di Pietro Frenquellucci
I problemi, le difficoltà, la mancanza di infrastrutture creano problemi, ma non devono essere un alibi per chi vuole fare impresa. Anzi, ci si deve attrezzare per riuscire nei propri intenti, per raggiungere i propri obiettivi nonostante tutto. Parola di Battista Faraotti, imprenditore ascolano nato ad Acquasanta Terme, fondatore e titolare di Fainplast, azienda leader a livello mondiale nel settore delle materie plastiche.
«I problemi – dice Faraotti, disegnando un approccio positivo e costruttivo ai nodi del fare impresa – non devono essere la scusante per non fare. Certo la mancanza dell’aeroporto e della ferrovia si sente, ma ciò non deve impedirci di lavorare. Ci si attrezza di conseguenza. Sia chiaro, è giusto denunciare le carenze esistenti, ma non devono essere un freno all’attività dell’azienda. Per dirla in un altro modo, non ci aspettiamo che qualcuno accorci per noi i tempi, caso mai siamo noi a dover partire in anticipo». Questa convinzione nasce da lontano, potremo dire che è insita nel Dna familiare di Faraotti. E’ lo stesso imprenditore a ricordarlo: «Mio padre mi diceva sempre ‘Se puoi fare una cosa, falla’ e io sono sicuro che sia così. Io mi sono ispirato a questo principio».
Poi Faraotti aggiunge: «Certo se Fainplast fosse in Germania o negli Stati Uniti sarebbe diverso, il problema vero è l’Italia. Noi siamo già Sud, nel nostro Paese non si fanno più le materie prime con le naturali conseguenze sui costi di trasporto. A un’azienda del nord le materie prime costano in media il 5% in meno che a noi. Se a questo aggiungiamo, ad esempio, i costi dell’energia che per Fainplast si aggirano intorno ai 350.000 euro al mese, di cui il 70% sono solo oneri diversi, allora ci si rende conto di quanto sia difficile essere competitivi. Eppure l’azienda esporta il 55% della produzione in 70/80 Paesi europei ed extraeuropei con tutto quello che significa trasferirli via camion o via container».
Tassello dopo tassello, si completa il puzzle del profilo dell’imprenditore secondo Faraotti. Una costruzione fatta con chiarezza, estrema semplicità, linearità e coerenza con il proprio percorso di vita e professionale. «Imprenditori si nasce – sottolinea pacato il fondatore di Fainplast -. I miei insegnanti dell’Iti di Ascoli raccontano che io mi sentivo imprenditore già a 17 anni. Come dire, è una qualità data dal Padreterno che altro non è se non la capacità di visione. Di prevenire quello che può succedere tra 5 o 6 anni». Ma non solo, e Faraotti aggiunge: «Bisogna avere la bravura di cogliere le opportunità che capitano nella vita. Se tanti anni fa non avessi lasciato Ascoli per andare a trovare nuovi spazi imprenditoriali ad Assisi, in Umbria, forse non sarei qui ora. Bisogna cercarsele le cose, non aspettare che qualcuno te le insegni».
Per evitare di essere frainteso, Faraotti aggiunge: «Sia chiaro, in passato in azienda facevo tutto io. Ora non più, faccio ciò che so fare e delego il resto a chi è capace e in Fainplast oggi ci sono anche i miei due figli. Purtroppo, invece, uno dei maggiori difetti degli imprenditori locali è quello di pensare di saper fare tutto, e ovviamente non può essere così. Ritengo il fattore umano decisivo e per 25 anni è stato così in azienda. Ho investito nelle persone e poi molto sui prodotti innovativi e il binomio ha dato i suoi frutti. E’ decisivo seguire il mercato, se facessi gli stessi prodotti del 2005 non starei qui e bene come ora. E oggi il cliente che si rivolge a noi trova soddisfazione all’80% del suo fabbisogno».
La sintesi finale di Faraotti lascia poco spazio a libere interpretazioni: «L’imprenditore? Deve avere una visione e si deve assumere i rischi di impresa».
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