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Fabio Troiano è “Il dio bambino”: «Vi racconto il mio Gaber»

ASCOLI - L'attore piemontese sarà sul palco del Teatro Ventidio Basso domenica alle 21, diretto da Giorgio Gallione. Protagonista, il testo scritto nel 1993 dal grande cantautore in coppia con Sandro Luporini, una riflessione a tratti amara sull'uomo e sulla contemporaneità in decadenza: «Si tratta di un monologo pieno di momenti comici, ma è come se in scena ci fossero cinque o sei personaggi»
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«Con il testo di Gaber e Luporini è stato un colpo di fulmine. Il produttore ce ne aveva sottoposti diversi, ma sono andato dritto su quello ed è stata la cosa giusta da fare. Si tratta di un monologo pieno di momenti comici, ma è come se in scena ci fossero cinque o sei personaggi».

Fabio Troiano

 

Reduce da Cuneo, dove ha registrato il sold out al Teatro Toselli, Fabio Troiano è pronto per portare “Il dio bambino” sul palco del Teatro Ventidio Basso, diretto da Giorgio Gallione. L’appuntamento è per domenica 28 gennaio alle 21.

 

«A livello di scrittura si tratta di un testo comico che fa ridere in quel modo intellettual-scanzonato caratteristico di Gaber. Ci si diverte, dunque, tra risate amare ed altre più di “narrazione”», ribadisce Troiano.

 

Nato nel 1974 a Carmagnola, in Piemonte, diplomato alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Torino diretta da Luca Ronconi, il suo volto e la sua voce sono noti ormai da ormai da 25 anni al grande pubblico di cinema, teatro e tv, tra cui si è equamente diviso durante la carriera. L’ultima volta al Ventidio, nel 2019, fu protagonista de “La camera azzurra”, potente testo di Georges Simenon. La prima cinematografica tra le cento torri, invece, fu nel 2006, quando presentò “Il giorno + bello”, opera prima del regista Massimo Cappelli, ascolano, con cui ha poi girato altri due film, “Non c’è 2 senza te” (2015) e “Prima di lunedì” (2016), avviando un sodalizio artistico poi divenuto amicizia.

Durante una recita de “Il dio bambino” (foto Likeabee)

 

Un locale abbandonato, bottiglie vuote e fiori a terra, come dopo una festa andata male; è questa l’ambentazione che all’epoca, siamo nel 1993, venne scelta per “Il dio bambino”, quale potente metafora della storia d’amore tra uomo e donna al centro della narrazione. Spietata, corrosiva e mai tenera nei confronti del protagonista. Attuale, soprattutto, a oltre 30 anni di distanza.

 

«Il ricordo che ho di Gaber è legato alle canzoni che tutti conoscono, da “Lo shampoo” a “Destra-Sinistra” – va avanti l’attore -. Col teatro avevo avuto poco a che fare e devo ammettere che questo spettacolo mi ha consentito di indagare di più il suo mondo , e molto di ciò che è venuto fuori non me l’aspettavo. Mi riferisco, in particolare, al modo di raccontare una storia mettendola in scena. Non penso solo a “Il dio bambino”, ma anche a spettacoli più conosciuti come, ad esempio, “Il signor G”».

 

«Anche per questo motivo mi piacerebbe che chi non lo conosce ancora scoprisse questo testo – conclude Troiano -. A volte un attore in scena da solo può generare scetticismo da parte del pubblico, ma mai come in questo caso siamo davanti ad un’opera che non ha nulla del classico monologo e dove i personaggi sembrano moltiplicarsi. A dirigere il tutto c’è il tocco di Gallione, un maestro, una garanzia i cui spettacoli diretti in carriera parlano per lui».

 

“Il dio bambino”, Fabio Troiano porta in scena Gaber


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