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Torquati: «Per il porto di Ancona un mare di soldi, a San Benedetto solo briciole e rifiuti»

L'EX ASSESSORE alla Pesca commenta la ripartizione dei fondi regionali per le città portuali marchigiane: su 170 milioni ben 106 al capoluogo: «Così è impossibile organizzare una politica per la pesca. Abbiamo un molo nord che cade a pezzi, un'area urbanistica degradata e ci regalano una nuova cassa di colmata. Nonostante paghiamo 700 mila euro di canoni all'anno»
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Nazzareno Torquati e il porto di San Benedetto

 

di Pier Paolo Flammini

 

«Assistiamo a un fiume di denaro che si dirige verso il porto di Ancona, e le briciole invece destinati agli altri cinque porti marchigiani»: non le manda a dire, come nel suo stile, l’ex assessore alla Pesca di San Benedetto Nazzareno Torquati, in merito alla notizia dell’assegnazione dei fondi del Piano delle Infrastrutture della Regione Marche. Nel quale si prevedono stanziamenti complessivi di 170 milioni per i porti marchigiani di cui 106 destinati al porto anconetano.

 

«Così è impossibile per San Benedetto e per gli altri Comuni fare politiche portuali – aggiunge Torquati – Assistiamo a un finanziamento continuo del porto di Ancona pur in una situazione non semplice. E si tratta spesso di finanziamenti finalizzati non tanto alle attività portuali, ma alla viabilità per raggiungere il porto, che vanno avanti da 40 anni. Un porto, quello di Ancona, che sta assorbendo spese immense da decenni e dove vi è una promiscuità di attività che non aiutano il settore della pesca, e parlo della fieristica, della ristorazione, della diportistica, di eventi culturali. E Ancona è una città difficile, non semplice da raggiungere per conformazione naturale e urbana».

 

Riguardo San Benedetto, Torquati afferma: «Siamo i maggiori contribuenti regionali in canoni demaniali relativi al porto, con circa 700 mila euro annui pagati: una cifra che da sola ci consentirebbe, con un mutuo, di realizzare terzo e quarto braccio del porto. Invece abbiamo assistito a un taglio delle spese per il dragaggio passato da 2,5 a 1,5 milioni di euro, tanto che il lavoro non è stato eseguito come previsto inizialmente anche a causa dell’aumento dei costi».

 

«Serve un piano serio per il nostro porto – continua l’ex assessore – Abbiamo invece un braccio nord che cade a pezzi, col muro pericolante anche se da 30 anni di parla di rimetterlo in sicurezza. Per regalo, invece, le autorità regionali vogliono realizzare una nuova cassa di colmata, più grande della precedente, che non avrà nessun altra funzione se non di essere un deposito di rifiuti. Lo abbiamo già visto con la precedente, che da 13 anni giace lì, non calpestabile e non inertizzata».

 

Secondo Torquati, «occorre che la politica si faccia carico di queste necessità, riesca a intercettare più fondi che non siano destinati solo ad Ancona e intervenga sia sulla necessità di un terzo braccio, che consenta di avviare anche il traffico passeggeri e magari crocieristico, evitando che tutto si accumuli ad Ancona, e poi aiuti la diportistica con spazi che al momento stanno scoppiando per eccesso di richieste. C’è tutta l’area urbana a nord del porto che ha necessità di un intervento, perché attualmente è molto degradata: ma chi pensa a tutto questo? Per i nostri politici è più facile occuparsi di una festa in piazza o del passaggio delle Frecce Tricolori».


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