di Luca Capponi
«Dedicato al silenzio di molti, troppi, che in Italia hanno tenuto nell’ombra questo film che parla d’amore, di guerra e di leggi razziali. Ma questo silenzio mi rafforza, ogni giorno di più. È la mia medaglia».
La storia del cinema insegna, purtroppo. Spesso all’estero ci arrivano prima di noi. A comprendere l’essenza ed il valore di un’opera, ad osservarla col giusto distacco e con la doverosa consapevolezza. E non occorre scomodare esempi altisonanti del passato, stavolta bastano le parole amare di Giuseppe Piccioni.
Il regista ascolano si riferisce ovviamente al suo ultimo “L’ombra del giorno”, film girato tra le cento torri ed uscito sul mercato nel febbraio del 2022 dopo una doppia anteprima nazionale tenutasi in città. Un’opera di livello interpretata da Riccardo Scamarcio (anche nelle vesti di produttore) e Benedetta Porcaroli, che narra una storia d’amore ambientata ai tempi del fascismo, nel 1938, poco prima che l’Italia entrasse in guerra al fianco della Germania.
Un’opera che, quasi sicuramente, meritava miglior fortuna, soprattutto in patria, dove oltre a tre nomination ai Nastri d’Argento (per gli attori Benedetta Porcaroli e Lino Musella e per la scenografa Isabella Angelini) ha racimolato ben poco.
Ecco perché la recensione appena pubblicata dal The Guardian, prestigioso quotidiano inglese, vale davvero più di una medaglia. Anzitutto perché l’esperto giornalista Peter Bradshaw gli assegna quattro stelle (su cinque), poi perché, nel dettaglio, si parla senza mezzi termini di una produzione «classica» e di un film «realizzato in maniera potente, con attori eccellenti che danno il loro meglio».
Bradshaw ricorda poi come «Giuseppe Piccioni è un regista italiano di cui ho ammirato “Luce dei miei occhi”, pellicola che partecipò al London Film Festival, 20 anni fa; ingiustamente, non è mai diventato un nome di moda ai festival, come Sorrentino o Guadagnino. Ora però ha realizzato una storia davvero coinvolgente, malinconica, un dramma romantico vecchio stile narrato con ardore…».
Menzione speciale anche per le ottime performance della Porcaroli e di Scamarcio e per il significato intrinseco che la location principale, il Caffè Meletti di Piazza del Popolo, assume nel corso della narrazione.
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