di Maria Nerina Galiè
Mentre all’interno dell’auditorium “Neroni” di Ascoli, ieri 15 dicembre, i vertici della Sanità picena presentavano la nuova Azienda Sanitaria Territoriale, all’esterno sventolavano le bandiere della protesta.
Tutte le sigle sindacali hanno infatti organizzato, in contemporanea all’incontro pubblico, una manifestazione per rimarcare «che ancora la provincia di Ascoli è la “Cenerentola” delle Marche in fatto di ripartizione dei fondi per il personale», ha detto Giorgio Cipollini (Cisl funzione pubblica).
Lo spunto per rinnovare le richieste, di considerare il reale fabbisogno di operatori, è stato il mancato rinnovo di 50 contratti a termine, «di cui 33 oss e altri professionisti tra cui tecnici e amministrativi – denuncia Mauro Giuliani (Usb) – e la decisione ovviamente è inaccettabile perché già i carichi di lavoro all interno dell’azienda sono insostenibili».
Dei 200 operatori sanitari assunti a tempo determinato in tempo di Covid, alcuni avevano i requisiti per la stabilizzazione. Hanno infatti partecipato al bando emanato dall’Ast Ascoli e parte di loro diventerà stabile. Ma anche questo non torna ai sindacalisti.
Giuliani e Maurizio Pelosi (Nursind): «Purtroppo non ci hanno dato modo di sapere come sia stato scelto il personale da stabilizzare e quello da mandare a casa. Lo scorso 7 dicembre, in riunione con la direzione, abbiamo chiesto i criteri per la graduatoria, ma non ce l’hanno fornita dicendo: “altrimenti conoscereste i nomi”.
Di fatto, stanno mandando via personale con 38 mesi di lavoro e altri che hanno meno anzianità rimangono dentro».
Ancora Giuliani: «Noi chiediamo la proroga di tutti ed anzi anche l’assunzione di ulteriori professionisti, anche attraverso la mobilità, perché ci sono carenze incredibili. Abbiamo reparti che lavorano senza oss di notte».
«Noi, come sindacato infermieri – sottolinea Pelosi – siamo preoccupati perché lavoriamo insieme con gli oss. Mi arrivano continuamente segnalazioni sul fatto che l’oss è sostituito dall’infermiere, che subisce pertanto un “demansionamento”.
Ci chiediamo: cosa accadrà dal primo gennaio quando ci saranno 33 oss in meno? Poi ancora, dopo gli oss saranno tagliati anche gli infermieri?»
«La nostra protesta deriva da anni e anni di sottofinanziamento, in questo territorio – interviene Roberto Fioravanti (Cgil funzione pubblica) – quindi siamo qui oggi a protestare il taglio di ulteriori 50 professionisti con ruoli di assistenza e front office.
La situazione è chiara nella riforma sanitaria delle Marche: in tutte le altre Ast sono stati incrementati i fondi per il personale, mentre nel Piceno sono state tagliate risorse per un milione e 800.000 euro.
Se le istituzioni pensano che tagliando il personale si qualifica un’azienda sanitaria pubblica sbagliano, perché questa per funzionare bene ha bisogno di organizzazione e personale. E qui mancano entrambi».
«Siamo fortemente preoccupati perché 50 famiglie ascolane, molte monoreddito, non avranno più questo sostentamento. Il secondo aspetto molto importante – aggiunge Giorgio Cipollini – è che l’Ast subirà l’ennesima riduzione con le conseguenze che si possono immaginare.
Già la Sanità di Ascoli è sottodimensionata e il privato si espande sempre di più, tanto da insistere per oltre il 50% del territorio.
Sicuramente qui la sanità privata sarà avvantaggiata rispetto a quella pubblica a discapito delle classi meno abbienti.
Noi siamo consapevoli che la direzione avrà intrapreso questa iniziativa dopo una lunga riflessione, però il motivo di fondo sicuramente è il sottodimensionamento dei finanziamenti di questo territorio.
Lo slogan delle campagne elettorali recitava: “Ascoli mai più Cenerentola delle Marche”.Oggi è ancora peggio.
Non ci possiamo permettere che continuino a scipparci risorse a vantaggio di altre zone della regione e credo che la cittadinanza ascolana debba prendere atto di ciò e mobilitarsi tutta affinché ci sia, da parte della classe politica del territorio, una presa di coscienza e sinergicamente vada in Regione per chiedere ai massimi responsabili di adottare una ripartizione più equa delle risorse».
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