comune di Ascoli, è stata allargata la platea di contratti a canone concordato e portato a 27 i parametri per determinare il prezzo, che prima si basava quasi esclusivamente sui metri quadri e la posizione. Il canone ora risulta più calzante alla tipologia di appartamento, seppure deve rientrare nei criteri e non essere “libero”».
Dottor Bertolini, tra famiglie e studenti universitari, chi ha la meglio nel farsi concedere un appartamento in locazione?
«I proprietari manifestano pro e contro. Con gli studenti possono “guadagnare” di più, ma devono affrontare un continuo turnover. Poi, senza voler fare “di tutta l’erba una fascio”, gli studenti non sempre lasciano l’appartamento come lo hanno trovato. Non a caso si sono diversi contenziosi aperti su questo fronte che come Uppi stiamo curando. La famiglia ne ha più cura, tendenzialmente. Ma ci sono casi in cui gli affitti lunghi non rientrano nei piani dei proprietari».
Sul tema della morosità, il presidente Uppi conferma che negli ultimi tempi – e visti i tempi che corrono – sono aumentati gli episodi, acuendo una sorta di diffidenza dei proprietari nei confronti dei potenziali inquilini.
Anche in questo caso, però, Bertolini punta a vedere il bicchiere mezzo pieno piuttosto che il contrario: «C’è lo strumento della “morosità incolpevole”, se ne è parlato molto durante l’emergenza pandemica ma esiste da tempo.
Si parla di morosità incolpevole quando, per sopraggiunti motivi, di salute, perdita di lavoro o simili, oggettivamente dimostrabili, il locatario è nella condizione di non poter corrispondere il canone. A quel punto intervengono le istituzioni con appositi contributi».
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