di Maria Nerina Galiè
La protesta di medici, ma anche degli infermieri, contro la manovra finanziaria si è fatta sentire anche negli ospedali del Piceno.
«E’ ancora presto per conoscerei numeri esatti – dichiara il direttore del Presidio Unico ospedaliero di Ast Ascoli, Giancarlo Viviani – ma posso dire che non si era mai vista un’adesione così alta».
I dati a livello nazionale parlano dell’85% del personale sanitario che dalla mezzanotte alle ore 24 di oggi, 5 dicembre, ha scelto di incrociare le braccia. E sia al “Mazzoni” di Ascoli che al “Madonna del Soccorso” di San Benedetto, la percentuale non dovrebbe discostarsi di molto.
Tantissimi gli utenti che, soprattutto nella mattinata, si sono presentati alle accettazioni per le visite o gli esami programmati, e che sono stati rimandati a casa.
Come per Ortopedia, Nefrologia, Otorinolaringoiatria. Chiusi i Punti prelievo. Rinviati all’ultimo anche interventi chirurgici, sempre programmati.
Diverso il discorso per le emergenze.
«Ovviamente – sottolinea il dottor Viviani – quelle sono state garantite, con il contingente minimo previsto dalla legge. Come accade nei giorni festivi. Pronto Soccorso, blocchi operatori, Anestesia e Rianimazione, come pure tutti i reparti che possono essere chiamati ad intervenire per prestazioni in urgenza, quindi non rinviabili».
Condivisibili o meno le motivazioni che hanno – quasi – congelato le attività ospedaliere del Piceno, inalienabile il diritto di sciopero, giustificabile il “creare disservizio” per rendere efficace la protesta, resta il fatto che le già lunghe liste di attesa sono destinate ad appesantirsi ulteriormente.
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