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Una vita nella Sanità picena, ma è arrivata l’ora della pensione per Cesare Milani, ex direttore e attuale dirigente amministrativo 

ASCOLI - Il 28 dicembre ultimo giorno di lavoro e 67esimo compleanno. Il dg di Area Vasta 5 ricorda i giorni bui del Covid, che ha vissuto in prima linea, ma anche tutta la sua lunga carriera. E lascia con un appello: «Deleterio il campanilismo tra Ascoli e San Benedetto», una riflessione: «Con le attuali risorse l'ospedale unico sarebbe stato meglio» ed una opinione: «Il personale sanitario, dopo la pandemia, meritava più attenzione»
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Cesare Milani alla festa per il pensionamento che gli hanno organizzato colleghi e personale sanitario di Ast Ascoli

 

di Maria Nerina Galiè

Una vita nella Sanità Picena, 3 dei quali – i peggiori – come direttore generale: si tratta di Cesare Milani, 67enne proprio oggi, 28 dicembre, che è anche il suo ultimo giorno di lavoro in quella che da un anno si chiama Azienda Territoriale Sanitaria Ascoli.

E’ arrivata l’ora della pensione per il dirigente amministrativo, con incarico attuale al Provveditorato, esattamente dove ha iniziato, toccando poi quasi tutti i settori.

 

E se na va con dei ricordi bellissimi ma anche di momenti difficili, festeggiato e salutato dal personale ospedaliero e amministrativo appena prima di Natale.

 

Milani con la dg di Ast Ascoli Nicoletta Natalini

Lascia l’Ast Ascoli, Milani, con un appello: «Deleterio il campanilismo tra Ascoli e San Benedetto».

Una riflessione: «Con le attuali risorse l’ospedale unico sarebbe stato meglio».

Una opinione: «Sono giuste le rivendicazioni del personale sanitario, al quale era stato promesso molto durante la pandemia e disatteso subito dopo. Meritavano più attenzione e non l’hanno avuta.

Nulla avremmo potuto senza la dedizione e l’impegno, a dispetto di paura e pericoli, di queste persone che hanno dato l’anima, con turni di lavoro massacranti, senza ferie e con orari disumani. Solo a ripensarci, adesso, sembra assurdo».

 

Il Covid ha investito in pieno l’allora Area Vasta 5 nella seconda ondata.

«E’ stato un “bene” se così si può dire – ricorda Milani – che qui il virus abbia colpito in ritardo, dandoci modo di prepararci più di altri. Anzi, nella prima ondata, abbiamo aiutato le altre province delle Marche.

Il Piceno ha tenuto botta, rispetto ad altre realtà nazionali e marchigiane, facendo registrare un minor numero di vittime, tra i cittadini e tra gli operatori sanitari.

Devo dire grazie, per questo, al personale sanitario, soprattutto medico che mi ha affiancato  a prendere decisioni, per sbagliare il meno possibile».

 

Ciò non vuol dire che anche qui di problemi non ce ne siano stati, continua Milani: «Dalla paura che mancassero i presidi di sicurezza – ricordo quando mandavo a prendere 100 mascherine a Pesaro, perché le avevamo finite, o 50 a Macerata – a quello che senza mezzi termini posso definire “momento di panico” all’ordine di convertire l’ospedale di San Benedetto a centro Covid. Lo abbiamo fatto in una settimana.

Poi abbiamo allestito in poco tempo anche la Pneumo Covid».

 

In prima linea e h 24 c’era il direttore generale, impaurito e impreparato come tutti di fronte ad un nemico sconosciuto che falciava vittime dappertutto.

L’urto della seconda ondata, in autunno 2020, è stato tremendo. Milani: «Ricordo una sera, di novembre, era tardi, e dalla mia finestra vedevo l’ingresso del Pronto Soccorso di Ascoli, dove c’erano 7, 8 ambulanze in attesa, con dentro pazienti positivi. 

Mi sono attaccato al telefono con tutti gli ospedali per collocarli. Sono stati momenti angoscianti, fino a che non si è travata una soluzione. Ero attanagliato dalla paura di ritrovarmi come a Bergamo: “Come facciamo se continua così?” mi sono chiesto».

 

Poi per fortuna, di sicuro grazie al vaccino, si è iniziata a vedere la luce in fondo al tunnel.

Passata la pandemia tanti nodi sono tornati al pettine, ma nel frattempo il direttore generale Cesare Milani ha lasciato il suo incarico di direttore, a fine 2021. Come l’ha presa?

«Bene, innanzitutto ero molto stanco. Poi, ho lasciato consapevole e grato per aver avuto un ruolo così importante, che ho portato avanti sia quando il Regione c’era il centro sinistra, sia con il  centro destra.

Già a fine dicembre 2021 mi sono subito rimesso al mio posto, prima alla Direzione amministrativa ospedaliera, poi da agosto 2022 al Provveditorato».

 

Milani e, in primo piano, la direttrice sanitaria di Ast Ascoli Maria Bernadette Di Sciascio

Torniamo all’appello di Milani, da ex direttore generale: «Basta il campanilismo tra Ascoli e San Benedetto, tornato prepotentemente alla carica dopo la pandemia.

Ho provato sulla mia pelle, prima del Covid, le difficoltà legate a questo problema e di certo, le continue diatribe tra le due realtà territoriali, unite prima sotto il nome di Area Vasta 5 ed ora Ast, 200.000 abitati con due ospedali distanti non più di 20 minuti l’uno dall’altro, non aiuta chi è chiamato alla guida e quindi a dare risposte concrete alla popolazione su salute e servizi.

La dg Nicoletta Natalini è senza dubbio una professionista dalle grandi capacità. E la Sanità pubblica è qualcosa che va conservato bene».

 

Dopo il monito anche una riflessione da parte di Milani che ha vissuto varie amministrazioni regionali e diverse fasi organizzative, economiche gestionali del complesso apparato che eroga salute: «Sarebbe stato meglio portare avanti il progetto dell’ospedale unico per la provincia.

Non nego che avere due strutture, in pandemia, ci ha aiutati.

Ma per le attuali condizioni, un  unico contenitore avrebbe evitato la dispersione di risorse economiche ed umane, permettendo nello stesso tempo di potenziare i servizi».

 

LA CARRIERA – Cesare Milani è di Montefalcone Appennino, nel Fermano, dove è stato anche sindaco. Ed è da lì che nel 1987 è entrato nell’amministrazione sanitaria, la ex Asl 23, quando Ascoli e Fermo erano un’unica provincia.

«Ho iniziato ad Amandola al Personale e ci sono rimasto fino al ’95, quando dovevo passare al  Bilancio, ad Ascoli, ma ero già  sindaco ed ho chiesto la mobilità verso altro ente: sono stato infatti 4 anni e mezzo all’Inps di Fermo.

A fine ’99 ho vinto il concorso da dirigente della Sanità picena, entrando nel 2000 al Provveditorato, dove appunto ho chiuso ora la carriera. Nel frattempo ho lavorato all’Urp, al Territorio ed al Personale. Con la nascita dell’Area Vasta 5, nel 2013, sono approdato alla direzione amministrativa ospedaliera, occupandomi anche, ad interim, del Bilancio».

 

Questo fino a settembre del 2018 quando Cesare Milani è stato chiamato al dirigere l’Area Vasta 5

Progetti per futuro? C’è nell’aria l’idea di tornare in politica?

«Non ho idea di cosa mi aspetti in pensione. Adesso per me è solo tempo di riordinare le idee. Poi si vedrà».

 

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