di Pier Paolo Flammini
Un incidente. Un imprevisto. E in molti si spingono a dire, a ipotizzare: un sottomarino. A 17 anni di distanza il “mistero” Rita Evelin “riemerge” dai bassifondi dell’Adriatico, lì dove, a 80 metri di profondità a circa 20 miglia al largo di Pedaso, giace il relitto affondato in circostanze mai chiarite il 26 ottobre 2006.
Si è tornati a discutere di quel che avvenne in occasione della presentazione del romanzo “Quel silenzio in fondo al mare” scritto da Antonella Roncarolo e presentato nella “Sala della Poesia” del Palazzo Bice Piacentini venerdì sera, 17 novembre, esattamente 17 anni dopo il giorno dei funerali di Francesco Annibali, uno dei tre marinai morti a seguito del naufragio (gli altri, Ounis Gasmi e Luigi Lucchetti).
E dopo le letture della poetessa Enrica Loggi e l’introduzione storica di Giuseppe Merlini, direttore dell’Archivio Storico Comunale, la discussione si è incentrata appunto sul “mistero”. Perché, a differenza di altre sciagure in mare, di cui purtroppo è ricca la storia della marineria sambenedettese e non solo, il Rita Evelin affondò con mare calmissimo, la cosiddetta “bunazz morta“, in assenza di vento, in una “notte dal cielo stellato”.
Tante le ipotesi che si sono succedute, tante, all’epoca, le proteste per i ritardi nel recupero dei corpi e dell’imbarcazione, poi lasciata in fondo al mare. Durante la serata sono intervenuti i giornalisti Gianni Lannes, Giuseppe Buscemi e lo scrivente Pier Paolo Flammini, oltre che il sommozzatore sambenedettese Otello Ratta.
Lannes, pugliese, giornalista di inchiesta che nel corso della sua carriera si è più volte interessato anche alle oscure vicende che hanno coinvolto pescherecci civili in Adriatico, ha ricordato che il suo interesse per il Rita Evelin si accentuò quando «l’allora ministro degli Esteri Massimo D’Alema inviò un messaggio di condoglianze per quanto avvenuto, cosa che non era accaduto per analoghi naufragi avvenuti negli ultimi mesi, e i primi a pubblicare quel messaggio furono i russi della Pravda, evento molto strano che mi insospettì». Lannes, a breve, ha annunciato che tornerà a interessarsi da vicino a quanto accaduto al Rita Evelin (qui un suo articolo “Ustica in Adriatico”)
Buscemi ha evidenziato come l’ipotesi del sottomarino possa essere stata già presa in considerazione in alcuni ambienti, ma mai dimostrata per assenza di prove. Così io stesso ho chiesto che si possa finalmente accedere agli archivi della Marina Militare per verificare se quel giorno ci fosse una esercitazione militare o se risulti dalle carte il passaggio di un sottomarino, italiano o straniero, anche commerciale.
Ratta ha parlato esplicitamente di sottomarino, come unica spiegazione plausibile a quanto accaduto. Ma si è spinto anche oltre: «Queste sono cose che ho dentro di me da tanti anni, e le misi per iscritto in una mia deposizione – ha aggiunto – ma occorre sapere che il pontone AD3 riuscì a tirar su, in emersione, il relitto del Rita Evelin, che poi però affondò nuovamente. Erano presenti diversi pescherecci che hanno potuto assistere a quanto sto dicendo, e ancora oggi nel pontone c’è del personale presente nel 2006. Fu una piccola Ustica in Adriatico». Dichiarazioni che andranno presto approfondite e verificate.
Tra gli intervenuti, anche il vicesindaco Tonino Capriotti, il quale ha affermato che l’Amministrazione Comunale seguirà quanto emerso e cercherà di collaborare per cercare di riaprire il “caso”, valutazione espressa anche da Pietro Colonnella, all’epoca dei fatti Sottosegretario del Governo nel Ministero degli Affari Regionali, il quale ha affermato che «si cercherà di riavviare i contatti opportuni».
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