di Pier Paolo Flammini
Il 2024 non ha portato pace nella Sanità picena e sambenedettese in particolare, anzi: si comincia esattamente, se non peggio, come si era terminato il 2023. Se lo scorso 19 dicembre all’Auditorium, alla presenza della direttrice Ast Nicoletta Natalini, era stata una vera e propria bagarre (clicca qui), le dimissioni da primario di Ortopedia di Remo Di Matteo (clicca qui) e la situazione degli infermieri precari hanno subito creato molta polemica.
Quest’oggi, infatti, i sindacati Usb e Nursind hanno protestato davanti all’ospedale di San Benedetto a causa della mancanza di risposte fornite dalla direttrice dell’Ast Ascoli Piceno ai lavoratori, a cui è seguito un tentativo di conciliazione del Prefetto di Ascoli. Protesta che si era svolta per altro pochi giorni fa anche ad Ascoli (clicca qui e qui).
I lavoratori, appoggiati con la presenza di alcuni esponenti politici locali (la consigliera comunale Aurora Bottiglieri di Pd-Art.1-Nos, Paolo Canducci dei Verdi, Loredana Emili di Art. 1, esponenti di Rifondazione Comunista), lamentano la mancata proroga di 20 contratti per infermieri, la qual cosa comporta un inasprimento delle mansioni di lavoro e difficoltà a garantire servizi adeguati: «L’azienda respinge la proroga dei contratti precari in scadenza, la stabilizzazione legata all’emergenza Covid, il riconoscimento di produttività per il 2022 e 2024, il pagamento tempo divisa dal 2018 a oggi, i buoni pasto, la mobilità extra-Ast, la concessione di ferie arretrate che al momento ammontano a 45 mila giorni non concessi, il pagamento dei festivi infrasettimanali».
Turni di lavoro che a volte arrivano anche a 12-13 ore e che, giocoforza, rischiano di incidere nella qualità della cura dei pazienti. Critiche fortissime da sindacalisti e infermieri alla direttrice Ast Natalini, rea di non ascoltare le loro richieste e di non aprire a nessun tipo di confronto.
E LA POLITICA – Se esponenti del centrosinistra erano con i manifestanti all’ospedale, Luciana Barlocci e Giorgio De Vecchis, eletti in maggioranza ma passati poi all’opposizione, contestano duramente invece la linea di Spazzafumo. Anche se le dimissioni del dottor Di Matteo non hanno «motivazioni conosciute», i due esponenti segnalano il rischio di un «effetto a valanga con perdita di ulteriori professionalità».
Barlocci e De Vecchis riconoscono come «il declino viene da lontano ed è iniziato oltre 20 anni fa, ma è altrettanto vero che negli ultimi 3 anni non ci sono state neppur minime inversioni» e individuano nella “coppia di fatto” Spazzafumo-Assenti l’origine dell’attuale inerzia. Sindaco civico e consigliere regionale di Fratelli d’Italia hanno «un feeling che viene da lontano: Assenti, con in mano la delega dell’allora Coordinatore Regionale di Fratelli d’Italia, offrì all’allora candidato Sindaco Spazzafumo l’appoggio elettorale. Cosa che lusingò particolarmente Spazzafumo, ma ovviamente fu sdegnosamente rinviata al mittente dal direttivo che allora lo appoggiava».
Per i due consiglieri «Assenti è più interessato ai piani di fattibilità di edilizia sanitaria che alla reale situazione dell’offerta ospedaliera e poco competente di sanità mentre Spazzafumo è statro intortato dalle promesse di un nuovo ospedale in centro città non ben qualificato e non finanziato e soprattutto intortato da “improbabili” promesse di cambi di maggioranza in Comune».
«Eppure Spazzafumo era stato ben messo a conoscenza del gap provocato da un ventennio di declino, conosceva le sottrazioni indebite di posti letto ed i numeri degli evidenti squilibri (Marche nord/Marche sud – Ascoli/San Benedetto) messi in evidenza dalla mozione votata all’unanimità dal Consiglio Comunale. Non appena pubblicata la bozza del nuovo Piano Sanitario Regionale, come minoranza, abbiamo detto in ogni occasione che bisognava coinvolgere i Sindaci della ex Zona 12 per presentare delle osservazioni sostanziali alla bozza di Piano Sanitario Regionale corredate da tutti i dati che dimostravano le ingiustificate vessazioni subite da questo bacino d’utenza rispetto alle dotazioni di servizi garantite dalla legge e garantite in altri territori delle Marche» scrivono.
«Il Sindaco nella riunione da lui voluta il 12 aprile con alcuni esponenti di minoranza si dichiarò d’accordo su tale impostazione ma poi abbiamo sperimentato in più occasioni che la parola del Sindaco vale come un fico secco. Evidentemente il Sindaco ha trovato maggiormente funzionale un possibile appoggio politico finalizzato al mantenimento del suo stato di Sindaco rispetto alla tutela dei già vilipesi diritti dei cittadini». terminano De Vecchis e Barlocci.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati