di Federico Ameli
Il ricordo delle stragi di mafia per mantenere viva la memoria di donne e uomini che hanno sacrificato la propria vita per un futuro migliore e, al tempo stesso, sensibilizzare le nuove generazioni alla donazione del sangue.
L’importanza di donare sé stessi agli altri ha rappresentato il filo conduttore de “Dal sangue versato al sangue donato”, l’iniziativa promossa nella mattinata di oggi, martedì 28 novembre, dalla Polizia di Stato, dal Comune di Ascoli e dall’associazione “DonatoriNati”.
Per l’occasione, a partire dalle 8,30 del mattino, Piazza del Popolo ha ospitato alcuni tra i mezzi utilizzati dalla Polizia in caso di soccorso. È il caso della Lamborghini Huracan, la vettura più veloce in dotazione alla Stradale a cui è affidato il trasporto urgente di organi, sangue e plasma e che, da vera supercar, ogni giorno contribuisce a salvare vite.
In una mattinata dedicata al ricordo e alla condivisione, grande spazio è stato riservato ai giovani e agli studenti delle scuole della città, che alle 10 si sono dati appuntamento nella Sala della Ragione di Palazzo dei Capitani per prendere parte a un incontro di sensibilizzazione in compagnia di autentici esempi di legalità e solidarietà.
Dopo gli interventi introduttivi del sindaco di Ascoli Marco Fioravanti, del questore Giuseppe Simonelli, del vescovo Gianpiero Palmieri, del procuratore Umberto Monti e del presidente di DonatoriNati Claudio Saltari, uniti nell’evidenziare l’importanza del confronto su temi estremamente attuali, i ragazzi hanno avuto l’occasione di conoscere e ascoltare di persona le testimonianze di Calogero Germanà e Tina Montinaro.
Mentre in Piazza del Popolo cittadini e visitatori ammiravano da vicino i resti di una Fiat Croma blindata fatta esplodere da Cosa Nostra a Capaci, nella Sala della Ragione il dirigente in pensione della Polizia, scampato a sua volta a un attentato mafioso, e la moglie di Antonio, caposcorta del giudice Giovanni Falcone, dialogavano con i ragazzi a 31 anni di distanza da quel terribile 22 maggio 1992.
Particolarmente toccante il ricordo della signora Tina, che con straordinario coraggio ha ricordato il tragico destino di suo marito appena 30enne, della famiglia Falcone e degli altri membri della scorta, accomunati dalla ferma volontà di dare la propria vita agli altri per costruire un futuro migliore.
«Non ci avete fatto niente, non ci avete tolto il sorriso: lo avete solo consegnato alla storia – afferma, rivolgendosi idealmente a mandanti ed esecutori dell’attentato di fronte a una platea di giovani – Le mogli dei poliziotti non scappano non vanno via da quella città, sono le mogli dei mafiosi a dover scappare. Antonio non ha dato la vita solo per Giovanni Falcone, ma per tutta l’Italia».
Donare il sangue, dunque, per compiere un nobile gesto di solidarietà e rendere al tempo stesso omaggio a chi, il proprio sangue, lo ha versato per tutti noi.
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